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Babylon 5 (1 di 3)

By Simone Corà | mercoledì 17 novembre 2010 | 13:00


Nell’anno 2258, la stazione spaziale Babylon 5 è l’unica risorsa in grado di mantenere l’equilibrio tra le razze che popolano l’universo. Una vera e propria città orbitante, costruita e guidata dagli umani dopo una sanguinaria guerra contro i Minbari, che ospita gli ambasciatori della maggior parte delle specie aliene. Oltre ai saggi Minbari stessi, le figure di spicco, per ruolo e importanza, sono G’Kar dei valorosi Narn, Londo Mollari degli aristocratici conquistatori Centauri e Kosh dei misteriosi Vorlon.
La pace nella galassia è mantenuta con enorme sforzo diplomatico, ma verrà presto infranta: l’odio tra i Narn e i Centauri, da sempre in lotta, accrescerà di giorno in giorno, mentre nei recessi dell’universo un’antichissima, crudele razza si sta lentamente risvegliando…

Dopo aver recuperato con qualche anno di ritardo di troppo il capolavoro di Michael J. Straczynski, ancora con le lacrime agli occhi mi chiedo cos’avrebbe fatto la scena fantascientifica intera senza un’opera rivoluzionaria come Babylon 5. Serie come Battlestar Galactica e, per certi versi, Lost non sarebbero mai esistite – e sicuramente sarebbe stato meglio così, non avremmo perso tempo gridando al capolavoro dietro a trame insulse e sconclusionate, gestite da mentecatti incapaci di comprendere il vero meccanismo di una storia a puntate, di una continuity credibile e solida. Ma anche il concetto stesso di serie tv, un concetto ormai standard al giorno d’oggi, difficilmente sarebbe esistito senza Babylon 5, tra i primissimi telefilm a fare del background e della progressione narrativa il loro massimo punto di forza (è curioso però notare come in Giappone gli anime fantascientifici seguissero questa struttura già dagli anni Settanta, con opere come Conan ragazzo del futuro e Mobile Suit Gundam).

Quanto riportato sopra è infatti un misero sunto dell’inestricabile complessità strutturale e narrativa di Babylon 5, una trama impossibile da accennare con la giusta dovizia di particolari in poche righe anche solo per il realismo con cui si sviluppa in queste cinque lunghe stagioni, trasmesse tra il 1993 e il 1998. Per gran parte ideata, scritta e costruita ancora prima della messa in onda del pilota, Babylon 5 fa impallidire cazzatine strutturali come il già citato Battlestar Galactica che, a differenza dell’opera di Straczynski, crea criminalmente una trama portante man mano che la serie prosegue, senza avere però mai un vero punto d’arrivo, peccando quindi spesso di logicità, di coerenza e di credibilità (oltre che di oggettiva qualità, quanto mai può essere bella una storia scritta a caso?).




The Gathering (1993)

L’episodio pilota mostra subito quali saranno i tratti caratteristici della serie: gran numero di personaggi ben sfaccettati, eccellente solidità dialogica, notevole attenzione ai particolari contestuali, poca, pochissima azione, il tutto racchiuso nei tipici interni fantascientifici di plastica anni Ottanta/Novanta. Sarebbe infantile criticare tale aspetto così datato, chiaro che l’occhio assuefatto alla modernità e alla sfarzosità di un Battlestar Galactica troverà qualche ostacolo nell’abituarsi a cotanta vecchiaia, ma è cosa a cui, tutto sommato, si fa presto il callo. Discorso simile per il ricorso all’allora innovativa e poco esplorata CG, di cui Babylon 5 fu precursore (le serie tv sci-fi avevano sempre adoperato i modellini): astronavi ed esplosioni stellari sono oggigiorno ridicole, ma si applaude il tentativo rivoluzionario che poi, negli anni successivi, sarà naturalmente sfruttato in maniera esemplare per un prodotto televisivo.

The Gathering, pur ruotando attorno a un articolato intrigo atto a uccidere l’ambasciatore Kosh, serve prima di tutto a mostrare l’universo creato da Straczynski, le razze in gioco, le tensioni, le rivalità, e pone i primi lenti pilastri che sosterranno la storia nelle stagioni successive: l’enigmatica natura dei Vorlorn e l’insolita conclusione della guerra tra terrestri e Minbari.

