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Almost Human (2013)

By Simone Corà | lunedì 26 maggio 2014 | 08:00



USA, colore, 77 minuti 
Regia: Joe Begos 
Sceneggiatura: Joe Begos 

Tolto qualche raro caso, vedere adesso un horror degli anni Ottanta mi provoca una strana sensazione, non saprei come chiamarla se non un qualcosa di nostalgico per un certo modo di fare film che ovviamente, senza tanto scomodare età, maturazione, intenzioni, motivazioni e passione, è andato perduto. È un discorso legato soprattutto all’atmosfera evocata, fatta di tonalità grigie e buie, di fisicità violenta priva di qualsiasi apporto computerizzato, di artigianalità nell’inscenare il soprannaturale, di effetti sonori sibilanti e di musiche dominate da synth raggelanti e da quel basso pulsante, che scandiva secondi tragici e terribili - elementi che schiacciano bottoni dentro di me che nulla hanno a che vedere con trame e personaggi, inquadrature e dialoghi, colpiscono ben altri punti. Okay, si va a finire parlando di emotività, e, per chi è come me cresciuto in quegli anni, con determinate esperienze impresse nella mente, è facile che ogni tanto torni a frignare al ricordo del “si stava meglio quando si stava peggio”. Discorso bello lungo, potrei aprilo a musica e videogiochi e non fermarmi più, ma meglio mettere un punto e non divagare troppo, restiamo sui binari. 

Joe Begos è un bravo nostalgico e tutto, del suo film d’esordio, odora di anni Ottanta, a partire dall’ambientazione, un 1987 spiattellato allo spettatore che magari, nel corso del film, potesse farsi qualche domanda. E sono proprio quegli elementi nostalgici di cui sopra che Begos sfrutta per esprimere tutta la sua ottantianità: una nota di basso che come una campana tuoneggia a intervalli regolari, una scelta cromatica dal blu al grigio, scura e retrò, molta artigianalità negli elementi fantastici, e mi sembra nessun tipo di effetti digitali nello spargere sangue e budella ovunque, dettaglio, quest’ultimo, che a conti fatti diventa ben presto il motore principale del film. A Begos, oltre agli anni Ottanta, piace più che altro il gore, e non perde un secondo per dircelo facendo esplodere teste con pistolettate, sgozzando con seghe a mano, colpendo crani con grossi massi e altri simpatici passatempi che lo splatter da sempre insegna. Perché questo, più di ogni altra cosa, è Almost Human, un godibilissimo splatterone artigianale, un b-movie grezzo e sempliciotto, un film con una violenza esposta e aggressiva, insistita senza alcuna remora, esagerata ma non per questo priva di quel minimo di credibilità che ne regoli la progressione. 

Piano, non serve strapparsi i capelli, Almost Human è e rimane un’opera di poche pretese, un film piccolo e privo dell’esperienza necessaria per dare allo show una sua piena rotondità: le prove degli attori sono abbastanza piatte, e sono in linea con una trama che è quanto di più elementare possa esserci, un mero pretesto utile a Begos per filmare una carneficina senza fine. Non che mi dispiaccia, per carità, di questi tempi digitali il sangue scarseggia quasi costasse un tanto al pixel. Siamo dalle parti di una sorta di zombie-movie, la struttura base è abbastanza chiara e non mette dubbi, il tutto però mascherato molto bene da invasione aliena: abduction, esperimenti, mente fleshata al ritorno sulla Terra, desiderio di uccidere per spargere il seme alieno usando i cadaveri come contenitori, tubi che escono dalla bocca per fecondarli, nascono altri almost human con l’hobby di staccare teste e tutto prosegue come una ruota, non è che ci sia molto altro. Anzi, tutto rimane palesemente su una linearità prevedibile e senza alcuna sorpresa, e a poco serve che Begos inserisca qualche dettaglio per caratterizzare i personaggi e dare loro un taglio meno strumentalizzato per la progressione della storia, sono specifiche posticce e si sente (il lavoro di lei, il colloquio con il dottore di lui). Ma non importa, via, niente di tutto questo conta perché Begos sa adoperare la macchina da presa e sa visualizzare le scene con una certa bravura, pertanto le lacune di una non-storia come questa vengono nascoste non solo dalle proverbiali secchiate di viscere, ma anche da una regia molto dinamica e agile: tra carrellate, soggettive e camera in spalla la narrazione appare molto più agevole e interessante della media, e gli omicidi si differenziano con quel gusto equilibrato da non renderli né troppo esagerati né troppo finti (per dirne una, le teste esplodono solo perché il fucile spara a mezzo metro di distanza, insomma, immagino funzioni così anche nella realtà, no?). 

Almost Human non ha altre carte da giocare, sicuramente non gli interessa farlo e si accontenta di poco, un poco comunque decente e ricco di spunti visivi e sonori (gli urli degli almost human, per quanto già visti, rimangono impressionanti), e al resto ci pensa un regista esordiente molto giovane (imdb non dice la sua età ma dalla foto, in cui dispensa simpatia e dice già molte cose indossando una t-shirt di Hardware, non credo superi i trenta, maledetto lui) ma da tener d’occhio, capace di azzerare i tempi morti (il film non dura neanche 80 minuti, 8 dei quali soltanto per i credits) e picchiare sin dall’inizio come si dovrebbe fare in un solido b-movie. Rimane da capire la scelta di un titolo del genere, con una serie tv omonima fortunatamente lapidata da poco non si saprà mai se Begos abbia tentato di fiutare qualche traino o se, da bravo ottantiano, l’abbia del tutto, e giustamente, ignorata.

6 commenti:

  1. Segnato.

    ps: ultimamente mi sa che JJ è meglio se mette su un carretto di hot dog... XDXDXD

    pps: ha fatto pure il "passone" di mettersi con Cuaròn... Un-believe-able... XDXDXDXDXD

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    1. Sì, guarda, per me JJ Abrams è la morte di cinema e televisione, e invece gli fan fare il nuovo Star Wars, gosh...

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  2. ecco fatto, aggiudicato per una serata all'insegna del WTF..sangue e popcorn....

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