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999 - L'ultimo custode

By Simone Corà | venerdì 30 ottobre 2009 | 13:28

di Carlo A. Martigli
Castelvecchi Editore, 2009
475 pagine
18,50 euro

Guido de Mola riceve un plico misterioso da parte del nonno paterno, recentemente defunto, che non conosceva molto bene. All’interno, ci sono due manoscritti, uno redatto da poco, e l’altro risalente a una probabile era rinascimentale. Addentrandosi nella lettura, Guido si rende così conto dei misteri che avvolgevano la figura di Pico della Mirandola, enigmi che lo conducono in un viaggio a ritroso nel tempo, quando la Chiesa dava la caccia alle streghe e i Templari governavano il mondo nel tentativo di nascondere un segreto religioso che, ora, potrebbe stravolgere ogni credenza umana.

In questa recensione avrebbe dovuto apparire il termine “Templari”, ma lo scriverò invece solo qui per riassumere il libro e, nel caso siate allergici a certe sottocategorie narrative, risparmiarvi un sacco di starnuti.

So che, in tempi attuali, dire “Templari”, soprattutto in un piccolo spazio virtuale come Midian, dove chi scrive e chi legge tende a cercare qualcosa di più, nella lettura, di un semplice svago, potrebbe essere sufficiente per marchiare, spinti da ogni tipo di – giusto – pregiudizio, qualsiasi opera.
E 999 – L’ultimo custode, best seller tricolore, in testa a ogni classifica di vendita delle ultime settimane, di certo non ha caratteristiche tali per sorvolare su questo aspetto, ma ne possiede comunque altre per garantirsi un certo, povero ma presente, piacere nella lettura.

Pur cercando di sorvolare sul titolo orribile e furbetto, grossa esca succosa per le migliaia di pesci che infestano le librerie, non è di certo la curiosità il primo stato d’animo con cui ci si avvicina al romanzo di Carlo A. Martigli. Troppi preconcetti, troppi tabù, nonché minacciose ombre danbrowniane, e la paura di avere a che fare con l’ennesimo polpettone fantateologico fa arretrare di più di un passo.

Ma sebbene la scrittura di Martigli mostri attenzione, precisione, rigorosità storica e, semplicemente, un maggior e stuzzicante gradimento rispetto al naturale paragone letterario, l’intreccio, pur con i suoi mille argomenti trattati, sempre gustosamente oscillanti fra il concreto, l’esoterico e il soprannaturale, non riesce mai a catturare, ad afferrare il lettore e coinvolgerlo veramente nella lettura.

Fin da subito, infatti, si respira una certa freddezza didascalica, costante omogeneità delle quasi 500 pagine che mina, involontariamente, una certa fluidità narrativa che, comunque, Martigli dimostra di saper dare alle sue parole.
Ed è quindi un peccato, perché i temi toccati, nonostante il calo d’interesse di cui sono stati legittimamente vittima negli ultimi anni, presentano ben più di un accento curioso (un libro misterioso, l’intrusione soprannaturale dei nazisti), e il desiderio di far quadrare i conti nasce spontaneo, perché la curiosità esige risposte.

Se Martigli avesse saputo coniugare freschezza narrativa con un uso minore di certi sterotipi fantastorici, avremmo avuto tra le mani un romanzo magari non esplosivo, ma sicuramente importante, piacevole, ideale punto d’incontro tra critica e pubblico.

Ora come ora, invece, 999 – L’ultimo custode è bene o male una macchina mangiasoldi certamente allettante per il lettore medio, ma sosta ricreativa da cui ogni lettore di Midian e dintorni dovrebbe proteggere il proprio borsellino.

8 commenti:

  1. Grazie per questa recensione. Te lo dico perchè era proprio uno di quei libri che scartavo con pregiudizio, ritenendolo appunto danbrownesco.
    Oddio, ogni tanto mi piacciono - e anche tanto - i romanzi di questo genere. Solo che di clone in clone la qualità precipita.
    Invece tu fai capire che "999" è un po' diverso.
    Appena lo trovo usato, gli do una chance...

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  2. No, be', sta' in guardia comunque, perché anche se manca quella componente thriller scialba e sempliciotta alla Dan Brown, il meccanismo fantastorico è sempre quello.

    Poi è scritto benino, ma i personaggi sono poco caratterizzati, e si punta più sul mistero storico che su tutto il resto.

    Diciamo che sarebbe un libro da 5.

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  3. Mmm, la fantastoria a me piace. Giacobbo mi fa una pippa :)
    Scherzi a parte, ciò che disprezzo in Brown è lo stile da romanzetto di quart'ordine. Le trame in sé, per quanto inverosimili, sono anche interessanti.
    Se Martigli scrive meglio di Brown, merita una mia lettura...

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  4. Allora ok, potrebbe anche piacerti. :)

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  5. Ho appena finito, complice un estenuante viaggio in treno, L'ULTIMO CUSTODE.
    Il romanzo è sicuramente interessante e la lettura non posso dire non sia stata piacevole. La ricostruzione storica è abbastanza accurata, anche se non perfetta (la relazione tra Rodrigo Borgia e Giulia Farnese, secondo l'Autore, inizia nel 1486 sebbene, probabilmente, i due si conobbero nel 1488 in occasione del fidanzamento di Giulia con Orso Orsini. Inoltre, come amante in carica di Rodrigo, Giulia non risiedette stabilmente nel palazzo della Vicecancelleria, ma nel palazzo di Santa Maria in Portico. Ma queste sono inezie...). Forse è una forzatura eccessiva immaginare Cristoforo Colombo come figlio naturale di Innocenzo VIII.
    La prosa mi è sembrata un po' piatta. La conclusione, inoltre, non mi pare riesca a sciogliere tutti i nodi della trama.
    Comunque, al solito, ottima recensione!
    Luca

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  6. scusate, ma come fate a dire che martigli scrive se non bene, meno peggio di altri? ok, dan brown non l'ho letto, è peggio di questo? AIUTO!!!
    lasciando perdere questioni "elevate" di gusto personale, tipo la prosa è scialba, eccessivamente pedante in alcuni punti etc., su alcune regole che ci insegnano le maestre delle elementari non si transige: GLI non si può riferire a donne, i verbi modali non sono transitivi, quindi non chiedono indiscriminatamente l'uso dell'ausiliare avere, giusto per fare un paio di esempi ricorrenti. se penso che prima di essere pubblicato questo libro è stato letto da almeno 3 o 4 "professionisti" mi vengono i brividi.

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  7. Lo sto leggendo, mi sono lasciata "pescare" dalla copertina, mea culpa. A parte ciò che hai sottolineato e alcune vaccate grammaticali, ciò che mi ha fatto rizzare la peluria è il fatto che questo signore faccia esprimere un papa con il linguaggio di un "camallo" della darsena di Genova Ovest. Sono rimasta imbambolata tre minuti buoni d'orologio, quando ho letto la seguente battuta infilata in bocca a Innocenzo VIII: "m'attastu pe' vedè se ghe sun"...ho quasi paura a proseguire la lettura.

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  8. E il bello è che certe leggende editoriali dicono abbia venduto tipo 100.000 copie: ovvio che si gonfia parecchio, resta comunque allucinante vedere cosa piaccia -e quanto - al gregge italiano.

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