Duma Key

By Simone Corà | lunedì 26 ottobre 2009 | 13:55

di Stephen King
Sperling & Kupfer Economica, 2009
743 pagine
14 €

Edgar, prima dell'incidente, era dirigente di un’azienda edilizia, aveva una moglie splendida e due figlie meravigliose. Ma dopo essere sopravvisuto miracolosamente alla rottura di una gru, si ritrova con grossi problemi mnemonici, un braccio in meno e un divorzio da affrontare. Bisognoso di spazio, va a vivere sulla costa, a Duma Key, per cercare la pace e l'armonia dell'oceano e di se stesso. Lì, scopre di avere enormi doti pittoriche, e di essere in grado di dipingere splendidi quadri in pochissimo tempo, come se fosse guidato da una mano aliena. Ma le sue creazioni non sono soltanto dipinti: sembrano infatti prevedere il futuro, o farlo realizzare. E quando inizia a dipingere una nave minacciosa che, quadro dopo quadro, si avvicina inesorabilmente alla spiaggia, iniziano i guai.

Inutile parlare della discontinuità qualitativa del King degli ultimi anni. Prolissità, autocompiacimento, parentesi troppo verbali che pochi editor al mondo, intimoriti dallo scrittore horror più famoso di tutti i tempi, sarebbero in grado di mutilare, e una certa mancanza di idee, fattore che lo ha traghettato in una sorta di continua citazione/clonazione involontaria dei suoi cliché, lo hanno trascinato in un fondo narrativo piuttosto arduo da risalire.

Duma Key, finalmente in un’edizione economica spaventosamente costosa (14 euro!), sua ultima prova lunga prima dell’antologia Al crepuscolo e del fresco di libreria The Dome, non è esente da questi difetti, tutt’altro, ma mostra comunque un Re inaspettatamente in forma. Perché lo stile, nonostante i frequenti stop che si traducono in almeno un 20% del totale tranquillamente evirabile (basti pensare ai soli, fastidiossimi, inutilmente enigmatici intermezzi in corsivo che dividono i capitoli), è di una sorprendente scorrevolezza, una fluidità formidabile, qualità che credevo fosse evaporata dalla penna di King.

E sono molte, moltissime le sequenze in cui la squisita lettura si trasforma in invidiosa adorazione, soprattutto nei dialoghi sopraffini, di altissima classe, che chiunque scribuncolo dovrebbe studiare e studiare e studiare e continuare a ripassare.

Più di routine il lavoro di caratterizzazione dei personaggi che, come l’intreccio, sono kinghiani sin dalla prima lettera. Ciò non toglie la presenza di personalità forti, realistiche e, nel caso di Ilse e Wireman, magnificamente carismatiche, che trascinano in avanti da sole l’intero romanzo. E anche Edgar, pur nella sua ordinarietà kinghiana di artista del soprannaturale, convince per una certa psicolabilità iniziale che via via si attenua ma che rimane, per il lettore, curiosamente in superficie, sempre pronta a riaffiorare.

E se la trama presenta un inaspettato twist horror nella parte finale, un breve ma intenso viaggio tra piante tentacolari e creature bizzarre, ci ritroviamo adagiati su territori cari all’autore, contesti in cui viene posta molta impotanza a elementi psichici e, in generale, poteri mentali, nonché un’evidente autoplagio nei confronti de Il fotocane, racconto contenuto in Quattro dopo mezzanotte, ma rimane una generale buona impressione per l’ottima strutturazione e, prima dell’esplosione finale, l’emergere adeguato della componente soprannaturale.

Duma Key è quindi un buon lavoro, curioso e interessante pur nella sua prevedibilità standard a cui la vecchiaia del Re ci ha ormai addestrati, e sarebbe un errore farne a meno per il timore di scontrarsi con la solita, mediocre prova che ci si aspetterebbe dal narratore dell’incubo del Maine.

2 commenti:

  1. Ho letto le prime pagine su blaze
    dove le avevano messe in coda al romanzo
    e mi sono piaciute subito
    non so se lo piglierò
    non a breve in ogni caso
    comunque ti dirò che questo mi ispira parecchio
    ma parecchio

    prossima estate, chissà...

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  2. Ti dirò, a me l'anteprima su Blaze aveva colpito poco, e non so se poi sia rimasto tutto uguale, perché in origine era solo un racconto. Ma magari sono solo io che ricordo male...

    Fatto sta che si legge tutto davvero benissimo e in maniera ultra fluida, anche se succede poco niente e il bello arriva nelle ultime 200 pagine. :)

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