The Similars: quando il Mexico barbaro lascia da
parte la brutalità e affronta il fantastico.
The Similars è una strana e piacevolissima cosa
che sbuca fuori dal nulla e potrebbe farci tutti contenti. La sua proposta di
uno squisito retrocinema, in questo intenso fioccare di nostalgia anni Ottanta,
forse viene un po’ difficile da pensare, ma è talmente ben fatto da meritarsi
tutto l’amore possibile.
Il Messico ci ha ultimamente abituati a
stomacate feroci e una concezione dell’orrore grezza, bestiale, rivoltante, e
invece il progetto di Isaac Ezban (che ha pure partecipato a Mexico Barbaro e conosce quindi bene la
combriccola sanguinaria che sta rivoltando il Centro America) è un film d’altri
tempi, che pesca da un horror e da una sci-fi di cinquant’anni fa e ne
ripresenta atmosfere e tematiche con un bel tocco personale.
Il suo film precedente, The Incident, era un notevole trip mentale a base di limbo
dimensionali, complessi meccanismi universali e grosse palate di weird, quel tipo
di fantascienza sana, succosa, intrigante, che funziona per mezzo di idee così
brillanti che non hanno bisogno di chissà quali budget o mezzi per bucare lo
schermo proprio perché eccellenti in partenza. Con The Similars riutilizza la stessa tecnica (grandissime idee
realizzabili con pochissimi soldi) e lo esplora da un punto di vista più
apocalittico e orrorifico ma senza dimenticare mai quella deliziosa natura
fantastica, quella fatta di spunti e invenzioni, del vero ingegno narrativo,
che si è purtroppo persa da tanto tempo a questa parte.
È passato un anno e quindi il ragazzo ha
acquisito esperienza: riassume meglio l’intreccio e semina con maggior
curiosità i misteri, dosa con più saggezza i movimenti di macchina, è più
sicuro nella gestione degli attori e degli ambienti, scandisce un ritmo più
incisivo e prepara così il terreno per spaccare un po’ i culi a tutti nei
prossimi anni. Se lo meriterebbe.
The
Similars è ambientato in una notte
piovosa del 1968, nella sala d’attesa di una stazione degli autobus. Il
maltempo ha sconnesso l’orario delle corse, il luogo è isolato e non c’è altro
modo di raggiungere Città del Messico. C’è chi come Ulises deve uscire al più
presto per raggiungere la moglie partoriente all’ospedale, chi come Irene che
invece sta fuggendo dal marito, e chi come Martin della biglietteria ha la
pazienza di attendere che la pioggia finisca.
Non c’è modo migliore di intrappolare un pugno
di sconosciuti tra quattro mura per spurgare bassezze e cattiverie. Dubito che
ci sia qualcuno in grado di conoscersi così fondo e sappia come affrontare
anche situazioni tanto estreme senza perdere almeno qualcuno dei propri valori,
ritengo invece che in ogni personalità ci sono lati del tutto inesplorati e che
alla fine sia molto più facile trasformarsi in bestie affamate che rimanere
saldi e cercare di trovare soluzioni efficaci. Perdere la stabilità e vedere
annientata ogni sicurezza conduce inevitabilmente alla crisi, e la crisi non
può che portare all’espressione delle peggio cose umane. L’orrore, quando è
così totale e soffocante, non offre spiragli e conduce solo a quella follia che
nessuno ha mai raccontato meglio di Lovecraft, mentre servono un temperamento
d’acciaio e una grande precisione interiore per emergere dalla poltiglia.
Ma torniamo a The Similars, perché è adesso che inizia il bello. Il titolo fa
riferimento al fenomeno che inizia a colpire i prigionieri della stazione, un
qualche tipo di mutazione che trasforma progressivamente il loro viso in quello
di Ulises, potente eroe, con barba e capelli lunghi, facendo acquisire alla
storia una stravaganza abbastanza unica.
