Curtain (2015)

By Simone Corà | giovedì 13 ottobre 2016 | 00:01

Una commedia horror sulla più grande paura del mondo: le tende da doccia                     

La tenda a cui fa riferimento il titolo è quella di plastica che si appende sopra la vasca, e il passaggio (il film è conosciuto anche come The Getaway) è un foro nascosto dietro le piastrelle del bagno.
Danni non sa dove conduca questo squarcio dimensionale, a dirla tutta non sa nemmeno che c’è: per il momento si accorge solo che la tenda della vasca sparisce pochi secondi dopo averla appesa, e così ne compra una seconda, e una terza, e una quarta. E poi giustamente dice basta.

Tra i film sponsorizzati dal Frightfest, Curtain è probabilmente il meno conosciuto, ed è un peccato che nonostante le spalle coperte dall’importante festival horror non sia riuscito a ritagliarsi un piccolo spazio per dal sano passaparola in rete.
È infatti un piccolo, piccolo esempio di buona scrittura e solida messinscena, che sbriciola con una facilità disarmante non solo qualsiasi problema legato al budget (inesistente) o al minutaggio (74 minuti), ma anche ogni difficoltà narrativa con una semplicità e un’agevolezza che molti autori horror dovrebbero studiare per parecchio tempo.
Se non ci sono mezzi a disposizione la scrittura è infatti arma vincente, e Jaron Henrie-McCrea dimostra subito come sia possibile costruire una grande storia pur con enormi limiti e ambizioni contenute. Danni e Tim sono due personaggi squisiti, e tra i problemi causati dal trasloco, lo stralunato lavoro come attivisti contro la crudeltà sulle balene e gli sproloqui misogini dello zio, la loro quotidianità è così genuina da plasmare in pochi accenni l’intera natura umoristica di cui si compone buona parte del film.

Curtain non è una horror-comedy come la si può intendere dopo gli aggiornamenti splatter di questi ultimi anni (il bellissimo Deathgasm su tutti), non ci sono momenti demenziali né si tende a coprire ogni cosa di sangue per esaltare il lato comico. Questo minuscolo gioiello inglese vive invece di un elegantissimo equilibrio fatto di sorrisi che man mano mutano in smorfie di incomprensione e terrore: l’ironia che spicca nella prima metà del film inizia a scemare nel momento in cui il problema legato al passaggio nel bagno si fa serio, e non era così facile gestire il transito di atmosfere con la raffinatezza mostrata da Henrie-McCrea.
Le tendine spariscono per riapparire a chilometri di distanza, ricoperte di strane sostanze viscose, e una setta che sembra sapere ogni cosa inizia a perseguitare i due; compaiono i primi cadaveri e certi simboli occulti fanno presagire cose ancora peggiori. Il ritmo è sempre sostenuto ma si respira una tensione maggiore, il clima è più gustosamente pregno d’orrore e qualsiasi allusione ironica contenuta in alcune caratterizzazioni svaniscono per far posto a sguardi brutali e minacce spietate.
Non ci sono grandi trame o importanti twist, l’elemento fantastico racchiuso nel passaggio è semplice nello stesso modo in cui si attiva il suo meccanismo soprannaturale, ma le ricerche e le supposizioni in cui si intrappolano Danni e Tim sono costruite con una naturalezza e una progressione di misteri che allontanano qualsiasi eventualità di narrazione banale. Per di più sono bravi gli attori, di cui imdb nemmeno fornisce una foto (in realtà non hanno nemmeno un curriculum dato che questo è l'unico film da loro realizzato): lei bella seppure per fortuna lontana dalla bellezza finta a cui siamo abituati, lui con quel tocco folle da disadattato sociale che ne rende ancora più simpatico il personaggio.


La natura più horror esplode in una parte finale dove i limiti monetari si fanno più pesanti, ma nonostante la scarsità di risorse abbiamo una discreta creatura che sazia la curiosità, e al resto pensa una scelta di regia e montaggio che va a risolvere ogni mancanza.
Splendido il finale, cattivo, intrigante, inaspettato, che mostra ancora una volta la supremazia di una scrittura agile, semplice e di grande efficacia, dove i dialoghi conquistano tutto.
Piacevoli i synth musicali, bravo il regista a filmare tutto nei piccolissimi spazi dell’appartamento, peccato per la fotografia un po’ opaca che può far ricordare certe cose della Troma, togliendo quindi la serietà che comunque contraddistingue il film, e per un trailer orribile che di certo non invita alla visione.

Ma non fateci caso, Curtain è uno dei migliori esempi di cui si sia nutrito il blog negli ultimi tempi, e se vi capita di trovarlo sapete cosa fare. 

2 commenti:

  1. Breve, teso, originale, con un gran finale... sembra far proprio al caso mio! Lo guarderò, grazie!

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