Si distingue subito il ricco cast, con i volti carismatici e le ottime interpretazioni di Michael O’Hare nei panni del comandante Sinclair, Jerry Doyle nelle divertenti vesti del capo della sicurezza Garibaldi, ma soprattutto Peter Jurasik nei regali abiti di Londo Mollari e Andrea Katsulas nella pelle squamosa di G’Kar, che diventerà vero e proprio personaggio simbolo di Babylon 5.


Prima stagione (1994)

A dire il vero, l’approccio iniziale non è stato dei più felici. Dopo la robustezza narrativa del pilota, potrebbe essere facile boccheggiare un po’ nelle prime puntate, tanto da pensare, in una manciata di occasioni, di abbandonare addirittura la serie. Ma non fate come me, non fatevi assalire da simili incubi, potreste pentirvene amaramente. Il motivo va ricercato nella scelta strutturale voluta da Straczynski, a suo tempo indubbiamente coraggiosa: la prima serie, infatti, è quasi interamente composta da episodi autoconclusivi, non tutti propriamente brillanti, ma ogni singola storia presenta personaggi, eventi, situazioni necessari alla creazione del tostissimo, sconfinato background su cui edificare, successivamente, la vera e propria trama portante. Gli Psi-Corps comandati dal viscido Bester, i ribelli indipendentisti su Marte, il pianeta Epsilon e molti altri elementi svolgono ora il ruolo dei capitoli iniziali di un romanzo, ma diventeranno elementi fondamentali delle stagioni a seguire.


Non tutto gira a meraviglia, 22 episodi sono davvero troppi e alcuni sono tanto micidiali quanto inutili (la storia sul pugile che cerca rivalsa), ma si percepisce realmente la vita all’interno del Babylon 5, il tempo che passa (ogni stagione rappresenterà un anno), una storia che cresce di giorno in giorno non senza qualche parentesi umoristica, e che, nelle puntate conclusive, mostrerà finalmente i primi, veri risvolti dell’incredibile complessità narrativa creata da Straczynski.

Ci sono alcuni cambiamenti nel cast rispetto al pilota, che migliorano, se possibile, il folto parco personaggi: Richard Biggs nei panni del dottor Richard Franklin e Claudia Christian nelle dolcissime quanto agguerrite vesti della tenente Ivanova.

Continua a leggere la seconda parte dello speciale su Babylon 5>>>

5 commenti:

  1. Tra parentesi la prima stagione è l'unica distribuita in dvd in lingua italiana,con l'unica eccezione del film tv Legend of the rangers.Babilon Five rappresenta ancora oggi l'apoteosi delle serie televisive science fiction e bisogna dare atto a Michael Straczynski di aver saputo creare un universo coerente anche se mi è dispiaciuto quando nella seconda stagione Michael O'Hare è stato sostituito.
    Devo ammettere che la serie è migliorata ed un personaggio cerebrale come Sinclair non sarebbe stato adatto allo sviluppo più action delle stagioni successive. Sheridaninvece si.Però la legenda di Babilon si basa anche su questi particolari.

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  2. Ricordo di aver visto The Gathering e un paio di altri episodi, e nonostante alcuni aspetti dellla realizzazione tecnica possano fare un pò sorridere attualmente, mi pare di ricordare che rimasi nel complesso favorevolmente colpito.

    Prima o poi dovrò guardarmela per bene questa serie.

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  3. @ Nick: vero, in dvd solo la prima stagione, per Jimmy però hanno doppiato l'intera serie (ma le voci, ehm, argh...) e va in onda spesso (ma Jimmy è alla deriva da mesi e mesi).
    Per il resto, concordo con te, anche per me la defezione di O'Hare è stato un colpo (ne parlerò meglio nella seconda parte della recensione), perché il suo carisma è inarrivabile.

    @ Sekhemty: bravo. :)
    La realizzazione tecnica dei primi anni, sì, fa decisamente sorridere, ma poi migliora, e non poco (i combattimenti spaziali, nella terza e quarta stagione, sono, pur con i loro limiti, davvero ottimi). :)

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  4. Smart is the new sexy?
    E' questo che speri postando questo articolo, vero?

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