Home » , , , , , » Cult of Chucky (2017)

Cult of Chucky (2017)

By Simone Corà | venerdì 13 ottobre 2017 | 00:01

Il settimo capitolo delle avventure di Chucky è un girotondo di omicidi violentissimi e risate beffarde: bentornato, Don Mancini       


Faccio sempre un po’ fatica ad accettare gli ospedali psichiatrici kubrickiani, questi palazzi ultratecnologici, limpidissimi e silenziosi dove l’utenza è libera di passeggiare tra stanze imbottite e personale in giacca e cravatta. Questi ambienti non esistono. Lavoro nella disabilità e ho modo di vedere tutti i giorni le condizioni di certi centri mentali: tutto è vecchio, male illuminato, claustrofobico, dimenticato. Per cambiare una lampadina servono un fascicolo di autorizzazioni e mesi di tempo, e quando arriva ne sono scoppiate altre dieci. Non ci sono soldi nemmeno per dare una mano di bianco e coprire qualche macchia sospetta. In fondo a nessuno interessa questa porzione di società, gli utenti sono solo un’entrata monetaria o, peggio, un ostacolo da sedare nell’attesa di dare la patata bollente a un altro centro. Una situazione triste, anche disperata a volte, il fanalino di coda dell'umanità, dove si fa quel che si può per regalare un minimo di benessere.
Perché cominciare con queste righe l’approfondimento sulla settima installazione della bambola maledetta per eccellenza, Cult of Chucky, quando in fondo abbiamo a che fare con un slasheraccio sanguinoso e grezzotto che non si presta a osservazioni più complicate di birra e risate? Perché la clinica dove si ritrova rinchiusa Nica dopo il casino successo in Curse of Chucky, uno splendore di edificio dove non vola una mosca e la polvere nemmeno esiste, se avesse rispettato delle linee più realistiche, fatte ahimè di degrado, sporcizia e indifferenza, avrebbe fatto guadagnare ancora di più a un film che, purtroppo, proprio in quest’ambientazione banalissima e inconcludente ha il suo aspetto peggiore. 
Ma è comunque inutile accanirsi proprio qui, perché il nuovo film di Don Mancini sbriciola il qualunquismo del capitolo precedente per presentare non solo un vero ritorno alle origini, ma anche una storia che fa del suo forte innesto nella continuity una piacevole e inaspettata esperienza. Vecchi personaggi ricompaiono più per il sorriso dei fan che altro, chiaro, il film in fondo poggia le basi su una sceneggiatura involuta e poco interessante, eppure in questa maniera si ritrova finalmente quell’equilibro perduto tra potenza sanguinaria e un generale divertimento che, al momento, è l’arma indispensabile per far proseguire una saga che, inevitabilmente, non può più basarsi sull’impatto satanico di Chucky né su una qualsivoglia atmosfera pregna d’ansia. E così, mentre i due capitoli comici (Bride of e Seed of), che ho apprezzato parecchio per l’irresistibile e anche coraggiosa inversione di marcia, sbandavano volutamente e così tanto sulle risate da dover mettere in cantiere quel Curse of che rendeva di nuovo più oscuri i toni, con Cult of possiamo finalmente liberare sangue e viscere a manetta senza pensare a molto altro.


Perché, se la storia non è grossomodo pervenuta, tra personaggi debolmente caratterizzati, attori cani e motivazioni pressoché nulle, gli omicidi di Chucky, che si duplica e triplica per un gioco al massacro senza limiti e senza soluzione di continuità, sono un grande richiamo, anche d'altri tempi. Tutto è ben strutturato, maligno, perverso, insistente e soprattutto splatter, tanto che ci si può ritrovare piacevolmente sazi in poco tempo: scene come la decapitazione per mezzo della finestra o soprattutto i vari modi di utilizzo del trapano sono un valido compiendo di brutalità, spasso ed esperienza. Se solo una maggior coesione avesse reso più quadrate le figure ospedaliere e più vicine a un realismo di ossessioni e dipendenze quelle dei pazienti, avremmo avuto a che fare con un film davvero niente male. Invece è solo uno slasher, ma questo ci doveva Don Mancini, e questo ha fatto, nel modo più pulito ed esemplare. Tutto il resto è accessorio.

4 commenti:

  1. In effetti il manicomio di Nica sembra una nave spaziale per quanto è asettico, devo dire però che mi sono tutto sommato divertito a vedere questo film, a Don Mancini ha fatto bene l’esperienza sul set di Hannibal, infatti mette su qualche omicidio barocco e ricercato che sembra quasi uscito da quella serie. La penso come te, il ritorno ad un tono un po’ più cupo funziona, adesso aspettiamo l’ottavo capitolo ;-) Cheers

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, gli omicidi spaccano e rubano - giustamente - tutta la scena. Sono anche in fondo l'unica vera cosa che può ancora interessare in una serie potenzialmente uguale come questa

      Elimina
  2. Bella review, ma non credo che a Mancini interessasse creare un centro realistico.L'estetica più che Kubrick ricorda gli ospedali ultramoderni alla Cronenberg. Sarebbe stato di sicuro più interessante come dici tu, ma se Chucky fosse stato silenzioso e tenebroso come in Curse.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, vero il punto di vista cronenberghiano più che kubrickiano, ma in questo tipo di slasher il "contorno" ha in fondo per me per me ben poca sostanza, contano gli omicidi e qui ce ne sono tantissimi e coloratissimi. :)

      Elimina