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... and the beast has yet to come

By Simone Corà | giovedì 10 settembre 2015 | 00:01


È passato molto tempo dall’ultima volta che ho scritto un post del genere, e in realtà non doveva andare così, visto che nei vari rimescolamenti umorali di Midian l’idea di mettere la paginetta per i racconti era tipo in cima alla lista delle cose da fare. 
Poi, boh, il tempo passa, un po’ ci si dimentica, un po’ si rimanda, un po’ arriva la noia e poi l’esaltazione e poi la normalità, bisogna lapparsi un sacco di horror marcio e lercio perché la scena, perché l’underground, perché l’odio per il mainstream, e poi oh i libri in lingua e la fantascienza anni Settanta e Ottanta da riscoprire – ma più che l’altro la procrastinazione è stata dovuta a quello che ho fatto principalmente negli ultimi anni, che se proprio siete curiosi è stato addirittura un romanzo con Marco Crescizz, del quale siamo venuti a capo solo da poco. 

Accantonati i racconti, accantonate tutte le esperienze editoriali che, davvero, mai più, con il romanzo a quattro mani come motore principale e il blog come spintarella tra un capitolo e l’altro (e, be’, con i videogiochi che son tornati prepotenti a occupare il mio tempo dopo anni di abbandono, e quindi immaginate la mole di materiale su cui dovevo mettere le mani), per non parlare di, ehi, vita vera!, con cose secondarie e ovviamente meno importanti tipo casa nuova, insomma, in questi anni ho scritto di meno ma non ho mai smesso, però adesso sono contento di avere tra le mani queste cinquecento pagine di parodia ultragore e scorrettissima, è un malloppone su cui abbiamo puntato parecchio, di cui andiamo fierissimi e che, nei prossimi tempi, cercheremo di piazzare in qualche maniera da qualche parte, o almeno l’intento è quello. 
Non ne anticipo e non ne scrivo nulla, non è una questione di creare qualche tipo di hype, semplicemente non mi sembra abbia molto senso farlo adesso visto che, in fin dei conti, è ancora un progetto in una sorta di stand by, serve un altro bello step prima di liberarlo dalle catene e fargli mordere qualcuno. 
Spero fra non molto di tornare su questi argomenti, anche solo per un po’ di sana vanagloria creativa che, ogni tanto, capita di rilasciare.  

Ma mentre vaghiamo nelle turbolenze editoriali, è tornato il momento del Midian scrittore: lassù in alto, assieme alle categorie del blog che mi dimentico sempre di aggiornare, trovate la cara vecchia paginetta dei racconti (non ricordo se c’era nella vecchia versione del Minkiam, ma a occhio e croce credo di sì), che è un po’ sistemata e rinnovata, o meglio, che ha materiale sistemato e rinnovato, perché non è bello fare gli splendidi con robe vecchie e impolverate già digerite a loro tempo.


Ritorna online, se mai qualcuno si domandasse dove fosse finito, Lo Schiacciaporci: la versione è la stessa di un paio d’anni fa, cambia solo il link per il download perché, mi dice la regia, l’ubuntu store ha chiuso da mo e io non me n’ero neanche accorto. Mostri e ironia, un po’ di splatterate e battutacce da serie b, l’offerta è quella storica e chi mi segue da un po’ immagino ricordi.
A fargli compagnia Il grande bianco, che sembra una cosa nuova e invece di certo qualcuno ha già letto nella versione precedente, quando si intitolava Squali contro alieni e faceva parte (be’, fa ancora parte, a dirla tutta, non è che se n’è andato sbattendo la porta) dell’antologia Ucronie impure curata a sua tempo da Alessandro Girola. Storia e stile sono un po’ pazzerelli, l’atmosfera è farsesca e sopra le righe, e in fondo è un pasticcio di generi di quelli che funzionavano non poco un paio d’anni fa: revisionismo storico, post apocalittico, robot giganti e alieni ancora più grossi. L’intento era ed è ironico, ci ho rimesso le mani perché è un racconto a cui ero molto affezionato, scritto in un periodo un po’ particolare e che mi aveva fatto sentire bene, lo ripropongo migliorandolo qua e là e spurgandolo ogni tanto – le versioni in realtà sono abbastanza simili e chi ha già letto quella vecchia non troverà niente di nuovo in questa 2.0, se non il titolo differente, ma per gli altri, se vi va, basta fare un click.

