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Recensione: Valhalla Rising

By Simone Corà | lunedì 2 maggio 2011 | 13:00

2009, Danimarca/UK, colore, 93 minuti
Regia: Nicholas Winding Refn
Sceneggiatura: Nicholas Winding Refn, Roy Jacobsen

Tentazioni teatrali, silenzi carichi di dolore e disperazione, una violenza cruda e feroce, ma lo scontro tra popoli pagani e cristiani inscenato da Nicholas Winding Refn si rivela solo un sonnolento sopruso alla macchina da presa. In un eccessivo autocompiacimento che immobilizza la pellicola in monoblocchi narrativi di pesante digestione, già aggravata da statuarie recitazioni che annullano la dimestichezza con i personaggi, Valhalla Rising è una mortificante esperienza, di cui si possono salvare soltanto i buoni propositi.

Troppo sicuro dei propri mezzi, tecnici e narrativi, nell’enfatico dramma che scrive e dirige forse più per se stesso che per un ideale spettatore, Refn accumula spunti su spunti (i combattimenti iniziali, l’odissea nella nave con Gerusalemme come meta, lo sbarco sulla terraferma e le frecce che sembrano spuntare dal nulla) ma non riesce mai imprimere la necessaria profondità, il giusto mordente in un film, già di suo per pochi, che impedisce una quieta visione. Se all’incisiva brutalità dei primi minuti, resa sublime dal paesaggio che, come promette di fare il protagonista One-Eye, trasmette muta sofferenza e violento disagio, fossero seguiti momenti di altrettanta liricità (la lunga apnea sott’acqua dopo una serie di sanguinari duelli), Valhalla Rising avrebbe potuto conservare un intenso realismo, assai difficile da ricreare. Purtroppo, però, tolto il magnifico lavoro fotografico, la pellicola sembra frantumarsi di minuto in minuto, colpa di una costruzione sempre più sbilenca e fragile, che solo in un’altra occasione trova il fascino dell’inizio (l’estenuante, disperata sequenza dopo lo sbarco sulla terraferma, dove ogni personaggio lascia fluire il suo vero io).

L’artificiosità post-modernista del capitolo sulla nave indispettisce per i non-dialoghi, sequenze di parole che ricercano un tono aulico risultando però vuoti, inutili, irritanti, cosa che già si sospettava prima (l’incontro tra One-Eye e i cristiani) e che viene gonfiata successivamente, quando la trama svanisce in un fastidioso, taciturno simbolismo, fino all’insoddisfacente e comoda conclusione. Non si richiedeva di certo a Refn di bestemmiare sul suo lavoro privilegiando azione o qualsivoglia spettacolarizzazione, ma nei suoi tempi dilatati, nei suoi sguardi amari privi di qualsiasi trasporto (la fissità di One-Eye, dopo il carisma iniziale, diventa insopportabile nella sua totale pietrificazione), nella sua trama dettata da dialoghi ingenuamente ambiziosi, e anche nel ridicolo sangue digitale in questo film in costume che dà massima importanza al realismo espressivo, Valhalla Rising, forse, fallisce proprio in ogni suo scopo prefissato.

10 commenti:

  1. Belin ma ormai Mereghetti è buono giusto a lustrarti le scarpe...

    :) A me è piaciuto di più, mi è parso come un documentario sui cani randagi cattivi che si mordono senza gli spiegonis del naturalista di turno.

    Però bella recensione, bravo (non abituarti: sono tornato quindi questo è solo per farti più male all'improvviso nel futuro).

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  2. be', meno male, non sono il solo a pensarla come te hai ben descritto!
    Bronson è tutt'altra faccenda...

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  3. sono molto d'accordo. anzi, l'hai ancora risparmiato.
    uno dei film più noiosi che abbia mai visto

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  4. Madò che cattivo... devo ancora vederlo perché prima devo entrare in fase! Proverò l'esperienza più avanti e poi deciderò. Per ora troppi pareri discordanti... ;)

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  5. Dai in fondo qualcosa di buono c'è dai. Almeno un paio d'interpretazioni erano buone.

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  6. @ elv: e poi ci sono pure gli indiani!

    @ Roby: temevo anch'io di essere l'unico, o quasi. :)

    @ Marco: noioso è dir poco! :D

    @ Eddy: no, fatti un regalo, non guardarlo, va' ;)

    @ Nick: ehm, interpretazioni? Sicuro di aver visto lo stesso film? ;)

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  7. Un'esperienza disumanizzante, non ho altre parole per descriverla.

    Boh, evidentemente al giorno d'oggi la bellezza di un film si misura da quanto è lento o autoriale più che dalla storia o quello che vuole dire. Sotto questa punto di vista Valhalla Rising è un capolavoro, ma a questo punto preferisco rimanere un sempliciotto che si diverte con Mega Phyton vs Gatoroid che un intellettuale che si addormenta con Valhalla e che poi dice a tutti quant'è figo. Narcotic-movie del 2010.

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  8. io credo che sia proprio questa recensione ad aver fallito in quello che avrebbe dovuto essere il suo scopo

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    1. Io però voi che commentate così non vi capisco mica, cioè, okay, il film ti è piaciuto e non sei d'accordo con quello che scrivo io, perfetto, ma allora dimmi cosa ti è piaciuto, dimmi perché non sei d'accordo, dimmi cos'ho scritto di sbagliato a tuo parere, perché il mio parere è che Valhalla Rising sia un macigno micidiale, e ho argomentato il perché, ma la tua argomentazione dov'è?

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