Urania Epix n.11, Mondadori, 2010
377 pagine
4,90 Euro
Autore instancabile, con Bad Visions Danilo Arona arriva alla quarta pubblicazione nel giro di pochi mesi (L'estate di Montebuio, Bad Prisma, Ritorno a Bassavilla le altre tre più recenti).
Bad Visions è il proseguimento filologico e contenutistico di Bad Prisma, ma non c’è solo Melissa Parker e il suo fantasma apocalittico in queste quasi 400 ricche pagine come sempre sono quelle targate Arona. Bad Visions è infatti costituito da due romanzi brevi, il primo dei quali, La stazione del dio del suono, è una riedizione del volume uscito alcuni anni fa per Larcher Editore, e ora, causa fallimento della casa editrice, introvabile. È solo nel secondo romanzo, Blue Siren, seguito diretto di Melissa Parker e l’incendio perfetto, che il terribile spettro della ragazza torna a mietere vittime sulle strade piemontesi.
Ma andiamo con ordine.
Con un gruppo di arzilli vecchietti come protagonisti, che si ritrovano in una stazione ferroviaria abbandonata per raccontare storie del terrore, La stazione del dio del suono è opera singolare, poco immediata e magari non sempre accattivante, ma di grande impatto fascinoso per via di una variopinta struttura a incastro che scombussola, di pagina in pagina, la ruota della storia.
Quasi una sorta di antologia di racconti, questa prima parte di Bad Visions strega per una sequenza di capitoli semiconclusivi che narrano storie che si intrecciano, si incastrano, si mescolano l’una nell’altra per raccontare altre storie ancora, in un continuo, imprevedibile susseguirsi di situazioni che andranno a formare una trama generale corposa e multisfaccettata.
Tra terremotanti boati sonori, band rock’n’roll senza speranze, killer sanguinari e colossali creature, La stazione del dio del suono sprigiona un’inesauribile fonte di curiosità che spinge a proseguire, e capire dove diavolo andrà a parare Arona, anche quando gli eventi raccontati vengono rallentati da alcune parentesi magari un po’ sonnolente e da una certa sovraggettivazione che appesantiscono la lettura.
Ancora più variegato e interessante Blue Siren, nel quale Arona tiene con bravura le redini di trame molto diverse tra loro, per situazioni, contesti e stile. Dall’Inghilterra di fine Ottocento alla Bassavilla dei tempi nostri, dalle foreste amazzoniche alle discoteche più tamarre, Blue Siren riunisce avvenimenti, personaggi ed enigmi che nulla sembrano avere in comune, nemmeno sforzandosi di immaginare i più arzigolati sviluppi possibili, e questo non fa altro che mostrare la sua maestria nel sommergere il lettore di ua desiderio di sapere che sembra non venire mai saziato.
Che poi non tutte le domande trovino risposta, e che la soluzione del mistero, essendo Melissa l’indiscussa protagonista, sia a suo modo uno standard aroniano, poco importa, perché sequenze magistrali come il lunghissimo interrogatorio con cui Douglas Middleton inquisisce Jennifer Giddens e sviscera l’inquietante rompicapo ectoplasmatico che sgorga dalle di lei voce, creano momenti di enorme tensione nonché pura, semplice goduria narrativa.
Non siamo al cospetto di opere massicce e ambiziosamente complesse come L’estate di Montebuio, né di fronte a romanzi importanti, fondamentali per l’horror nostrano come lo furono Cronache di Bassavilla e Black Magic Woman, ma Bad Visions è comunque grande, piacevolissimo intrattenimento orrorifico che pochi, davvero pochi sono in grado di regalare.
377 pagine
4,90 Euro
Autore instancabile, con Bad Visions Danilo Arona arriva alla quarta pubblicazione nel giro di pochi mesi (L'estate di Montebuio, Bad Prisma, Ritorno a Bassavilla le altre tre più recenti).
