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The Similars (Los Parecidos) (2016)

By Simone Corà | martedì 6 giugno 2017 | 00:01

The Similars: quando il Mexico barbaro lascia da parte la brutalità e affronta il fantastico.                                                                                   

The Similars è una strana e piacevolissima cosa che sbuca fuori dal nulla e potrebbe farci tutti contenti. La sua proposta di uno squisito retrocinema, in questo intenso fioccare di nostalgia anni Ottanta, forse viene un po’ difficile da pensare, ma è talmente ben fatto da meritarsi tutto l’amore possibile.
Il Messico ci ha ultimamente abituati a stomacate feroci e una concezione dell’orrore grezza, bestiale, rivoltante, e invece il progetto di Isaac Ezban (che ha pure partecipato a Mexico Barbaro e conosce quindi bene la combriccola sanguinaria che sta rivoltando il Centro America) è un film d’altri tempi, che pesca da un horror e da una sci-fi di cinquant’anni fa e ne ripresenta atmosfere e tematiche con un bel tocco personale.
Il suo film precedente, The Incident, era un notevole trip mentale a base di limbo dimensionali, complessi meccanismi universali e grosse palate di weird, quel tipo di fantascienza sana, succosa, intrigante, che funziona per mezzo di idee così brillanti che non hanno bisogno di chissà quali budget o mezzi per bucare lo schermo proprio perché eccellenti in partenza. Con The Similars riutilizza la stessa tecnica (grandissime idee realizzabili con pochissimi soldi) e lo esplora da un punto di vista più apocalittico e orrorifico ma senza dimenticare mai quella deliziosa natura fantastica, quella fatta di spunti e invenzioni, del vero ingegno narrativo, che si è purtroppo persa da tanto tempo a questa parte.
È passato un anno e quindi il ragazzo ha acquisito esperienza: riassume meglio l’intreccio e semina con maggior curiosità i misteri, dosa con più saggezza i movimenti di macchina, è più sicuro nella gestione degli attori e degli ambienti, scandisce un ritmo più incisivo e prepara così il terreno per spaccare un po’ i culi a tutti nei prossimi anni. Se lo meriterebbe.

The Similars è ambientato in una notte piovosa del 1968, nella sala d’attesa di una stazione degli autobus. Il maltempo ha sconnesso l’orario delle corse, il luogo è isolato e non c’è altro modo di raggiungere Città del Messico. C’è chi come Ulises deve uscire al più presto per raggiungere la moglie partoriente all’ospedale, chi come Irene che invece sta fuggendo dal marito, e chi come Martin della biglietteria ha la pazienza di attendere che la pioggia finisca.
Non c’è modo migliore di intrappolare un pugno di sconosciuti tra quattro mura per spurgare bassezze e cattiverie. Dubito che ci sia qualcuno in grado di conoscersi così fondo e sappia come affrontare anche situazioni tanto estreme senza perdere almeno qualcuno dei propri valori, ritengo invece che in ogni personalità ci sono lati del tutto inesplorati e che alla fine sia molto più facile trasformarsi in bestie affamate che rimanere saldi e cercare di trovare soluzioni efficaci. Perdere la stabilità e vedere annientata ogni sicurezza conduce inevitabilmente alla crisi, e la crisi non può che portare all’espressione delle peggio cose umane. L’orrore, quando è così totale e soffocante, non offre spiragli e conduce solo a quella follia che nessuno ha mai raccontato meglio di Lovecraft, mentre servono un temperamento d’acciaio e una grande precisione interiore per emergere dalla poltiglia.


Ma torniamo a The Similars, perché è adesso che inizia il bello. Il titolo fa riferimento al fenomeno che inizia a colpire i prigionieri della stazione, un qualche tipo di mutazione che trasforma progressivamente il loro viso in quello di Ulises, potente eroe, con barba e capelli lunghi, facendo acquisire alla storia una stravaganza abbastanza unica.
Complici il bianco e nero (con qualche accenno di colore), l’innesco temporale e la voce fuori campo che disegna il quadro iniziale, The Similars richiama palesemente Ai confini della realtà e quel vecchio modo di concepire il fantastico, ma Ezban non si limita a un semplice richiamo atmosferico che incanali progressivamente verso il colpo di scena finale come era solito fare Rod Sterling. Il suo è un film umido, soffocante, dove i twist si accavallano tra strati di sequenze forti e dal bizzarro umorismo, senza timore di sbilanciare il risultato finale. Ciò che più funziona di The Similars è proprio quest’approccio serioso e sfibrante con cui, da una parte, si accettano con un sorriso le buffe barbe che crescono sui volti femminili, salvo poi rimetterci lo stomaco quando qualcuno si mutila la faccia pur di togliersi dei peli che non dovrebbero esserci. Ezban non lesina sul gore, e sebbene il clima rimanga sempre stabile in uno squisito e leggero accenno fantastico, le parentesi gruesome aiutano a intensificare la disperazione che si è accesa. Due lati davvero interessanti e gestiti con la stessa intensità.
L’atmosfera si fa sempre più melmosa, fioccano i morti e l’apocalisse sembra ormai inevitabile, ma Ezban è uno bravo e sa che l’accumulo di interrogativi sarà valido solo con risposte adeguate nella formula e nei tempi. Qui ogni cosa viene riposta a modo, il mistero si districa lasciando un lungo brivido sulla schiena, e in fondo non serve chiedere altro nonostante qualche bullone, forse, manchi al completamento del quadro.  

