Ci voleva uno
strano slasher finlandese per fare luce sul massacro del lago di Bodom. Be', più o meno
Non so con quanta
coscienza si possa pensare di scardinare la struttura di un genere e uscirne
tutto sommato a testa alta, ci vogliono coraggio, faccia tosta, conoscenza
della materia e parecchia esperienza anche solo per permettersi quello che
potrebbe essere un grande azzardo. Taneli Mustonen viene dalla commedia e ha
già un gruzzolo di film e serie tv all’attivo, di certo ha la preparazione necessaria
e infatti il modo in cui affronta lo slasher destrutturato di Bodom è quello di un autore che sa il
fatto suo e che, al suo primo approccio all’horror, tenta di staccarsi dal
gruppo pur adoperando il più classico degli input iniziali.
Il massacro del
lago di Bodom è uno dei più grandi misteri finlandesi e del crimine mondiale, tuttora
irrisolto. Quattro ragazzini si accamparono sulla sponda e vennero aggrediti,
si pensa, da un uomo armato di coltello: solo uno di loro sopravvisse,
divenendo nel tempo principale sospettato fino al 2005, quando fu sollevato da
ogni accusa. Negli anni Ottanta non ci sarebbe stata storia più propizia per
uno slasher, abbiamo in fondo tutto quello che serve: giovani innocenti, una
notte nei boschi, un killer brutale. E per una buona parte Bodom sembra proprio questo, un comunissimo slasher dove i
protagonisti, espletate le loro funzioni alcoliche e sessuali, iniziano a
morire uno dopo l’altro.
In realtà, a una
lettura più attenta, è già ravvisabile come certe sfumature facciano un minimo
di differenza: i personaggi masticano dialoghi più lunghi della media, i loro
rapporti non sono dominati dai bisogni primari e lo spunto di riflessione sulla
comprensione dell’urgenza sessuale tra maschio e femmina è quanto meno
interessante, se proposto da un gruppo di adolescenti. Il bello però lo si può
vedere nella dislocazione stranissima dei due atti seguenti, che forse non
ribalteranno davvero le regole del genere come qua e là si è detto a proposito
del film, ma mostrano un bel lavoro di costruzione e ricostruzione che lascia
davvero soddisfatti.
Se gli omicidi
arrivano puntuali, certamente previsti ma comunque ben innestati e
piacevolmente immersi nel sangue, la cronologia degli eventi prende una piega
bizzarra, portando il lunghissimo spiegone, che di solito accompagna la
scoperta del killer, nella parte centrale, che di fatto rivolta il film e lo
trasforma in un survival con un paio di twist ben assestati. In Bodom non fiocca la violenza né la
ricerca della medesima, quello di Mustonen è un insolito intruglio psicologico
di vendette, disagi sociali e bullismo, e mette di fronte vittime e carnefici
sicuramente esagerando nei toni ma dando voce a quelle grida interiori che
raramente chi soffre ha modo di urlare. Il rancore di chi ha ingiustamente
patito, soprattutto in ambiti scolastici, raggiunge da una parte livelli di
umana comprensione, mentre dall’altra si immola a macchinosità mentali forse al
di sopra dell’età dei protagonisti, ma il gioco funziona e si presta a enormi
ribaltamenti in pochissimo tempo, spiazzando ferocemente in almeno
un’occasione.
Ben girato ma
soprattutto ben composto, è chiaramente questo l’aspetto migliore di un horror
che si presente volutamente scarno e ingenuo per poi svelare un’intelaiatura
d’acciaio, pur arrivando a sacrificare un certo tipo di realismo proprio nel
momento in cui i clichè vengono afferrati per il collo e torti fino a spezzare
l’osso.
Ma sì, ché poi questo ha una sua personalità abbastanza unica nel miscelare tanti cliché strutturali e capovolgere senza paura :)
RispondiEliminaMi hai incuriosito... me lo procuro!
RispondiEliminaBravo. Nel suo piccolo secondo me ne vale la pena :)
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