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Recensione: Kill me please

By Simone Corà | giovedì 10 maggio 2012 | 09:45


2010, Belgio, b/n, 95 minuti 
Regia: Olias Barco 
Sceneggiatura: Olias Barco, Stéphane Malandrin, Virgil Bramly 

Il dottor Morte di Olias Barco accoglie i suoi clienti/pazienti in una villa isolata, immersa tra i boschi innevati e in un perenne silenzio invernale, offre loro un ultimo desiderio, da un pasto particolare per rievocare un felice ricordo a una prostituta tra le cui braccia concludere la propria esistenza, e li addormenta con un bicchiere d’acqua e due gocce di veleno.

Scomodo e coraggioso, più di offrire una propria interpretazione sull’argomento del suicidio Kill me please tenta di sollevare interrogativi senza dare un’idea precisa, una chiara opinione che giustifichi o critichi il più estremo degli atti umani, ed è probabilmente tale scelta a condannare la pellicola di Barco a un limbo di incompletezza concettuale, oltre che di incertezza espositiva, lasciando uno strano sapore in bocca.

Dapprima pesantissimo nel mostrare l’attività del dottor Kruger con un paio di sequenze di forte impatto che sembrano quasi piantare i piedi sulle intenzioni teoriche e visive del film, Kill me please scivola presto in una farsa grottesca, una black comedy che sicuramente diverte ma che disorienta e impedisce di amalgamare con cura le due anime della pellicola. I tanti personaggi in gioco presentano tratti macchiettistici che scoppiano quasi in antitesi alle motivazioni e alle personalità (disturbi mentali, insoddisfazioni amorose, malattie) che li hanno portati a scegliere tale strada, e se i dialoghi risultano brillanti e spesso esilaranti (l’amicizia/odio tra il canadese e il giocatore di poker, lo strano desiderio di chi vuole provare morti violente ed esagerate) stonano con la cappa asfissiante che permea l’intero lavoro, generata anche del gelido bianco e nero delle immagini.

Si cerca di giocare simbolicamente con il concetto di morte mostrando come i pazienti scappino dall’incendio in cucina o si proteggano durante una sparatoria, rinunciando a quanto sembrano desiderare maggiormente, ma ne nasce un prodotto storto e privo di direzione, in virtù anche di un insipido e sgradevolissimo epilogo dove il lato bizzarro, esaltato prima da una lunga e insolita scena d’assedio ottimamente calcolata, viene sradicato in favore di una distruzione completa di filosofie e scopi, dove tutti uccidono tutti e la morte viene dispensata senza criterio alcuno.

Kill me please è dunque un progetto che poteva meravigliosamente funzionare se impostato in una totale black comedy che più di ogni altra cosa sdrammatizzasse, con l’incisivo e indiavolato ritmo ironico francese, su un argomento tanto delicato. Quanto possiamo vedere è invece qualcosa che voleva essere intelligentemente tutto ma che in realtà non è niente. E un brutto niente, se proprio vogliamo dirla tutta.

10 commenti:

  1. Ovviamente invece a me è parso interessante.
    Forse non riuscito completamente, eppure interessante. :)

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    1. Non dico che non sia interessante, è un progetto curioso ma troppo dispersivo, senza direzione per lasciare realmente qualcosa a fine visione. Almeno per me. :)

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  2. Anche a me aveva disorientato (cfr questo post), però il giudizio complessivo rimaneva positivo, che pur con i difetti che evidenzi, i pregi del film si fanno ricordare.
    Se non altro, dal mio punto di vista, magari poco avezzo ai territori battuti dalla pellicola, Kill Me Please ti costringe a riflettere su quel che stai vedendo/hai visto, e già questo mi pare un risultato positivo.

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    1. Ecco, "disorientato" è il termine giusto, ma, come dicevo più sopra a mr Ford, mi sembra che regista e sceneggiatori non avessero un pugno deciso per parlare di questo argomento, trattandolo quindi con un po' di questo e un po' di quello, e la riflessione resta paradossalmente, almeno per me, in secondo piano.

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  3. io credo che quest'opera ( che a me è piaciuta abbastanza) giochi di sponda col senso religioso di chi la guarda e in fondo è un'apologo sulla stupidità umana e su quella immensa fregatura che può arrivare ad essere il libero arbitrio!

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    1. Certo, e certi momenti (come quando i pazienti scappano dal fuoco) ne sono un bell'esempio, ma è nell'insieme che secondo me il progetto un po' crolla, perché vorrebbe essere tagliente, sagace, perfido, sdrammatizzante e durissimo, ma di questi elementi coglie solo poche briciole... :)

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  4. Non sono d'accordo sul "brutto niente", Corà, e la black comedy "parziale" non mi è dispiaciuta affatto, credo abbia dato un tono un po' più grottesco alla situazione.... condivido con MrJamesFord, magari non è un film completamente riuscito ma sicuramente interessante!

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    1. Ma anche a me quella parte è piaciuta, il problema, a parer mio, deriva proprio dal fatto che il film non ha un'anima precisa: un pezzo è black comedy, un pezzo è serissimo, un pezzo sembra quasi horror... ne è uscito un minestrone con poco senso, sicuramente interessante ma fine a se stesso. :)

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  5. Sono d'accordo con te. L'esposizione inizia in maniera splendida (il tipo che vuole "morire senza motivo plausibile" e poi...) e prosegue senza mantenere quella incredibile posizione, così violenta e distaccata. In effetti poi si trasforma in un purè scanzonato che non rientra in quello strambismo che "ce piace" ma scivola inesorabilmente in un nulla cosmico. Peccato.

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    1. Ecco, a me invece è piaciuta più la parte grottesca, ma chissà, proseguendo com'era iniziato poteva prendere una strada ancora più interessante...

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