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Elfen Lied

By Simone Corà | domenica 8 marzo 2009 | 13:33

Regia: Mamoru Kanbe
Episodi: 13 + 1 OAV
Durata: 24 minuti cad.
Anno: 2004

I Diclonius sono creature femminili estremamente pericolose. Del tutto simili a una qualunque ragazza, se non per un paio di minuscole corna che spuntano all’altezza delle tempie, possiedono i cosidetti ‘vettori’, ovvero invisibili braccia aggiuntive, guidate dalla forza mentale e dotate di una potenza smisurata.

Lucy, forse il Diclonius più pericoloso, fugge dal laboratorio di ricerca in cui è imprigionata. Dopo aver ucciso chiunque si frapponga fra lei e l’uscita, viene raggiunta da un proiettile che, colpendola alla testa, le fa perdere memoria e linguaggio, trasformandola in un’innocua e ingenua ragazzina.

Kouta, un giovane universitario, trova Lucy sulla spiaggia, e, assieme alla sua amica Yuka, decide di ospitarla nella loro casa, ignaro di cosa si nascondi, in realtà, nella memoria perduta della graziosa fanciulla.

Nel frattempo, Kurama, il vice-direttore del laboratorio di ricerca sui diclonius, imbastisce una milizia speciale, incaricata di ritrovare e uccidere la terribile Lucy.

Il progetto di Mamoru Kanbe è una storia ambiziosa, un caleidoscopio di immagini, emozioni e riflessioni culturali sempre in bilico tra splatter esagerato ed elegante erotismo, con innesti filopsicologici provocatori e disturbanti. Tratto dal manga di Lynn Okamoto, la versione animata non raggiunge i livelli di perversione dell’idea originale, ma provoca comunque, più di una volta, uno sgradevole senso di disagio.

Se l’incipit potrebbe mostrare un certo cliché nella costruzione della trama (il rapporto bestia/bellezza che convive nella stessa creatura; la perdita di memoria che da il là all’azione; il ragazzo che non sa cosa stia succedendo e che si ritrova, suo malgrado, protagonista), il pericolo di una vicenda dozzinale viene per fortuna evitato grazie a un buon numero di personaggi e a un’inaspettata progressione non lineare che, nella seconda parte dell’anime, per mezzo di continui flashback e salti temporali, rende sempre più imprevedibile la visione.

Abbagliati da una manciata di episodi iniziali dediti a esplosioni viscerali di teste e busti, braccia spezzate e corpi martoriati, spietate mutilazioni e membra che volano seguite da scie di sangue abbondanti e succulente, si resta piacevolmente storditi dalla continua intrusione piccante di nudità assortite, ma mai gratuite o grossolane.

Il fascino erotico sprigionato dai personaggi femminili di Elfen Lied è infatti coadiuvato sia da una simpatica componente umoristica, sobria e intelligente, che da una forte, forse eccessiva, iniezione di considerazioni sociali.

E quindi avremo, sempre assistiti da uno sfondo sanguinario di budella e amputazioni, raggelanti momenti di critica, fortissima e scioccante, verso la violenza domestica, una certa visione estrema dei rapporti familiari e la pedofilia in generale. Le sorelle di Lucy, poco più che bambine, vengono ritratte spesso e volentieri nude, ricoperte di sangue, provate da torture e lunghe prigionie, ma capaci di provare un genuino senso d’affetto verso Kurama, che loro perseverano a chiamare papà nonostante le supplizie che vengono loro inferte.
Sono immagini spigolose, a tratti anche fastidiose (la presentazione di Nana), ma colpiscono a fondo, lasciando crateri indelebili e infiniti spunti di riflessioni.

Con un simile substrato socio-psicologico, coraggioso, è chiaro che, anche solo a livello visivo, Elfen Lied non mostri tentennamenti e anzi, insiste in massacri di bambini e in violenze minorili, esposti in campi medi sconvolgenti e non in facili e comodi fuori campo.

Ma Elfen Lied non è solo violenza, erotismo e perversione.
Quando la trama si assesta e inizia a progredire, si scopre come altro non sia che una drammatica storia d’amore, che vede Kouta essere condiviso dal desiderio silenzioso di Yuki e da quello impossibile di Lucy.

Non ci troviamo di fronte a semplici sterotipi malinconici, ma caratterizzazioni e motivazioni sono tratteggiate con coscienza, e tutto, almeno sul versante comportamentale, è ampiamente giustificato.

Quello che saltuariamente non funziona è una sceneggiatura non sempre coerente, che si avvale di qualche furbo stratagemma di troppo per ricongiungere i nodi e far quadrare la situazione.
Spiegoni infondati (il modo in cui Kouta viene a conoscenza della verità) e un’improvviso cambio di personalità (la caratterizzazione iniziale di Kurama), in particolare, rappresentano gli istanti in cui l’anime addirittura rasenta il ridicolo. Ma anche coincidenze impossibili, che sbeffeggiano la naturale continuità temporale, infestano, qua e là, la serie (gli incontri fatti da Bando sulla spiaggia).
Certo, sono momenti sporadici, e il titolo è capace più di una volta di rialzarsi da una scivolata sempliciotta e ripartire con coraggio, ma sono punti che mostrano fulminei cali qualitativi, impossibili da non notare e troppi pesanti per essere digeriti.

Non molto entusiasmanti nemmeno i disegni, che offrono volti tutti uguali, con occhi esageratamente enormi, distinguibili l’uno dall’altro solo per mezzo di parrucche variopinte e fantasiose.
Altra storia invece le animazioni, sempre fluide e, in più di un’occasione (i combattimenti e le esplosioni corporali), stupefacenti.

Ammirevole infine la componente musicale, costruita attorno a un magnifico tema portante (la canzone d’apertura, un pezzo lirico lento e atmosferico), che viene rivisto, di volta in volta, da arpeggi pianistici e archi toccanti.

I vari momenti bui distruggono inevitabilmente la valutazione globale di Elfen Lied, ma non devono scoraggiare o, peggio, compromettere quello che, a conti fatti, è un anime audace e singolare, che va visto senza indugio per quello che vuole comunicare. E visto che in Italia, a causa degli espliciti temi trattati, non ci potrà mai essere spazio per il manga, tanto vale conoscere la sua controparte animata grazie ai fun-sub.

4 commenti:

  1. Va bene, ho capito tutto...ma mi rimane un quesito: perchè il titolo in tedesco?

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  2. Sorella nottambula, è una citazione di una poesia crucca (Elfen Lied, appunto) scritta da un poeta crucco. Ci sono altri omaggi a questa poesia sparsi qua e là, tipo nomi di personaggi e creature.

    Eppoi la poetessa sei te, non farmi queste domande. :-D

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  3. Ma dai, che così ti ho fornito il pretesto di arricchire ancora di più la rece! :D

    Comunque, se penso a giapponesi che parlano tedesco, mi vengono i brividi...

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  4. E' vero. Già sentire la loro pronuncia inglese procura grasse risate, parlando in tedesco potrebbero fare cabaret. :D

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