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Bodom (2016)

By Simone Corà | lunedì 2 ottobre 2017 | 00:01

Ci voleva uno strano slasher finlandese per fare luce sul massacro del lago di Bodom. Be', più o meno                                                         

Non so con quanta coscienza si possa pensare di scardinare la struttura di un genere e uscirne tutto sommato a testa alta, ci vogliono coraggio, faccia tosta, conoscenza della materia e parecchia esperienza anche solo per permettersi quello che potrebbe essere un grande azzardo. Taneli Mustonen viene dalla commedia e ha già un gruzzolo di film e serie tv all’attivo, di certo ha la preparazione necessaria e infatti il modo in cui affronta lo slasher destrutturato di Bodom è quello di un autore che sa il fatto suo e che, al suo primo approccio all’horror, tenta di staccarsi dal gruppo pur adoperando il più classico degli input iniziali.
Il massacro del lago di Bodom è uno dei più grandi misteri finlandesi e del crimine mondiale, tuttora irrisolto. Quattro ragazzini si accamparono sulla sponda e vennero aggrediti, si pensa, da un uomo armato di coltello: solo uno di loro sopravvisse, divenendo nel tempo principale sospettato fino al 2005, quando fu sollevato da ogni accusa. Negli anni Ottanta non ci sarebbe stata storia più propizia per uno slasher, abbiamo in fondo tutto quello che serve: giovani innocenti, una notte nei boschi, un killer brutale. E per una buona parte Bodom sembra proprio questo, un comunissimo slasher dove i protagonisti, espletate le loro funzioni alcoliche e sessuali, iniziano a morire uno dopo l’altro. 
In realtà, a una lettura più attenta, è già ravvisabile come certe sfumature facciano un minimo di differenza: i personaggi masticano dialoghi più lunghi della media, i loro rapporti non sono dominati dai bisogni primari e lo spunto di riflessione sulla comprensione dell’urgenza sessuale tra maschio e femmina è quanto meno interessante, se proposto da un gruppo di adolescenti. Il bello però lo si può vedere nella dislocazione stranissima dei due atti seguenti, che forse non ribalteranno davvero le regole del genere come qua e là si è detto a proposito del film, ma mostrano un bel lavoro di costruzione e ricostruzione che lascia davvero soddisfatti.

Se gli omicidi arrivano puntuali, certamente previsti ma comunque ben innestati e piacevolmente immersi nel sangue, la cronologia degli eventi prende una piega bizzarra, portando il lunghissimo spiegone, che di solito accompagna la scoperta del killer, nella parte centrale, che di fatto rivolta il film e lo trasforma in un survival con un paio di twist ben assestati. In Bodom non fiocca la violenza né la ricerca della medesima, quello di Mustonen è un insolito intruglio psicologico di vendette, disagi sociali e bullismo, e mette di fronte vittime e carnefici sicuramente esagerando nei toni ma dando voce a quelle grida interiori che raramente chi soffre ha modo di urlare. Il rancore di chi ha ingiustamente patito, soprattutto in ambiti scolastici, raggiunge da una parte livelli di umana comprensione, mentre dall’altra si immola a macchinosità mentali forse al di sopra dell’età dei protagonisti, ma il gioco funziona e si presta a enormi ribaltamenti in pochissimo tempo, spiazzando ferocemente in almeno un’occasione. 
Ben girato ma soprattutto ben composto, è chiaramente questo l’aspetto migliore di un horror che si presente volutamente scarno e ingenuo per poi svelare un’intelaiatura d’acciaio, pur arrivando a sacrificare un certo tipo di realismo proprio nel momento in cui i clichè vengono afferrati per il collo e torti fino a spezzare l’osso. 

4 commenti:

  1. Ero molto curioso di vederlo visto il tema e il genere, dovrò sbrigarmi agli slasher non si dice mai di no. Cheers!

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    1. Ma sì, ché poi questo ha una sua personalità abbastanza unica nel miscelare tanti cliché strutturali e capovolgere senza paura :)

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