Regia: Henry Saine
Sceneggiatura: Devin McGinn
La parodia lovecraftiana è tra le materie
preferite di chi bazzica nel maelstrom horror, provate solo a googlare Cthulhu
per vedere quante immagini buffe e deliranti compaiono per prendersi gioco
della divinità per eccellenza, ormai mascotte del genere tutto. The Last
Lovecraft: Relic of Cthulhu, prodotto indie e realizzato con budget
inesistente, attinge a piene mani proprio da questa visione caricaturale della
mitologia cosmica dei Grandi Antichi: protagonisti un trio di nerd che al
solitario di Providence hanno sacrificato la loro intera esistenza, alle prese
con la solita resurrezione del dormiente di R’Lyeh a opera del solito team di
uomini incappucciati.
Chiaro che, date le premesse, non è di
certo la trama il punto di forza della pellicola di Henry Saine, bensì il
carattere citazionistico dell’universo lovecraftiano, trattato sicuramente con
superficialità ma con una divertente verve ironica che da sola tiene in piedi
questi ottanta minuti scarsi. Con un tale titoli e simili riferimenti è
sinceramente difficile accettare la sbrigatività nel mettere insieme orrori
cosmici e discendenze aliene, cosa per cui ho storto parecchio il naso anch’io,
ma tutto sommato questa scelta di comodo non infastidisce perché la pellicola
mira ad altro, ed è questo altro che va valutato.
La sceneggiatura di McGinn scherza sulla
natura acquatica delle entità aliene, dando vita a irresistibili siparietti (da
lacrime agli occhi le esperienze vissute da Capitan Olaf), riassume complesse
mitologie per mezzo di fumetti e vignette ridicole, e in generale si burla di
qualsiasi serietà vestendo persino il boss finale con una t-shirt colorata. Ma
se l’umorismo legato agli scritti lovecraftiani brilla per inventiva e
scaltrezza, è il resto a perdere ben più di un proverbiale colpo: lasciata
buona parte delle gag riuscite allo Zack Galifianakis dei poveri, il comunque
bravo Edward Flores, della pellicola rimane poco altro perché viene a mancare
quell’efficacia umoristica necessaria a sorreggere quella che è principalmente
una commedia. The Last Lovecraft appare quindi spesso sfocato, addirittura
noioso, dispersivo in parentesi dialogiche di poco conto che bisogna sorbirsi pazientemente
nell’attesa di un nuovo sketch, e questo perché è prima di tutto la trama a non
avere alcun carisma, troppo marginale, troppo raffazzonata, troppo in secondo
piano. Senza un nocciolo a tenere in piedi il progetto, quindi, tutto si sfalda
inevitabilmente.
È un gran peccato, perché il cast mostra
attori davvero ispirati e in forma, su tutti lo sceneggiatore McGinn che
interpreta anche la spalla comica del protagonista, e, sebbene ci si debba
inginocchiare a una regia televisiva, The Last Lovecraft, se solo si fosse
curato con più attenzione la trama, avrebbe potuto aspirare a molto, molto di
più.
Inguardabile. Ci avevo provato da vero fan di cutulu, ma dio e madonna che palle di film. Non riusciva a prendermi la componente cultista, non mi faceva ridere la parte che avrebbe dovuto essere comica.
RispondiEliminaPeccato, ma a quanto pare Lovecraft è duro da portare sullo schermo, che ci si scherzi o meno.
Sì, complessivamente è bruttino, ma ti dirò, a me certe parti comiche legate ai miti sono sembrate riuscite, ispirate. E' tutto il resto che funziona gran poco...
EliminaAnche io l'ho mollato dopo 20 minuti... na palla... :)
RispondiEliminaDa lovecraft ho in prossima visione the wishperer in darkness...
Ce l'ho in lista anch'io, il loro film precedente mi era piaciuto parecchio e sono molto curioso :)
Elimina