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Il pozzo capovolto

By Simone Corà | giovedì 20 aprile 2017 | 07:00

Una storia di stivali, pennelli, matrimoni, panini alla mortadella e, be', mostri molto grossi                                                                                        

Mi dicono dalla regia che a quanto pare è uscito questo piccolo libricino digitale. Si intitola Il pozzo capovolto, è un racconto di una quarantina di cartelle ed esce per Nero Press
Sì, non ho una grande produttività narrativa: era il 2011 quando me ne uscivo con Maledette zanzare, e da allora, a parte qualche briciola con una vecchia antologia targata Delos, ci ho provato giusto con un raccontino, Cosmonauta, per tenermi in allenamento e vedere se ero ancora capace.  
Ma è proprio da Cosmonauta che mi sono rimboccato le maniche e ho (ri)trovato nella scrittura il piacere forse un po' perduto negli anni precedenti. Con un romanzo horror in futura uscita per Vaporteppa, e con sempre quel progetto splatterfantasy con Marco Crescizz che dovrebbe trovare una destinazione in tempi abbastanza sostenibili, mi sembra che la strada sia quella giusta - sto pure palestrando il blog per dargli una parvenza più professionale e competitiva. 

Il pozzo capovolto prende spunto da un mini racconto un po' involuto di alcuni anni fa, un 300 parole con cui ogni tanto è piacevole gareggiare su Scheletri.com. Come sempre, in queste occasioni di storielle brevissime, mi dispiaceva abbandonare un'idea valida in così poche, ingenue parole, e l'ho così sfruttata come punto di partenza per una storia ben più lunga e articolata. Si vi capiterà di leggere quel grumo di parole (o se siete tra chi l'ha già letto a suo tempo), l'immagine principale del pozzo capovolto e della creatura demoniaca che ne esce è diventata l'incipit dell'e-book, e nelle quaranta pagine che ne seguono c'è spazio per tutta la carneficina che ci si può aspettare in una simile situazione.
La storia, qui, parla di un vecchio imbianchino e di un trentenne che gli dà saltuariamente una mano. Amici di lunga data, si trovano a lavorare insieme più per il piacere di una chiacchierata che per i soldi. Nel mezzo, tra un figlio da sgridare e un matrimonio alle porte, c'è una catapecchia da rinfrescare e, be', un pozzo costruito sul soffitto. E da lì striscia fuori qualcosa che sarebbe meglio rimanesse nel suo universo. Un mostro bello grosso, a scanso di equivoci, che, libero di muoversi dopo eoni di prigionia, scatena un macello in giro per il paese.

Ammetto la presenza di un accento barkeriano, sventramenti e fontane di sangue sono abbastanza frequenti e il body count è bello alto - in fondo con il caro Clive ci ho lasciato il cuore e difficilmente lo riavrò indietro. Poi, boh, di sicuro è presente qualche richiamo splatterpunk per l'effetto nostalgia di un genere così poco esplorato e ricordato, non potevo evitarli. 
Cos'altro dire. 
Il divertimento durante la scrittura è stato parecchio, ora viene la parte difficile, ma anche questo fa parte del gioco. Come sempre io una birra (virtuale e non) la offro più che volentieri a chi vuole (ri)passare da queste parti. Se poi ci scappa anche una lettura al racconto, ancora meglio.   

Il pozzo capovolto si può acquistare su Amazon, Kobo e immagino un'altra infinità di librerie digitali. Il prezzo è il più basso possibile, 0.99: di meno non si può o l'editore, in cambio, vorrebbe quanto meno il mio sangue. 
Oh, io credo di aver finito. Fatemi sapere, dai. 

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