1990, Italia/Filippine, colore, 90 minuti
Regia: Vincent Dawn (Bruno Mattei)
Sceneggiatura: Claudio Fragasso
Nei prolifici anni Ottanta, il cinema di genere tricolore esplorava senza paura ogni territorio possibile, in barba ai budget inesistenti e alle modestissime capacità tecniche dei filmaker simbolo del periodo, e proprio per far fronte a chiare, disastrose lacune, quando anche le proprie creazioni rasentavano spesso il ridicolo, la clonazione di idee altrui, possibilmente di fama internazionale, diventavano spunti portanti di pellicole comicamente capolavoro capaci soltanto di arpionarsi alle scie di successo pur di raccattare qualcosa. Se qualcuno si ostina a inquadrare questo specifico periodo cinematografico come culla di talenti sottovalutati, incompresi, ingiustamente criticati, divinizzando l’artigianalità, la passione, la dedizione, il coraggio, da queste parti si ritiene davvero difficile salvare l’insalvabile, resta però il fatto che tali cult-movies possiedono caratteristiche di impressionante valore umoristico, ed evitarli a priori sarebbe una gran perdita.
Terminator 2 esce nel 1990, e mentre in giro sfoggia divertenti titoli come Shocking Dark, Contaminator e Alienators per scampare ai problemi di licenza, in Italia nasce come sequel apocrifo, un anno prima del monumentale Judgement Day, del capolavoro di John Cameron, pellicola sulla quale basa maggiormente la propria struttura. Bruno Mattei non è, e non sarà, nuovo alla ricalcatura (su concetti, dialoghi e addirittura scene rubate a Robocop, L’armata delle tenebre e La mummia costruirà parte della sua carriera), e non ha quindi alcun timore, coadiuvato dall’amico Claudio Fragasso che scarabocchia il soggetto e scrive la mezza paginetta di sceneggiatura, nel superare se stesso saccheggiando un altro titolone di Cameron: Aliens. Ambientata abbastanza grottescamente in una fabbrica che Mattei non cerca nemmeno di camuffare e farla passare per le fogne di una Venezia del futuro, devastata da un virus che non si capisce bene cos’abbia provocato, la vicenda si divide quindi tra una prima metà dedicata a uno squadrone militare impegnato a ripulire il luogo dai mostri biologici che lo infestano (con tanto di personaggi ritagliati sulle note figure rocciose create da Cameron), e una seconda nella quale, dopo la fortuita scoperta di una macchina del tempo nel sottosuolo (!!!), uno pseudo-Schwarzy insegue i sopravvissuti tra le calli della città lagunare.
La comicità involontaria raggiunge vertici incredibili: tralasciando gli inclassificabili effetti speciali, con mostri spugnosi, fucili di plastica e chili di colla per dare consistenza a bave di vario tipo, niente di questi 90 minuti girati con intenti estremamente seriosi riesce in qualche modo a dimostrare presenza di intelletto. La trama è superbamente priva di senso (virus mutageni creati da una multinazionale farmaceutica che ha già inventato un batterio che trasforma in robot e, anche se la ritiene ovviamente meno importante, una macchina del tempo nascosta nelle fogne), i personaggi sono meravigliosamente privi del minimo spessore tanto da confonderli l’uno con l’altro, i dialoghi sono clamorosi (al primo sparo nemico, il sergente dell’intero squadrone grida “Siamo fottuti!”), le recitazioni folli (il cattivone legge su un monitor le sue battute, senza neanche sforzarsi di dimostrare il contrario), le situazioni spiritosamente ehm (i soldati indossano caschi da motociclista al posto degli elmetti, i mostri glieli tolgono come se scherzassero con loro, i soldati incaricati di salvare gli umani sopravvissuti ricevono segnale di presenza umana e non appena la identificano le sparano, il fake-Terminator cammina sempre ma non viene mai distanziato dalla protagonista che invece corre a perdifiato, anzi, le appare addirittura davanti!), il tutto quindi a favore di un magnifico pasticcio dove le creature preferiscono gettare i soldati giù dai ponti piuttosto che mangiarli e il superboss viene sconfitto con una scossa elettrica scaturita da chissà dove.
Tra i massimi lavori di Bruno Mattei, da gustare rigorosamente in compagnia per novanta minuti di irresistibili risate.
Regia: Vincent Dawn (Bruno Mattei)
Sceneggiatura: Claudio Fragasso
Nei prolifici anni Ottanta, il cinema di genere tricolore esplorava senza paura ogni territorio possibile, in barba ai budget inesistenti e alle modestissime capacità tecniche dei filmaker simbolo del periodo, e proprio per far fronte a chiare, disastrose lacune, quando anche le proprie creazioni rasentavano spesso il ridicolo, la clonazione di idee altrui, possibilmente di fama internazionale, diventavano spunti portanti di pellicole comicamente capolavoro capaci soltanto di arpionarsi alle scie di successo pur di raccattare qualcosa. Se qualcuno si ostina a inquadrare questo specifico periodo cinematografico come culla di talenti sottovalutati, incompresi, ingiustamente criticati, divinizzando l’artigianalità, la passione, la dedizione, il coraggio, da queste parti si ritiene davvero difficile salvare l’insalvabile, resta però il fatto che tali cult-movies possiedono caratteristiche di impressionante valore umoristico, ed evitarli a priori sarebbe una gran perdita.
