creato e scritto da: Charlie Brooker
diretto da: Yann Demange
episodi: 5
durata: 42 minuti il primo e 24 gli altri
anno: 2008
produzione: UK
Durante la diretta televisiva di un’importante puntata del Grande Fratello inglese, dove sta per essere eliminato uno degli otto concorrenti rimasti in gara, i morti iniziano a resuscitare, arrivando ben presto negli studi dove si sta svolgendo l’edizione del famoso format televisivo. Inizia così, per partecipanti, produttori, conduttrici e assistenti una disperata gara di resistenza all’incubo che ha invaso l’Inghilterra e forse il mondo intero.
Sorpendente prodotto televiso, Dead Set, mini-serie di cinque puntate per un totale di poco più di due ore di durata, è fiera e orgogliosa di spruzzare dal tubo catodico ettolitri di sangue grumoso e quintali di flaccide viscere. Nessuna moralizzante censura, nessun fastidioso taglio nonostante la possibile esposizione a un pubblico ben più generico e borbottante di quello selezionato se si fosse trattato di un giocattolo splatter cinematografico.
E se in Inghilterra esplodono teste e corpi in tv, in Italia, di fronte anche solo a un’idea del genere per una fiction, sarebbero esplose teste e corpi reali (anche se dubito che la mancanza di un’italianizzazione di questo gioellino sia dovuta a simili asperità falsamente etiche).
Devota all’ultima generazione dei morti viventi, gli zombie corridori portati in vita dalla modernità romeriana di Zack Snyder da una parte e dalla frenesia infetta di Danny Boyle dall’altra, Dead Set è un classico gingillo di sopravvivenza disperata, che obbliga una manciata di protagonista dietro un riparo improvvisato, alle prese con una convivenza forzata all’interno e con una morte inevitabile proveniente dall’esterno.
I cliché della situazione ci sono tutti, dall’usuale rompicoglioni che manda ogni buona volontà a puttane passando per la troietta di turno o l’intellettuale saccente o il figaccione muscoloso, per finire con una protagonista che diventa eroina, leader dei sopravvissuti per capacità reattiva e palle quadrate. È proprio in quest’ultimo personaggio che Dead Set appare fin troppo citazionista e ancorato a certi irritanti stereotipi, che vogliono un’eroina femminile in grado di passare dalle lacrime all’uso spietato delle pistole in pochi minuti.
Meglio, invece, molto meglio nelle altre sterotipate personalità, perché ognuna, dalla stupida Pippa all’odioso ma carismatico produttore, è davvero ben delineata in tratti realistici e credibili, che fanno passare in secondo piano una certa mancanza di inventiva, fattore tra l’altro assicurato da dialoghi eccellenti e situazioni splendidamente congegnate (la convivenza stessa tra Pippa e il produttore, la gita al supermercato).
Piacevoli e inaspettate, poi, alcune sorprese caratteriali, come i poliziotti durante l’escursione in cerca di medicine, o il risvolto amoroso della fredda killer che incontra Rig.
diretto da: Yann Demange
episodi: 5
durata: 42 minuti il primo e 24 gli altri
anno: 2008
produzione: UK
Durante la diretta televisiva di un’importante puntata del Grande Fratello inglese, dove sta per essere eliminato uno degli otto concorrenti rimasti in gara, i morti iniziano a resuscitare, arrivando ben presto negli studi dove si sta svolgendo l’edizione del famoso format televisivo. Inizia così, per partecipanti, produttori, conduttrici e assistenti una disperata gara di resistenza all’incubo che ha invaso l’Inghilterra e forse il mondo intero.
Sorpendente prodotto televiso, Dead Set, mini-serie di cinque puntate per un totale di poco più di due ore di durata, è fiera e orgogliosa di spruzzare dal tubo catodico ettolitri di sangue grumoso e quintali di flaccide viscere. Nessuna moralizzante censura, nessun fastidioso taglio nonostante la possibile esposizione a un pubblico ben più generico e borbottante di quello selezionato se si fosse trattato di un giocattolo splatter cinematografico.
