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Nastri demoniaci: Ritual (2013)

By Simone Corà | martedì 28 gennaio 2014 | 08:00



USA, 84 minuti
Regia: Mickey Keating
Sceneggiatura: Mickey Keating

Mickey Keating deve aver visto e rivisto l’opera omnia di Ti West, dello stile lento e atmosferico del papà di The House of the Devil riprende bene o male tutto ma quanto meno con una sorta di cognizione di causa, il suo non è un copiare a cazzo per valore artistico né ovviamente per compiacere chissà quale pubblico (che su imdb gli rifila quasi a mo di schiaffone un 3,7), c’è del lavoro dietro, uno studio interessante e scelte registiche dai buoni spunti. Certo, pur sempre di esordio si tratta con tipici abissi cosmici che ne conseguono e Ritual, a partire dal titolo stupidello e poco curioso, mostra tanti difetti che chiaramente, fuori dal settore indie, avrebbero avuto più facile gestione, ma si sopporta volentieri ogni cosa di fronte a un lavoro tutto sommato particolare e di sincero fascino.

Non è la trama a colpire, Keating prende uno straccio di storia su sette sataniche, sacrifici al capro e un pizzico di home invasion, la lascia lineare e prevedibile dall’inizio alla fine perché sa bene che non è la storia a essere fondamentale ma come viene racconta, e infatti non perde tempo e subito mostra certo stile visivo (i long take durante i dialoghi, la camera sempre tremolante, la narrazione destrutturata con lunghi flashback improvvisi, per non parlare dei bellissimi titoli di testa) con cui accompagnare la crescente disperazione dei due protagonisti. La ricerca di una lenta agonia mentre la tensione cresce è fattore ben visualizzato attraverso l’annullamento dell’azione: Tom e Lovely parlano, si affrontano, ricordano, si interrogano e litigano accrescendo il senso alieno che già si prova per il cadavere nella stanza del motel e per quello che potrebbe succedere, in fondo dopo il ritrovamento della VHS viene iniettato un perturbante mica da ridere che accompagna fino al termine della pellicola. E Keating svolge un lavoro più che discreto, la sua regia non dona valore aggiunto alla storia, né è bensì parte integrante e fondamentale per far deflagrare un orrore non eccezionale ma genuino, e nella seconda metà del film, dopo la comparsa dei villain, tutto assume un tono tra l’onirico, il fumoso e un certo grottesco di enorme suggestione: la corsa di Lovely, i corpi che si mischiano alla notte, i lunghi, dilatati silenzi, l’interminabile dialogo in auto per concludere poi con il riuscito ammiccamento finale.

Pazienza allora per una manciata di attori davvero scarsi, senza alcun tono di voce lui e lei boh sa solo piangere, così come per certe lagnosità/lunghezze che necessitavano ben più di una spuntatina per una maggior fruibilità (se si può premiare una scena eterna come quella di Lovely davanti allo specchio, certi scambi di battute nella parte iniziale continuano a ripetere sempre la stessa cosa), ma il prodotto finale, pur nelle sue mancanze e in certe sue pochezze (i sacrifici, considerando l’ottimo lavoro visivo, sono invero abbastanza scarni e bruttini, errore imperdonabile di una pellicola che punta molto sul piano visivo; un certo tono noir nelle atmosfere e nella costruzione dei personaggi appare abbastanza fuori posto), è assemblato con cura e buon carattere: chiaro che si aspetta il prossimo The Night Stalkers per vedere se Keating abbia realmente qualcosa da dire e non si tratti soltanto di un regista inesperto che tenta di fare l’Autore.

2 commenti:

  1. Interessante il tuo punto di vista. A me non è piaciuto proprio, da nessun vertice di osservazione, ma concordo sul fatto che bisognerà vederlo all'opera nel suo prossimo film, il Keating. Dopodichè, se anche quello sarà sulla linea di questo, lo archivieremo per molti lustri :)

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    1. E allora ci ritroveremo a dibattere sul suo prossimo film :)

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