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w Delta z – The Killing Gene

By Simone Corà | lunedì 20 dicembre 2010 | 12:00

2007, UK, 104 minuti, colore
Regia: Tom Shankland
Sceneggiatura: Clive Bradley

I poliziotti Eddie e Alice rinvengono un corpo orrendamente torturato: ha i piedi carbonizzati, squarci ovunque e, nella pancia, vi è incisa una strana scritta, “w Delta z”. La vittima è la fidanzata di un noto criminale e, a poco a poco, lui e i suoi complici vengono uccisi in maniera disumana. Cosa collega le loro morti? E cosa significa la scritta “w Delta z”?

Tom Shankland è un regista da tenere d’occhio. Autore di indubbie qualità, sadico manipolatore di una violenta messa in scena, amante della camera a mano e delle inquadrature malferme e oblique, esordisce con questo cupo thriller sanguinario, pellicola che mostra enormi potenzialità, tuttavia qui intrappolate da un canovaccio non molto originale ma di grande effetto, che esploderanno l’anno successivo nel devastante The Children. The Killing Gene scaraventa lo spettatore in una notte infinita, dove il buio permea l’intera pellicola, sporcandola ora di sangue, ora di vomito, ora di sudore. La prima mezz’ora è un pugno nello stomaco: una carrellata di cadaveri che mostrano sevizie di ogni tipo, dalla bruciatura all’evirazione, danno il via a un’indagine tanto fosca quanto curiosa, con Eddie e Alice che si spostano da un lercio appartamento di spacciatori all’altro.

Edifici abbandonati, pareti incrostate, devastazioni fisiche e mentali, criminali spietati e drogati senza speranze immergono in pochi minuti in ambienti malati e sudici, forse ancora più bui della notte stessa, e la camera a mano, traballante, ubriaca, frenetica e schizoide, garantisce una sensazione di disagio, un malessere continuo accentuato anche dalla freddezza di un Stellan Skarsgard magistrale nel dare statuario carisma a Eddie e da un cumulo di comprimari moralmente luridi.

La pellicola inforca dapprima bivi invitanti e singolari, abbozzando anche risvolti soprannaturali che però, poi, saranno ridimensionati e quindi azzerati da un rientro in carreggiata piuttosto standard, che non lascia poi molto allo spettatore esigente. Ma nonostante uno sviluppo indubbiamente schematico dopo il notevole, notevole inizio, involuzione amareggiante di una storia che poteva essere schiacciante, The Killing Gene si trasforma in un torture movie incollando, in coda, una lunghissima quanto riuscita scena di sevizie disturbanti. Ci troviamo ora dalle parti di un Saw meno inutilmente iperbolico nella costruzione dei complessi macchinari di morte, ma tra unghie strappate e un martello usato con metodi davvero validi si viene colpiti e affondati da 20 minuti forti e dolorosi.

Dialoghi sicuri e coinvolgenti e ottime prove del cast confezionano a dovere un film magari limitato da una trama che si àncora presto a soluzioni prevedibili, ma che, premendo il pedale della scomodità morale e della feroce crudeltà, nonché assestando un buon, doppio twist finale, funziona egregiamente.

2 commenti:

  1. Grazie della segnalazione, nonchè della sintetica e acuta recensione. Conoscevo "The Children", ma non questo, che cercherò di procurarmi. Buone Feste!

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  2. Di niente! :)
    Diciamo che in questo film shankland lavora bene sulle atmosfere crude, marce e spietate che poi farà esplodere in The Children. :)

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