Disegni: Giuseppe Camuncoli, Michele Pietrucci
Guanda Graphic/Ugo Guanda Editore
124 pagine
14 €
Due ragazzine della porta accanto, Skoda e Liù, hanno trovato un nuovo modo di sfuggire alla noia. Un gioco crudele eperverso, ispirato da un misterioso film che per loro è diventato un’ossessione.
Un professore di lettere nasconde uno sconvolgente segreto in una cantina dalle pareti rivestite di portauova. E intanto gli appaiono ombre sinistre, che lo spingono sempre più giù in un baratro di follia.
Cosa lega queste due vicende parallele?
Alle prese con nuvole e vignette, Gianluca Morozzi esce dai binari della narrativa noir-rockeggiante (Blackout, L’Era del porco) e crea una graphic novel disturbante e curiosa. Spogliato dei vari orpelli letterari, le parole di Morozzi sono veloci, buie e con un tocco di ricercata poesia macabra che piace sia nelle descrizioni che nei dialoghi, resi taglienti ed efficaci.
La vicenda vede l’intrecciarsi di due storie parallele, apparentemente slegate tra loro, ma che, in prossimità del finale, si scontrano provocando una sinistra progressione onirica. Due storie che, sebbene diverse, presentano elementi in comune come la violenza mascherata da normalità, la depravazione occultata, il disagio come punto cardine delle caratterizzazioni.
La vicenda vede l’intrecciarsi di due storie parallele, apparentemente slegate tra loro, ma che, in prossimità del finale, si scontrano provocando una sinistra progressione onirica. Due storie che, sebbene diverse, presentano elementi in comune come la violenza mascherata da normalità, la depravazione occultata, il disagio come punto cardine delle caratterizzazioni.
Meglio con le scorribande deliranti delle amiche Skoda e Liù (spunto più grintoso, solido e malato) che con la follia camuffata del professore (idea sporca e disgustosa, ma già più banale per via di un paio di immagini alquanto prevedibili), la penna di Morozzi mostra una certa ossessione per la nausea, sebbene la violenza sia implicita e mai mostrata.
Inaspettata la svolta finale, che, malgrado non trasudi originalità (una specifica citazione è comunque palese e resa nota esplicitamente in più di un’occasione), offre risposte molto soffisfacenti alle domande che nascono durante la lettura.
Inaspettata la svolta finale, che, malgrado non trasudi originalità (una specifica citazione è comunque palese e resa nota esplicitamente in più di un’occasione), offre risposte molto soffisfacenti alle domande che nascono durante la lettura.
Ad affiancare Morozzi, troviamo alle matite due autori molto diversi tra loro per tratto, visione e atmosfera. Giuseppe Camuncoli segue le avventure di Skoda e Liù con linee decise, sicure, spigolose. Pennellate che, nonostante una certa vena caricaturale (la pazzia di di Skoda), risultano naturali e realistiche.
Diverso il discorso per Michele Petrucci. I suoi disegni, ingabbiati in un ferreo schema 2x2, presentano personaggi bambinescamente deformed (le braccia senza gomiti, le curve del viso), ma che piacciono, e molto, per la caratterizzazione che danno ai protagonisti.
Piace un po’ meno il disengo di copertina, reprise e fusione di due tavole presenti nel testo. Un’opera originale avrebbe graffiato e appagato di più.
A ogni modo, un’ottima lettura, piacevole e avvincente. Unico neo, il consueto prezzo elevato per qualsiasi prodetto fumettistico che non sia di provenienza nipponica. 14 € per poco più di cento pagine sono tanti, ma, in ogni caso, l’alleggerimento del portafoglio sarà comunque ripagato.
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