E se in Inghilterra esplodono teste e corpi in tv, in Italia, di fronte anche solo a un’idea del genere per una fiction, sarebbero esplose teste e corpi reali (anche se dubito che la mancanza di un’italianizzazione di questo gioellino sia dovuta a simili asperità falsamente etiche).
Devota all’ultima generazione dei morti viventi, gli zombie corridori portati in vita dalla modernità romeriana di Zack Snyder da una parte e dalla frenesia infetta di Danny Boyle dall’altra, Dead Set è un classico gingillo di sopravvivenza disperata, che obbliga una manciata di protagonista dietro un riparo improvvisato, alle prese con una convivenza forzata all’interno e con una morte inevitabile proveniente dall’esterno.
I cliché della situazione ci sono tutti, dall’usuale rompicoglioni che manda ogni buona volontà a puttane passando per la troietta di turno o l’intellettuale saccente o il figaccione muscoloso, per finire con una protagonista che diventa eroina, leader dei sopravvissuti per capacità reattiva e palle quadrate. È proprio in quest’ultimo personaggio che Dead Set appare fin troppo citazionista e ancorato a certi irritanti stereotipi, che vogliono un’eroina femminile in grado di passare dalle lacrime all’uso spietato delle pistole in pochi minuti.
Meglio, invece, molto meglio nelle altre sterotipate personalità, perché ognuna, dalla stupida Pippa all’odioso ma carismatico produttore, è davvero ben delineata in tratti realistici e credibili, che fanno passare in secondo piano una certa mancanza di inventiva, fattore tra l’altro assicurato da dialoghi eccellenti e situazioni splendidamente congegnate (la convivenza stessa tra Pippa e il produttore, la gita al supermercato).
Piacevoli e inaspettate, poi, alcune sorprese caratteriali, come i poliziotti durante l’escursione in cerca di medicine, o il risvolto amoroso della fredda killer che incontra Rig.
Inaspettatamente, un’ambientazione così tanto sfruttata negli ultimi tempi come il castello di superficialità del Grande Fratello, specchio della leggerezza sociale di questi anni, è ben calibrata, e non si cerca mai di forzare personaggi, dialoghi e trama per creare sottotesti morali da cui far traspirare esili e banali messaggi. Si corre, si grida, si spara e si muore, vomitando litri e litri di sangue, questo è Dead Set, nient’altro.
Ciò che più piace, infatti, e che più resterà impresso a noi inguaribili horror maniacs, è l’esagerata sovrabbondanza di efferratezze e brutalià sanguinarie, a partire da una testa fracassata da un estintore, citazione, voluta o meno, forse addirittura più riuscita dell’originale presente in Irreversible. Poi è solo una sequenza interminabile di morsi affamati, geyeser di sangue, intestini all’aria, cervelli che scoppiano e trucidazioni di ogni tipo.
Niente di nuovo nell’universo zombesco, nessuna innnovazione che possa far prosperare tale sottogenere horror verso lidi meno classici e prevedibili, ma Dead Set è un lavoro più che buono, ottimamente scritto, diretto e interpretato, e per quanto svolga un classico compitino, lo svolge nel migliore dei modi. Tanto basta per gustarselo con sguardo voglioso.
Ohhhhhhhhhhh, cazzo! Finalmente un altro che l'ha visto!
RispondiEliminaLieto che ti sia piaciuto :)
In effetti non riesco a immaginare una roba del genere prodotta in Italia... qui siamo fermi ai padri pii e a Pinocchio... vero horror, porca putrella! :-(
Pinocchio, madonna, come se ne avessimo ancora bisogna della trasposizione n.7659874354375.
RispondiEliminaCmq sì, Dead Set l'ho visto anch'io e guarda caso (che poi proprio un 'guarda casa' non è :) )avrei postato la recensione il giorno dopo in cui tu l'hai ripostata sul tuo blog, così ho aspettato qualche giorno. :-P
Peccato solo duri così poco...
Una delle migliori produzioni zombesche di sempre.
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