Recensione: Loft

By Simone Corà | mercoledì 25 aprile 2012 | 08:00


2005, Giappone, colore, 115 minuti  
Regia: Kyoshi Kurosawa  
Sceneggiatura: Kyoshi Kurosawa  

Il cinema di Kyoshi Kurosawa ricerca un’essenzialità espositiva lontana da qualsiasi tentazione commerciale, e la completa assenza di ogni elemento di contorno, dalla colonna sonora a un minimo di effetti speciali, mostra qualità rarissime che, oggigiorno, solo in pochi tentano di recuperare. La costruzione dell’atmosfera adeguata, che generi un’inquietudine sottile e una costante cappa di terrore, sono infatti elementi fondamentali della messinscena di Kurosawa, che tutto sacrifica all’altare di un realismo glaciale, abissale e alieno.

L’horror secondo Kurosawa esige un semplice spunto di partenza, un’idea spesso esile, anche se magari stravagante (basti pensare all’albero killer di Charisma), narrata in un lento, lentissimo incidere che sfrutta ogni suono, ogni distorsione, ogni minimo riverbero per angosciare lo spettatore. Ed è questo quanto accade anche in Loft, dove una scrittrice, in isolamento in una casa tra i boschi per completare il suo nuovo romanzo, conosce lo strano vicino, uno scienziato che nasconde una mummia nella sua casa-laboratorio: nonostante il bizzaro input, Loft si adagia presto in tipiche coordinate nipponiche di ghost story e kwaidan vendicativi, ma l’impronta di Kurosawa, così forte e personale, ne fa una pellicola imponente e magistrale nella sua fredda eleganza.

Meno criptico rispetto alle passate produzioni e meno teatrale nella regia, ora assai più dinamica e movimentata nei tagli e nel minor uso dei tentacolari piano sequenza che da sempre contraddistinguono il suo stile, Kurosawa si prende tutto il tempo necessario per raccontare il passato della mummia e cosa la leghi ai protagonisti, componendo una graduale ascesa d’orrore attraverso un perfetto dosaggio dei momenti de paura, suggeriti con una naturalezza realmente spaventosa. Dal clima sinistro e minaccioso di sequenze come l’arrivo dello scienziato e il filmato di repertorio della mummia, si passa a squarci al cardiopalma dove il silenzio imperante di una casa isolata di notte viene interrotto da un passo al piano superiore, oppure dove la bellezza di un paesaggio boschivo viene inquinata da una figura nera come una macchia in un dipinto a pastello. È impossibile però usare le parole per rappresentare la vera angoscia che scaturisce in simili momenti, peraltro ingigantita dall’atmosfera creata con gran maestria e dal suggestivo uso di un coro di voci spettrali che introduce allo scatenarsi del soprannaturale.

Come ogni suo film, anche Loft si ritrova a soffrire di una povera costruzione narrativa, che si liquida progressivamente in una storia di certo non nuova e non sempre incisiva, con qualche calo nella seconda metà, tuttavia ben inscenata fino al beffardo finale. Il dialogo è infatti misurato con gran sicurezza, ed è proprio attraverso le parole che emergono i caratteri dei tre protagonisti, psicologicamente ben gestiti man mano che l’orrore travalica la realtà divorando le loro menti. Sicuramente ostico e poco accessibile (qui siamo davvero oltre certe lentezze di un Ti West, per esempio), ma il fascino orrorifico di tali pellicole, per quanto possano essere imperfette, su questi lidi ha un valore inestimabile.       

6 commenti:

  1. Grazie della segnalazione e della, al solito, cristallina recensione. Non vado pazzo per l'horror orientale e sono piuttosto ignorante rispetto a tali territori.Sembra tuttavia che questo film ti abbia colpito, incuriosendo anche me. A presto :)

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    1. Kyoshi Kurosawa è da sempre tra i miei preferiti, ha una gran personalità nel mettere in scena l'orrore e penso che alcune cose potrebbero piacerti molto proprio per la ricerca dell'atmosfera. Oltre a questo ti consigli Kairo, che tra l'altro è il mio horror orientale preferito. :)

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  2. sfida interessante per gli spettatori.Messo in lista!^_^

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  3. di Kiyoshi Kurosawa ho visto molti film e sono dell'idea che sia uno dei più grandi registi giapponesi e non solo( non so se hai visto il suo magnifico Tokyo Sonata,mi viene da descriverlo come un "horror" sociale .Questo non l'ho visto ma spero di sopperire presto.Il tuo blog è una gran bella scoperta per me che bazzico solo da un paio di mesi questi ambienti!

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    1. Concordo con te, è un regista incredibile, sia per tecnica che per idee e messaggi. Tokyo Sonata ancora mi manca, lo recupererò al più presto.

      E grazie per i complimenti, anche il tuo blog, lo scopro adesso, non è affatto male! :)

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