Bad Visions è il proseguimento filologico e contenutistico di Bad Prisma, ma non c’è solo Melissa Parker e il suo fantasma apocalittico in queste quasi 400 ricche pagine come sempre sono quelle targate Arona. Bad Visions è infatti costituito da due romanzi brevi, il primo dei quali, La stazione del dio del suono, è una riedizione del volume uscito alcuni anni fa per Larcher Editore, e ora, causa fallimento della casa editrice, introvabile. È solo nel secondo romanzo, Blue Siren, seguito diretto di Melissa Parker e l’incendio perfetto, che il terribile spettro della ragazza torna a mietere vittime sulle strade piemontesi.
Ma andiamo con ordine.
Con un gruppo di arzilli vecchietti come protagonisti, che si ritrovano in una stazione ferroviaria abbandonata per raccontare storie del terrore, La stazione del dio del suono è opera singolare, poco immediata e magari non sempre accattivante, ma di grande impatto fascinoso per via di una variopinta struttura a incastro che scombussola, di pagina in pagina, la ruota della storia.
Quasi una sorta di antologia di racconti, questa prima parte di Bad Visions strega per una sequenza di capitoli semiconclusivi che narrano storie che si intrecciano, si incastrano, si mescolano l’una nell’altra per raccontare altre storie ancora, in un continuo, imprevedibile susseguirsi di situazioni che andranno a formare una trama generale corposa e multisfaccettata.
Tra terremotanti boati sonori, band rock’n’roll senza speranze, killer sanguinari e colossali creature, La stazione del dio del suono sprigiona un’inesauribile fonte di curiosità che spinge a proseguire, e capire dove diavolo andrà a parare Arona, anche quando gli eventi raccontati vengono rallentati da alcune parentesi magari un po’ sonnolente e da una certa sovraggettivazione che appesantiscono la lettura.
Ancora più variegato e interessante Blue Siren, nel quale Arona tiene con bravura le redini di trame molto diverse tra loro, per situazioni, contesti e stile. Dall’Inghilterra di fine Ottocento alla Bassavilla dei tempi nostri, dalle foreste amazzoniche alle discoteche più tamarre, Blue Siren riunisce avvenimenti, personaggi ed enigmi che nulla sembrano avere in comune, nemmeno sforzandosi di immaginare i più arzigolati sviluppi possibili, e questo non fa altro che mostrare la sua maestria nel sommergere il lettore di ua desiderio di sapere che sembra non venire mai saziato.
Che poi non tutte le domande trovino risposta, e che la soluzione del mistero, essendo Melissa l’indiscussa protagonista, sia a suo modo uno standard aroniano, poco importa, perché sequenze magistrali come il lunghissimo interrogatorio con cui Douglas Middleton inquisisce Jennifer Giddens e sviscera l’inquietante rompicapo ectoplasmatico che sgorga dalle di lei voce, creano momenti di enorme tensione nonché pura, semplice goduria narrativa.
Non siamo al cospetto di opere massicce e ambiziosamente complesse come L’estate di Montebuio, né di fronte a romanzi importanti, fondamentali per l’horror nostrano come lo furono Cronache di Bassavilla e Black Magic Woman, ma Bad Visions è comunque grande, piacevolissimo intrattenimento orrorifico che pochi, davvero pochi sono in grado di regalare.
Ma noooo mi copi gli articoli! brutto orsetto emo che non sei altro!
RispondiEliminaAppena ti becco ti lego a una sedia davanti una tv che trasmette la puntata sulle lampadine di fringe a ciclo continuo ahahahahahaha!
Comunque, ovviamente, concordo.
Tranne sulla sirena, che non ho ancora letto.
No, non mi legherai mai!
RispondiEliminaE comunque la mia recensione è più meglio della tua, oh sì! :-p
Credo che comincerò da questo libro sperando di proseguire con altre letture Aroniane.
RispondiEliminaArona non si smentisce mai. spaventa.
RispondiElimina@ redman: ottima scelta! In fondo, si tratta pur sempre di due romanzi al prezzo di uno!
RispondiElimina@ Gerardo: in Blue Siren ho trovato ottime suggestioni, molto sinistre e inquietanti, ma la paura provata con le Cronache e Black Magic Woman sono sicuramente più concrete e terribili.
Penso comunque che Arona abbia trovato un ottimo miscuglio di stile, struttura e "tormentoni" orrorifici, e dubito seriamente possa mai, a questo punto della sua carriera, offrire un'opera di poco valore. :)