195 pagine
Gargoyle Books
10,50 €
Dopo ventisei anni di solitudine, passati a rincorre Margherita, che a malapena gli concede uno sguardo, un ragazzo incontra finalmente la sua anima gemella. Lei è splendida, gioiosa, irresistibile. È la ragazza dei suoi sogni.
È sempre un evento l’uscita di un romanzo horror made in Italy. Certo, chi bazzica l’underground conosce i vari pilastri come Danilo Arona, Gianfranco Nerozzi ed Eraldo Baldini, e sa che la materia soprannaturale è comunque sempre viva, ma è una graditissima sorpresa vedere come la Gargoyle Books, impegnata di solito a traduttore i grandi nomi d’oltreoceano, l’anno scorso abbia puntato sul giovane Francesco Dimitri (vari saggi su magia, case stregate ed esoterismo nel suo curriculum) e sul suo primo romanzo.
Non un capolavoro, questo La Ragazza dei miei Sogni, né esente da difetti più o meno vistosi, ma è una lettura piacevolissima e a tratti sorprendente, ora per lo stile ora per i concetti trattati, e si sfiora la commozione al momento di voltare l’ultima pagina.
Narrato da una prima persona spigliata e ironica che, per il gusto delle battute e dei dialoghi al fulmicotone, può ricordare il Lansdale del ciclo di Hap & Leonard, La Ragazza dei miei Sogni si suddivide in due parti ben distinte.
La prima racconta le disavventure di un protagonista senza nome, un eterno perdente privo di amici, obiettivi e ambizioni, il cui unico rapporto con l’altro sesso è una tale Mizzy79, con la quale trascorre ore tristi all’insegna di una chat bollente. Si ride di gusto per l’amara ironia che permea queste pagine e che delinea personaggi meschinamente trascinanti (Margherita, Massimo, il parentado, le prime impressioni su Dagon) e talmente detestabili da provare subito simpatia e compassione per la tenerezza dell’io narrante.
La seconda riguarda invece l’intervento sostenuto del soprannaturale che, da un determinato momento in poi, diventa così esagerato, eppure credibile, da rendere impossibile staccare gli occhi dal volume. Magia, demoni, invocazioni, piani dimensionali, golem e altro ancora mostrano la preparazione in tema di Dimitri, e danno spessore a una struttura di per sé esile come quella della storia raccontata. Qui l’ironia è per fortuna accantonata, visto l’insistenza di una certa componente drammatica che prende totalmente il sopravvento.
Il triste epilogo, poi, impreziosito da un’insolita riflessione filosofica ottimamente incastrata nella vicenda, difetta in originalità ma assolutamente non in emozioni, visto l’alto tasso di coinvolgimento che la trama sa regalare. Qui Dimitri calca molto la mano sulla sofferenza, e la disperazione dell’io narrante resta ben impressa nella mente, tanto da far sanguinare il cuore anche a lettura terminata.
I difetti, uno in particolare, difficile da digerire, non sono marginali, ma nel complesso non disturbano più di tanto la lettura. Il primo, quello più generale, riguarda la scelta di certi nomi: Dagon e Nocturnia, sebbene giustificati dal contesto che imprigiona i due personaggi, diventano ridicoli in certe occasioni, soprattutto quando entra in scena il commissario Ricci, un comprimario abbastanza inutile a tratteggiato banalmente.
L’altro invece è riscontrabile nella parte finale, dove Dimitri, per dare più ritmo e accentuare la suspance, abbraccia una narrazione anche in terza persona mediante uno stratagemma furbo ma poco valido. Difficile raccontare quei momenti in maniera diversa, ma così la lettura subisce un brusco stop che fa storcere il naso.
L’altro invece è riscontrabile nella parte finale, dove Dimitri, per dare più ritmo e accentuare la suspance, abbraccia una narrazione anche in terza persona mediante uno stratagemma furbo ma poco valido. Difficile raccontare quei momenti in maniera diversa, ma così la lettura subisce un brusco stop che fa storcere il naso.
Sia chiaro, si tratta di poco più di una macchiolina di biro su una camicia bianca, e una maggiore esperienza, in futuro, cancellerà sicuramente scivoloni come questo.
Resta comunque il fatto che La Ragazza dei miei Sogni è, per certi versi, una ventata d’aria fresca, nonché un libro che, per chi adora il genere, non deve assolutamente essere lasciato sullo scaffale a raccogliere polvere invece di applausi.
anche io l'ho letto e devo dire che mi è piaciuto moltissimo! Concordo con la rece!
RispondiEliminaPotresti quasi prestarmelo
RispondiElimina:)
Sì, poi è impossibile non immedesimarsi col protagonista. Una delle letture più piacevoli degli ultimi tempi, indubbiamente.
RispondiEliminaOk, stronzone, sabato te lo porto, però tu ricordati che devi darmi il premio per il tuo concorso del piffero, eh :)
Infatti adoro questo libro.
RispondiEliminaLo recensii a suo tempo per Scheletri poarlandone benissimo :)
Anche "Pan", sempre di Dimitri, è altrettanto bello!
Me la ricordo bene la tua recensione!
RispondiEliminaPan sarà sicuramente uno dei prossimi acquisti. :-)