Complici il bianco e nero (con qualche accenno
di colore), l’innesco temporale e la voce fuori campo che disegna il quadro iniziale,
The Similars richiama palesemente Ai
confini della realtà e quel vecchio modo di concepire il fantastico, ma Ezban
non si limita a un semplice richiamo atmosferico che incanali progressivamente
verso il colpo di scena finale come era solito fare Rod Sterling. Il suo è un
film umido, soffocante, dove i twist si accavallano tra strati di sequenze
forti e dal bizzarro umorismo, senza timore di sbilanciare il risultato finale.
Ciò che più funziona di The Similars
è proprio quest’approccio serioso e sfibrante con cui, da una parte, si
accettano con un sorriso le buffe barbe che crescono sui volti femminili, salvo
poi rimetterci lo stomaco quando qualcuno si mutila la faccia pur di togliersi
dei peli che non dovrebbero esserci. Ezban non lesina sul gore, e sebbene il
clima rimanga sempre stabile in uno squisito e leggero accenno fantastico, le
parentesi gruesome aiutano a intensificare la disperazione che si è accesa. Due
lati davvero interessanti e gestiti con la stessa intensità.
L’atmosfera si fa sempre più melmosa, fioccano i
morti e l’apocalisse sembra ormai inevitabile, ma Ezban è uno bravo e sa che
l’accumulo di interrogativi sarà valido solo con risposte adeguate nella
formula e nei tempi. Qui ogni cosa viene riposta a modo, il mistero si districa
lasciando un lungo brivido sulla schiena, e in fondo non serve chiedere altro nonostante
qualche bullone, forse, manchi al completamento del quadro.
The
Similars purtroppo non può vantare
attori memorabili, ma a volte ci sono dei volti che da soli trasmettono tutto
quello che serve, e il faccione parruccato di Gustavo Sanchez Parra ha tutte le
carte in regola per rimanere impresso a lungo nell’immaginario del fantastico.
Non si può dire lo stesso del sorriso del piccolo Santiago Torres, ma l’impegno
è sincero e le espressioni disperate di tutti gli altri sono un gran biglietto
da visita per un film che ha il merito di far respirare un ottimo lavoro di
squadra.
La vicenda è corale, i protagonisti si
susseguono e si scambiano le parti, gli antagonisti diventano eroi per poi
soccombere di nuovo, si sgolano e tirano fuori tutto il possibile per rimettere
in riga una vicenda che sbanda da tutte le parti e sembra prenderli per il
culo. Ma in fondo, come viene spesso sottolineato, una volta spogliati di
quell’identità visiva che ci contraddistingue, sotto quello strato di
epidermide e peli che ci modella, siamo potenzialmente tutti uguali e serve ben
altro per fare la differenza. Qui ci provano in molti mentre altri si lasciano vincere,
un po’ come succede nella vita di tutti i giorni, perché in fondo siamo fatti di
carne e a niente serve vergognarsene.
Un bel film, cercatelo nel catalogo Netflix
assieme al predecessore. Isaac Ezban è un regista che promette di fare grandi
cose.
Sì, è proprio un film grazioso, va visto e va sparsa la voce. Merita un pubblico più vasto. :)
RispondiEliminaMai sentito, ma se è su Netflix lo guardo subito! Grazie per la segnalazione!
RispondiEliminaScoperto e visto per caso anch'io, ma ne vale davvero la pena :)
EliminaMi attirano molto, ma sono orfano di ExtraT e faccio fatica a trovarli entrambi... qualche suggerimento, netflix a parte? :)
RispondiEliminaL
Sto controllando ora ed effettivamente non si trova un cazzo... :(
EliminaProva sul mulo, io non lo uso ma può darsi che lì ci siano migliori possibilità.
Esiste ancora?? oddio potrei provare... grazie comunque
EliminaL
Io continuo a dare un'occhiata qua e là, intanto, ma fammi sapere se riesci a beccarlo prima o poi :)
EliminaIo l'ho trovato molto trash...la faccia del protagonista sulle riviste, sulle foto, sul bebè...! Carina l'idea ma personalmente non l'ho trovato proprio un film memorabile
RispondiEliminaIo credo che in questo film vinca, finalmente, l'IDEA sull'effettistica e gli fx. E' un lavoro pieno di trovate e di spunti, e la facciona barbuta del protagonista che compare ovunque per me è un'ottia trovata, tra il grottesco e il delirio puro, anche molto inquietante. :)
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