394 pagine, 7.99 $
ISBN 9780843961546
1965. Ray, ragazzo difficile, si ubriaca con gli amici di sempre, Tim e Jennifer, e li costringere a prendere parte a una folle idea appena venutagli in mente: uccidere due ragazze, ree soltanto di essersi baciate.
1969. Scampato alla galera per insufficienza di prove, Ray lavora nell’hotel dei genitori, continua a essere amico di Tim e con Jennifer è nata una morbosa storia sessuale. Non pago, il ragazzo si invaghisce della graziosa Sally, appena assunta all’hotel, e perde letteralmente la testa per la bellissima Katherine, sottoponendole entrambe a una squilibrata, logorante seduzione ormonale. Nel mentre, il poliziotto Schilling, da sempre convinto che Ray sia colpevole di quel duplice omicidio, cerca con ogni mezzo di incastrarlo…
Ci sono tanti modi per raccontare una storia semplice. Si può propendere per la linearità più accattivante; si può tentare la strada di una finta complessità seducente, magari scombinando la normale cronologia degli eventi; si può giocare la carta di un’attenta impalcatura che metta in secondo piano probabili banalità.
E poi, tra gli altri, c’è il metodo Ketchum.
Dubito ci siano autori, oggigiorno, capaci di spendere qualcosa come trecento pagine per caratterizzare i protagonisti di un romanzo, dare loro uno spessore fatto anche di piccoli gesti e quotidianità più insignificanti, renderli veri, credibili in ogni sfumatura, e tenere sempre altissimi l’interesse, la tensione, anche se la direzione di questo The Lost continua a sfuggire, anche se sembra che la storia raccontata non stia portando, apparentemente, da nessuna parte.
Chi conosce Ketchum sa benissimo, però, quale sia la carica d’orrore che lo scrittore americano è in grado di sfoderare, è una sofferenza tosta, disturbante, e quando finalmente arriva quel momento clou, appare chiaro come ogni singola parola, e sono davvero tante, sia stata spesa per farci spietatamente affezionare a personaggi che patiranno pene infernali difficilmente sopportabili.
Non si toccano i livelli di frustrazione dolorosa provati con La ragazza della porta accanto, opera con cui, volente o nolente, sarà sempre riconosciuto, ma è impossibile sottrarsi a certe mortificazioni, che scuotono tanto per la violenza spropositata, e in The Lost la brutalità sanguinaria raggiunge picchi molti alti, quanto per le motivazioni che sostengono i gesti più intollerabili.
E se parliamo di violenza, è impossibile non citare il prologo, un’esorbitante secchiata di sangue in faccia, quindici pagine di mascelle strappate, denti sputati, squarci disumani, uno splatter esplicito e terribile, per l’insistenza con cui Ketchum sottolinea certi passaggi, certe reazioni, indubbiamente uno degli incipit più efferati e feroci con cui ogni scrittorucolo che si professi di genere dovrebbe scontrarsi.
Il resto, e chiamiamolo poco, è una carrellata di punti di vista, ben otto, attraverso cui entrare nel mondo malato di Ray, in quello succube e mortifero di Jennifer, nello stato di stima e soggezione provato da Tim, nella bizzarria altalenante di Katherine, nell’impotente rabbia alcolica di Schilling, presentando, tra genitori, amici, mogli e fidanzate, decine di personaggi di contorno che, confluendo in importanti ramificazioni narrative, conferiscono una struttura solidissima e inespugnabile a quella che, in fondo, è una storia, come si diceva in apertura, piuttosto semplice e chiara.
Romanzo potente e ammaliante, reso più vero anche da uno stile a tratti schizofrenico e delirante, che costruisce spesso frasi lunghe decine di righe, ipnotizzanti. E come sempre, quando si parla di Ketchum, anche The Lost è soprattutto esperienza da provare.
ISBN 9780843961546
1965. Ray, ragazzo difficile, si ubriaca con gli amici di sempre, Tim e Jennifer, e li costringere a prendere parte a una folle idea appena venutagli in mente: uccidere due ragazze, ree soltanto di essersi baciate.
