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Martyrs

By Simone Corà | lunedì 20 aprile 2009 | 13:48

2008, Francia, colore, 95 minuti
Regia: Pascal Laugier
Sceneggiatura: Pascal Laugier

Da bambina, Lucie è stata rapita da un misterioso sadico che l’ha incatenata a una sedia e l’ha picchiata per un lungo periodo di tempo, segnandone il corpo e lo spirito. Ora, a molti anni di distanza, Lucie è decisa a vendicarsi di coloro che le hanno fatto del male, ma deve fare attenzione a una rivoltante creatura femminile che sembra darle la caccia.
Ad aiutarla, l’amica Anna, unica persona con cui Lucie sia riuscita a confidarsi.


Leggendo questa recensione e cercando di comprendere altri esaltanti commenti da amici sparsi per la rete, non riuscivo a concepire come Martyrs, dall’impostazione apparentemente così tradizionale e facilmente accostabile ai suoi cuginetti francesi come Frontière(s) e A l’Intérieur, potesse rappresentare un nuovo, miracoloso punto fisso dell’horror odierno. Ma l’importanza dell’opera prima di Pascal Laugier è tale, e così evidente nella seconda metà del film, che ogni paragone o tentativo di contenimento entro certi confini diventa superfluo e inutile.

La tanto chiacchierata violenza sprigionata non raggiunge mai le vette emoglobiniche dei già citati Frontière(s) e A l’Intérieur, perché qui non siamo di fronte all’ennesimo slasher d’oltralpe che gioca ogni carta in esplosioni di viscere e mutilazione esasperate. Martyrs non è la semplice esposizione di sbudellamenti intestinali e occhi spappolati, né la ricerca estenuante dell’estremo puramente visivo, al servizio di una trama minimale ed evanescente, o l’ormai banale trasformazione da timida ragazza comune a eroina cazzuta che uccide chiunque incroci il suo sguardo. Martyrs va oltre a ogni catalogazione, perché la brutalità che trasuda da ogni millimetro di pellicola è una ferocia inimmaginabile che scava nel profondo, schiva corpi e organi per frustare l’anima, lasciando solchi emotivi indelebili.

Mai, mai, mai prima di questo film ho temuto di non riuscire a reggere fino alla fine.
Mai, mai, mai prima di questo film ho sofferto così tanto nell’immedesimazione della protagonista.
Mai, mai, mai prima di questo film sono rimasto devastato dalla conclusione, ritrovandomi a fissare il vuoto per cercare di calmare l’animo sfigurato.

Perché ciò che più colpisce di Martyrs è che ogni singola goccia di sangue, ogni grido e ogni lacrima è giustificata da un risvolto della trama impensabile a inizio film, quando tutto appare ancora così ordinario e abituale. Non c’è niente di gratuito, anche nei momenti più estremi e di ardua sopportazione, quando entrano in gioco catene, coltelli e maschere piantate nel cranio.

E tutto acquista un senso attraverso una paradossale progressione di crudeltà, strutturata nei venti minuti finali in cui i dialoghi evaporano in favore di schiaffi, pianti strozzati, pugni, testate, vestiti strappati, suppliche e scarnificazioni che entrano dentro quanto un chiodo arrugginito in un piede. L’annichilimento devasta sensi e intelletto, lasciando pietrificati da un’immagine conclusiva che perseguiterà per giorni e giorni.

Perché Martyrs è la glorificazione della violenza, è la divinizzazione di un certo modo di intendere l’horror, è il raggiungimento del gradino evolutivo successivo, e sarà metro di paragone per molti anni a venire.

Difficile rimanere impassibili dopo una simile visione, e difficile fare mente locale e raccogliere i pensieri in maniera razionale. Nessuno, nessuno, nessuno, può essere psicologicamente preparato per un film come questo, e non trovo troppo improbabile credere alla varie dicerie di persone svenute in sala e ambulanze accorse fulminee.

Sconvolgente.

15 commenti:

  1. Però hai scritto "entrano dentro" e hai usato due volte "devastare". :-o

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  2. :-|

    E mi sa che ce li dovrò lasciare, che per correggere un post mi ci vogliono sei ore.
    Fai finta di non vederli, su.

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  3. Più che altro ha scritto, è già cosa sufficiente a far chiurlare di sofferenza i caprimulgi...

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  4. Dillo, che la tua è invidia, non aver paura.

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  5. Ma quindi più horror o più violenza e brutalità "umana"? Perchè forse è per quello che sconvolge tanto. Magari mi sbaglio, ma leggendo ho ripensato a Irreversible.

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  6. Entrambe le cose.

    Non è propriamente una sorta di Saw o Hostel, come potrebbe sembrare, dove la crudeltà umana è spinta a mille ma in fin dei conti è gratuita e fine a se stessa, ma non è nemmeno un horror vero e proprio, anche se in qualche maniera ci sono tutti gli estremi per definirlo così.

    E' difficile da spiegare, ma la brutalità giustifica la, diciamo, componente "soprannaturale", e viceversa la componente "soprannaturale" giustifica la brutalità.

    E' un film che va oltre qualsiasi cosa, e gli ultimi venti minuti sono indescrivibili.

    E quando arriverà nei cinema italiani, se arriverà, io che l'ho già visto e sono preparato farò il figo, e mi godrò le reazioni della gente. XD

    PS: Irreversible non l'ho mica visto, ancora.

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  7. Mi piacerebbe vederlo, ma date le premesse, non credo di averene il coraggio.
    Irreversible non ha niente a che vedere con l'horror, ma la brutalità nuda e cruda c'è espressa in due principali scene. Inoltre potrebbe piacerti per come è costruito.

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  8. "Mai, mai, mai prima di questo film ho temuto di non riuscire a reggere fino alla fine."

    Se lo dici tu mi fido, eh?! L'ho appena scaricato.
    Irreversible merita solo per la scena della Bellucci. Magari la trovi su Megaporn :D

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  9. Sì però ogni tanto inquadrano cassel che vomito la colazione del 2007 tanto è brutto come uomo e anche come francese...

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  10. Ma prova tu a sentir parlare la Bellucci tutti i giorni, povero lui.

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  11. Mi aggiungo anch'io al coro di quelli che ci è piaciuto Martyrs. Io mi reputo di stomaco forte, ma stavolta è stata davvero pesa. E infatti sarò vile, ma quando esce al cinema io non ci vado a rivederlo.

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  12. Gesù che post orgasmico...
    Oh, io me lo guardo, ma se è uno dei tuoi soliti tiri...

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  13. Pagherei per sapere cosa dice alla fine nell'orecchio della vecchia..
    Ottima recensione, condivido in pieno :-)

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