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Maial Zombie

By Simone Corà | lunedì 18 agosto 2008 | 17:18

2004, Germania, colore, 87 minuti
Regia: Mathias Dinter
Cast: Tino Mewes, Manuel Cortez, Thomas, Schmieder, Collien Fernandes

Esposti per errore alle ceneri di uno zombie, tre liceali sfigati si trasformano a loro volta in morti viventi. Ma, incredibilmente, la loro vita migliora di colpo, decretandone un insperato successo con le ragazze e con i compagni di scuola.

L’epidemia di regredimento intellettivo e culturale che in questi ultimi anni ha colpito il cinema (la saga di American Pie e tutti gli altri coiti interrotti che sono, ehm, venuti dopo, come Maial College, Hot Movie e altre, oh, menate varie) era rimasta ben ancorata a un teen universe in tutto e per tutto. Ma con Maial Zombie, nonostante la portata culturale di una simile pellicola non vari di una virgola, la contaminazione con l’horror è un po’ come una malattia venerea contratta per sbaglio, per troppa fretta o per vergognosa inesperienza.

La matassa che regge il film in fondo è sempre quella: voglia di alcol, voglia di festa, voglia di ragazze. E, insomma, non che ci sia qualcosa di male su tale filosofia di vita, per carità, ognuno è libero di cercare, desiderare e ottenere quello che vuole, ma vedere trasposto su schermo per la millesima volta la superficialità imbarazzante del mondo gggiovane odierno è qualcosa che fa avizzire i testicoli peggio di una foto della Montalcini nuda.
Mi chiedo davvero cosa spinga uno sceneggiatore e un regista a dar vita a un collage di vita grama, votata alla semplice conquista del divertimento senza alcuno spiraglio psicologico. Creare e descrivere un manipolo di rincoglioniti che ragionano solo con l’uccello deve quanto meno essere gratificante dal punto di vista monetario, altrimenti non vedo altri stimoli per prendere in mano la penna.

Per i giovani protagonisti, sia in versione zombi che in versione umana, l’encefalogramma è piatto dal primo all’ultimo minuto. Non che ci si aspettasse qualcosa di più, ma lo sconforto è tanto nel mandare giù l’ennesimo groppone. Perché non c’è voglia di approfondire, non c’è interesse nel variare la situazione e soprattutto non ci sono i presupposti per dar vita a qualcosa di nuovo pur restando nella discarica cinematografica.

Tuttavia, tolte tutte le banalità che un teen movie deve ovviamente avere (la vicina di casa tanto bona e segretamente innamorata del protagonista, la biondazza che lo seduce e poi lo pianta, il fidanzato di lei che è bullo e spregevole, e blablabla), Maial Zombie è suddiviso in una serie di sequenze umoristiche ricche di alti e bassi, che sfracellano le ginocchia nei momenti peggiori (il ricovero in ospedale di Conrad), ma che, contro ogni aspettativa, diventano esilaranti nei momenti migliori (il prologo, i genitori scoppiati di Philip, la ricerca del sangue di vergine, il nazihooligan).
Risate sincere quindi garantite in ben più di un occasione, e che gli Estranei mi portino alla dannazione se faccio ancora una volta i complimenti a una porcata come Maial Zombie.

Momenti splatter o gore non ce ne sono manco a invocarli, e difatti la componente horror è giusto un flebile specchietto per le allodole. Un paio di morsi al collo e un piede mozzato non sono di certo elementi che portano mani ai capelli e sguardi disgustati, e probabilmente non avrebbero stonato nemmeno in un American Pie qualsiasi.

Dall’altro lato, nemmeno la volgarità è tanto accentuata: giusto due tette, un culo grassoccio e una fellatio casta quanto basta, abbelliti qua e là da commenti appropriati.
Scary movie, qualche anno fa, giocando la carta di un’esagerazione esasperata sotto il profilo dell’oscenità, attraverso una sessualità sempre demenziale ma esplicita, ne era uscito vincente per lo meno per, ehm, un certo coraggio dimostrato dai fratellini Wayans.
Ma in Maial Zombie non c’è voglia nemmeno per osare un po’ di più su questo fattore, e va da sé che neanche la visione di una madonna piangente potrebbe salvare dalle fiamme dell’inceneritore questa immondizia.

2 commenti:

  1. bella recensione, impreziosita dall'omaggio a Martin.

    Sei troooooooppo EMO.

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