E infine, be’, il motivo principale di questa sproloquiata, ché magari non sembra niente di che ma io sono abbastanza elettrizzato, e sono momenti che mi fanno riprovare cose di tensione ed energia come ai vecchi tempi, quando muovevo la penna per la prima volta e mi scontravo con gli altri scrittorundoli ai tempi delle forumate su Scheletri e LaTelaNera


Cosmonauta è un racconto lovecraftiano, o almeno mi piace pensarla così, con una pesata del termine legata però più alla dimensione cosmica che alla mitologia dei Grandi Antichi. 
La storia parla di un gruppo di bambini, sono appena stati asfaltati dalla squadra avversaria ma sono ancora troppo giovani per starci male, e così il calcio passa presto in secondo piano. Ma non per il loro allenatore, e soprattutto per Amedeo, che è il nonno del portiere e avere un nipote con le mani bucate è un po’ un disonore famigliare: i due litigano parecchio, o meglio, è il secondo a parlare da solo perché il primo, in fondo, la pensa come i bambini, e alla preparazione per la prossima partita preferisce una bella pizzata con cui rilassarsi. 
Il problema sovviene quando il furgone, con cui sta riaccompagnando a casa la squadra, si pianta in mezzo alla strada. Il motore è morto, l’accensione è bloccata. E davanti a loro c’è una cosa strana, una massa muscolare molto grande, una creatura piegata su se stessa che respira e si gonfia. Non si sa da dove provenga, né cos’abbia intenzione di fare. Se ne sta solo lì, sommersa di goffi insetti obesi, spandendo sangue. 
E crescendo, di minuto in minuto.   

Non vado oltre, se aggiungo qualche altra parola riscrivo il racconto: venticinque cartella, è lì gratuito. Per adesso è caricato, come gli altri due racconti, su Smashwords, è in formato epub e mobi e appena riesco a farmi accettare le lamentele dovrebbe magicamente apparire a zero euro anche su Amazon (se quindi vi capita di beccarlo lì, non compratelo, eh). 
Ho un buon lavoro e un buono stipendio (cioè, no, diciamo che la bilancia pesa molto di più per la bontà del lavoro che per la cospicuità della paga, ma va benissimo così), e in questa cosa dell’autopubblicazione non so bene come pormi, io mi limito a scrivere e a mettere lì ogni tanto le mie cose, far pagare per leggere venti pagine stampate scarse non mi farebbe sentire poi così a mio agio, e l’unica riflessione è quella legata alle letture: meglio mille download gratis e quindici persone che leggono o dieci download a pagamento con l’assicurazione che chi compra legge per davvero? 
Boh, per ora non ne ho idea e provo anche questa strada per farmene una, magari fra qualche mese verrà il momento di un’altra riflessione in proposito e allora ne riparleremo.

Bene, per ora ho detto quello che dovevo dire, e sì, so che sapete che c’è anche un Maledette zanzare da qualche parte, è svanito dopo la chiusura di XII ma è ben nascosto nel mio hard disk, se riesco ad aggiustare un paio di cose dovrebbe riapparire anche quello fra non molto, così, giusto per riassaporare i vecchi tempi.

4 commenti:

  1. Interessante, Simone.
    Segno per recuperarlo, sono molto curioso.

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  2. Leggerò cosmonauta il prima possibile. Speriamo di trovare qualche editore che si accolli i nostri 5 anni di fatiche! CRESCIZZ.

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