1969. Scampato alla galera per insufficienza di prove, Ray lavora nell’hotel dei genitori, continua a essere amico di Tim e con Jennifer è nata una morbosa storia sessuale. Non pago, il ragazzo si invaghisce della graziosa Sally, appena assunta all’hotel, e perde letteralmente la testa per la bellissima Katherine, sottoponendole entrambe a una squilibrata, logorante seduzione ormonale. Nel mentre, il poliziotto Schilling, da sempre convinto che Ray sia colpevole di quel duplice omicidio, cerca con ogni mezzo di incastrarlo…
Ci sono tanti modi per raccontare una storia semplice. Si può propendere per la linearità più accattivante; si può tentare la strada di una finta complessità seducente, magari scombinando la normale cronologia degli eventi; si può giocare la carta di un’attenta impalcatura che metta in secondo piano probabili banalità.
E poi, tra gli altri, c’è il metodo Ketchum.
Dubito ci siano autori, oggigiorno, capaci di spendere qualcosa come trecento pagine per caratterizzare i protagonisti di un romanzo, dare loro uno spessore fatto anche di piccoli gesti e quotidianità più insignificanti, renderli veri, credibili in ogni sfumatura, e tenere sempre altissimi l’interesse, la tensione, anche se la direzione di questo The Lost continua a sfuggire, anche se sembra che la storia raccontata non stia portando, apparentemente, da nessuna parte.
Chi conosce Ketchum sa benissimo, però, quale sia la carica d’orrore che lo scrittore americano è in grado di sfoderare, è una sofferenza tosta, disturbante, e quando finalmente arriva quel momento clou, appare chiaro come ogni singola parola, e sono davvero tante, sia stata spesa per farci spietatamente affezionare a personaggi che patiranno pene infernali difficilmente sopportabili.
Non si toccano i livelli di frustrazione dolorosa provati con La ragazza della porta accanto, opera con cui, volente o nolente, sarà sempre riconosciuto, ma è impossibile sottrarsi a certe mortificazioni, che scuotono tanto per la violenza spropositata, e in The Lost la brutalità sanguinaria raggiunge picchi molti alti, quanto per le motivazioni che sostengono i gesti più intollerabili.
E se parliamo di violenza, è impossibile non citare il prologo, un’esorbitante secchiata di sangue in faccia, quindici pagine di mascelle strappate, denti sputati, squarci disumani, uno splatter esplicito e terribile, per l’insistenza con cui Ketchum sottolinea certi passaggi, certe reazioni, indubbiamente uno degli incipit più efferati e feroci con cui ogni scrittorucolo che si professi di genere dovrebbe scontrarsi.
Il resto, e chiamiamolo poco, è una carrellata di punti di vista, ben otto, attraverso cui entrare nel mondo malato di Ray, in quello succube e mortifero di Jennifer, nello stato di stima e soggezione provato da Tim, nella bizzarria altalenante di Katherine, nell’impotente rabbia alcolica di Schilling, presentando, tra genitori, amici, mogli e fidanzate, decine di personaggi di contorno che, confluendo in importanti ramificazioni narrative, conferiscono una struttura solidissima e inespugnabile a quella che, in fondo, è una storia, come si diceva in apertura, piuttosto semplice e chiara.
Romanzo potente e ammaliante, reso più vero anche da uno stile a tratti schizofrenico e delirante, che costruisce spesso frasi lunghe decine di righe, ipnotizzanti. E come sempre, quando si parla di Ketchum, anche The Lost è soprattutto esperienza da provare.
Ma questo libro si trova in italiano? Comunque il film tratto da the lost è un capolavoro e arriverà presto in italiano ;)Dovresti guardarlo, se non l'hai già fatto.
RispondiEliminaNo, purtroppo non c’è in italiano. Ketchum comunque ha una scrittura molto agevole, anche nelle parti più deliranti, si segue piuttosto facilmente. E per quel prezzo, 6 euro, si può correre il rischio e provare la lettura in inglese. :)
RispondiEliminaIl film non l’ho ancora visto, volevo spararmi prima il romanzo perché conto, con un po’ di buona volontà, di leggere tutto ciò che ha scritto Ketchum.
So delle buone critiche, e se arriverà prossimamente in Italia si porterà dietro anche il libro, sicuramente in una comodissima edizione a copertina rigida a venti euro. :-|
Me lo segno.
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