The Similars purtroppo non può vantare attori memorabili, ma a volte ci sono dei volti che da soli trasmettono tutto quello che serve, e il faccione parruccato di Gustavo Sanchez Parra ha tutte le carte in regola per rimanere impresso a lungo nell’immaginario del fantastico. Non si può dire lo stesso del sorriso del piccolo Santiago Torres, ma l’impegno è sincero e le espressioni disperate di tutti gli altri sono un gran biglietto da visita per un film che ha il merito di far respirare un ottimo lavoro di squadra.
La vicenda è corale, i protagonisti si susseguono e si scambiano le parti, gli antagonisti diventano eroi per poi soccombere di nuovo, si sgolano e tirano fuori tutto il possibile per rimettere in riga una vicenda che sbanda da tutte le parti e sembra prenderli per il culo. Ma in fondo, come viene spesso sottolineato, una volta spogliati di quell’identità visiva che ci contraddistingue, sotto quello strato di epidermide e peli che ci modella, siamo potenzialmente tutti uguali e serve ben altro per fare la differenza. Qui ci provano in molti mentre altri si lasciano vincere, un po’ come succede nella vita di tutti i giorni, perché in fondo siamo fatti di carne e a niente serve vergognarsene.
Un bel film, cercatelo nel catalogo Netflix assieme al predecessore. Isaac Ezban è un regista che promette di fare grandi cose.      


WATCH OUT
Da qualche giorno Netflix propone anche il primo film di Ezban, The Incident, del 2014 (ora probabilmente si può recuperare con facilità anche altrove, non ho cercato), un prodotto forse meno solido da un punto di visto professionale (attori e alcune ambientazioni così così, troppe ambizioni registiche con inquadrature assurde) ma davvero, davvero interessante da quello prettamente cerebrale. Due storie parallele si intersecano pur rimanendo sempre lontane, a collegarle è il medesimo incubo. Da una parte abbiamo due ladruncoli e un poliziotto incastrati su una scala che non ha fine, e dall’altra una famiglia intrappolata su una strada diritta e infinita. Nel mezzo, oltre ai classici litigi e all’inevitabile pazzia, ci sono parecchie stramberie (i distributori di merendine che continuano a riempirsi, le auto che fioccano da non si sa dove parcheggiate alla stazione di benzina) e soprattutto un complicato meccanismo che frulla destino, doppelganger, dimensioni parallele, paradossi temporali e molte altre cose in una struttura d’acciaio che non solo risponde a ogni interrogativo, ma lo fa con alcune sequenze così toccanti da schivare meravigliosamente ogni più pallido spiegone.

9 commenti:

  1. Sì, è proprio un film grazioso, va visto e va sparsa la voce. Merita un pubblico più vasto. :)

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  2. Mai sentito, ma se è su Netflix lo guardo subito! Grazie per la segnalazione!

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    1. Scoperto e visto per caso anch'io, ma ne vale davvero la pena :)

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  3. Mi attirano molto, ma sono orfano di ExtraT e faccio fatica a trovarli entrambi... qualche suggerimento, netflix a parte? :)
    L

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    1. Sto controllando ora ed effettivamente non si trova un cazzo... :(
      Prova sul mulo, io non lo uso ma può darsi che lì ci siano migliori possibilità.

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    2. Esiste ancora?? oddio potrei provare... grazie comunque
      L

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    3. Io continuo a dare un'occhiata qua e là, intanto, ma fammi sapere se riesci a beccarlo prima o poi :)

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  4. Io l'ho trovato molto trash...la faccia del protagonista sulle riviste, sulle foto, sul bebè...! Carina l'idea ma personalmente non l'ho trovato proprio un film memorabile

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    1. Io credo che in questo film vinca, finalmente, l'IDEA sull'effettistica e gli fx. E' un lavoro pieno di trovate e di spunti, e la facciona barbuta del protagonista che compare ovunque per me è un'ottia trovata, tra il grottesco e il delirio puro, anche molto inquietante. :)

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