Regia: Joel Anderson
Sceneggiatura: Joel Anderson
Ormai abbiamo raggiunto il livello di
saturazione, e al solo nominare l’infausto termine “mockumentary” c’è il
rischio di annoiare la gente. Tutti sembrano capaci di mockumentare tutto,
l’idea brillante dietro al sottogenere si è persa chissà dove, e quanto rimane
è ahimè una sequenza di pellicole che gridano disperatamente, come se proprio
non avessero altro da offrire, “è tutto vero, credetemi cazzo!” Anche questi
semisconosciuta opera australiana rimasta nascosta fino a poco tempo fa, e
scoperta grazie a questo giovine qui, è tratta da fatti realmente accaduti, ma
perlomeno cerca di differenziarsi dalla compagnia traballante poggiandosi su
un’idea così semplice che pare impossibile nessuno ci abbia mai pensato prima,
o quasi. Perché Lake Mungo è sì un mockumentary, ma nel vero senso della
parola: un documentario fasullo, costruito su una serie di finte interviste ai
protagonisti e finti filmati di repertorio, e non su un più comune collage di
found footage.
Si entra quindi lentamente, molto
lentamente nel cuore della pellicola e della vicenda raccontata: il fulcro
orrorifico legato alla povera Alice, scomparsa improvvisamente mentre era in
gita con la famiglia, fuoriesce per mezzo delle pacate parole dei genitori e
del fratello, persone che hanno vissuto con la sofferenza di tale perdita ma
che hanno accettato il dolore e riescono a guardare avanti. C’è molto realismo
nella costruzione dialogica, le domande poste e soprattutto le risposte sono
credibili e intense, così come le recitazioni, tanto che, quando la storia
inizia a prendere una piega soprannaturale, basta anche solo che il padre
racconti di aver visto il fantasma della figlia per creare una notevole cappa
d’inquietudine.
Al resto, naturalmente, pensano le
immagini, in questo caso registrazioni casalinghe dei fenomeni ectoplasmatici
che si sono venuti a creare dopo la morte della ragazza, filmati ben assemblati
soprattutto pensando alla progressione narrativa della pellicola, capace, in
punto preciso, di dare ancora maggior realismo agli eventi raccontati. Gli espedienti-tipo
sono usati tutti, dal primo all’ultimo (fotografie maledette, apparizioni
improvvise, il solito tran tran insomma), ma acquistano nuova forma grazie
all’ingegno di Joel Anderson, che li sfrutta con intelligenza per preparare al
vero orrore in cui si incanalerà il film nella sua ultima parte. Una sequenza,
questa, davvero terribile e angosciante, che arriva al momento giusto per dare
chiarezza a una trama ben orchestrata e dagli spunti interessanti, a loro modo
anche originali.
Lake Mungo resta però, prima di tutto,
un’opera molto elegante, scritta e diretta con un’attenzione che mockumentary e
horror vari spesso dimenticano per puntare tutto sul blando effetto sorpresa e
su una plasticosa resa estetica. Il crescendo coordinato da Anderson non è
infatti mai fine a se stesso, e la lunga conclusione stupisce proprio per l’esplosione
della malinconica drammaticità che permea l’intera vicenda, una sequenza quasi
toccante che pone la parola fine con una raffinatezza invidiabile.
da quello che scrivi nonostante i mockumentary hanno un po' scassato...è assolutamente da vedere!
RispondiEliminaInfatti. Pur apprezzando parecchio il sottogenere, ormai anch'io non ne posso più dei mockumentary, ma qua e là ogni tanto spuntano fuori prodotti davvero, davvero validi, come questo. :)
EliminaMi inchino al grande Corà. Grazie mille della segnalazione!
RispondiEliminaFelicissimo che ti sia piaciuto. Io sono rimasto esterrefatto dalla passione utilizzata nel realizzare questo piccolo gioiellino.
E il coraggio di tentare ancora nel mocku che non è da sottovalutare!
Ma grazie a te, che sennò mica avrei scoperto sto film! "Passione" è proprio un termine azzeccato, per descrivere Lake Mungo... :)
Eliminamolto bello questo documentario-film. Colpisce non poco, anzi... terrorizzante. Spiegato tutto per filo e per segno come Giacobbo insegna, un documentario in cui tutto sembra essere reale riesce ad essere vero horror!
RispondiEliminaTerrorizzante, vero. Ci sono un paio di scene davvero inquietanti, soprattutto dopo quel fatto a metà film, quando capisci che tutto quello che diranno dopo è VERO...
EliminaIn generale i mockumentary non fanno presa su di me, non ne vedo uno dal belga Vampires. Ma visto che ne parlate tutti così bene, lo recupero
RispondiEliminaNon conoscevo Vampires, ma leggiucchiando qua e là pare interessante...:)
EliminaLeggo solo ora... Lake Mungo lo vidi tempo fa, e mi aveva messo una certa malinconia questo film, per quella tristezza e maturità con cui affrontava il tema della perdita. Sì ok, a + di sei mesi di distanza dall'articolo frega a pochi quello che scrivo, ma ho sentito necessità di farlo.
RispondiEliminaVabbè.
E ti ringrazio, un film come Lake Mungo, così piccolo ma così bello, merita di ricevere più attenzione possibile, sempre e comunque :-)
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