Terminator 2 esce nel 1990, e mentre in giro sfoggia divertenti titoli come Shocking Dark, Contaminator e Alienators per scampare ai problemi di licenza, in Italia nasce come sequel apocrifo, un anno prima del monumentale Judgement Day, del capolavoro di John Cameron, pellicola sulla quale basa maggiormente la propria struttura. Bruno Mattei non è, e non sarà, nuovo alla ricalcatura (su concetti, dialoghi e addirittura scene rubate a Robocop, L’armata delle tenebre e La mummia costruirà parte della sua carriera), e non ha quindi alcun timore, coadiuvato dall’amico Claudio Fragasso che scarabocchia il soggetto e scrive la mezza paginetta di sceneggiatura, nel superare se stesso saccheggiando un altro titolone di Cameron: Aliens. Ambientata abbastanza grottescamente in una fabbrica che Mattei non cerca nemmeno di camuffare e farla passare per le fogne di una Venezia del futuro, devastata da un virus che non si capisce bene cos’abbia provocato, la vicenda si divide quindi tra una prima metà dedicata a uno squadrone militare impegnato a ripulire il luogo dai mostri biologici che lo infestano (con tanto di personaggi ritagliati sulle note figure rocciose create da Cameron), e una seconda nella quale, dopo la fortuita scoperta di una macchina del tempo nel sottosuolo (!!!), uno pseudo-Schwarzy insegue i sopravvissuti tra le calli della città lagunare.
La comicità involontaria raggiunge vertici incredibili: tralasciando gli inclassificabili effetti speciali, con mostri spugnosi, fucili di plastica e chili di colla per dare consistenza a bave di vario tipo, niente di questi 90 minuti girati con intenti estremamente seriosi riesce in qualche modo a dimostrare presenza di intelletto. La trama è superbamente priva di senso (virus mutageni creati da una multinazionale farmaceutica che ha già inventato un batterio che trasforma in robot e, anche se la ritiene ovviamente meno importante, una macchina del tempo nascosta nelle fogne), i personaggi sono meravigliosamente privi del minimo spessore tanto da confonderli l’uno con l’altro, i dialoghi sono clamorosi (al primo sparo nemico, il sergente dell’intero squadrone grida “Siamo fottuti!”), le recitazioni folli (il cattivone legge su un monitor le sue battute, senza neanche sforzarsi di dimostrare il contrario), le situazioni spiritosamente ehm (i soldati indossano caschi da motociclista al posto degli elmetti, i mostri glieli tolgono come se scherzassero con loro, i soldati incaricati di salvare gli umani sopravvissuti ricevono segnale di presenza umana e non appena la identificano le sparano, il fake-Terminator cammina sempre ma non viene mai distanziato dalla protagonista che invece corre a perdifiato, anzi, le appare addirittura davanti!), il tutto quindi a favore di un magnifico pasticcio dove le creature preferiscono gettare i soldati giù dai ponti piuttosto che mangiarli e il superboss viene sconfitto con una scossa elettrica scaturita da chissà dove.
Tra i massimi lavori di Bruno Mattei, da gustare rigorosamente in compagnia per novanta minuti di irresistibili risate.
Aaahn, "quel" Terminator 2! :D
RispondiEliminaChe sciccherie che abbiamo sfornato nel Belpaese! Io comunque di Mattei preferisco "L'inferno dei morti viventi"; la versione povera di "Dawn of the Living Dead"! (Però questo finisce proprio male)
Bellissimo! ^^
RispondiEliminaSimone
Dai. è uno di quei filmetti da vedere davanti a pizza e patatine con gli amici, giusto per farsi due risate. :)
RispondiEliminaMr Giobblin: proprio "quello"! Gli anni Ottanta hanno prodotto vere perle... Io di Mattei invece ammiro parecchio La tomba, che ho anche recensito qualche tempo fa. :)
RispondiElimina@ Simone e Nick: essì! :D
Ciao!
RispondiEliminaNon sapevo esistesse un "Terminator 2" all'italiana...
allora Cameron ha "semplicemente" fatto un remake.....
ma come si fa a scovare simili "perle"?
Buonanotte e buon weekend!
Gli anni '70 e '80 italiani hanno prodotto un'infinità di perle, e per farti un'idea ti basta wikipediare il guru Bruno Mattei. :)
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