Il cinema estremo made in Mexico. Quello che fa male davvero.
Impossibile parlare di Luna de miel senza tirare fuori un argomento scomodo come Atroz. Entrambi messicani, entrambi
dello scorso anno, entrambi focalizzati su un’espressione della violenza
brutale e senza limiti, ma con un’enorme, devastante differenza che mi porta, e
mi porterà sempre, a preferire il primo rispetto alla vera e propria
pornografia del secondo.
Quello di Atroz
è un caso contro cui è inevitabile scontrarsi con una certa puntualità: capita
spesso che un esordiente qualsiasi (anche se Lex Ortega proprio esordiente non
è) si sollevi dalla massa annunciando di aver creato il film più violento e
disturbante ever, portandosi dietro un esercito di fan rammolliti dalla notizia
(io per primo, eh). Una faccenda grossomodo identica era capitata con il
pessimo A Serbian Film qualche anno
fa, e prima ancora era successa con il ridicolo The Human Centipede e l’insignificante Grotesque, e ora molta critica e pubblico è di nuovo qui ad applaudire uno stupido ammasso di sequenze mal dirette, mal recitate e messe
insieme alla meno peggio, dove i tormenti e le violenze fatte subire alle
vittime di turno peccano sempre dell’unico fattore fondamentale: la credibilità.
Atroz è finto, sciocco e francamente noioso, e magari Ortega dovrebbe riguardarsi due o
trecento volte The Poughkeepsie Tapes
prima di mettersi di nuovo gioco.
Molti registi cadono spesso nel tranello, e
pensano che basti sommare scene truculente e strillarle ai quattro venti per
creare dolore al voyeur di turno, ma per raggiungere il vero malessere
disturbante, il più martellante e insopportabile possibile, serve ben altro.
Sono necessari personaggi con cui immedesimarsi o orchi da odiare, ma sono
indispensabili anche un contesto e una motivazione (anche la mancanza di
motivazioni è una motivazione, se viene mostrata con un minimo di rigore) per
rendere la violenza possibile, e non
solo fine a se stessa.
Luna
de miel non sarà questo film epocale,
non ne ha le capacità né le intenzioni, di certo non rimarrà impresso per le
sue improvvise esplosioni gore o per le bastonate ustionanti che irrompono
inaspettate (che comunque ci sono), ma Marco Tarditi Ortega alla sceneggiatura e Diego Cohen in cabina di regia fanno
bene ciò che promettono e sono quantomeno umili nel non innalzarsi a nuovi baluardi
dell’horror estremo o altre cagate simili.
La storia è molto basilare, ma è bene accennarla
per capire quanto anche un solo incipit banalissimo possa comunque essere
funzionale, se ben rappresentato e introdotto come in Luna de miel. Il solitario e timido Jorge è infatuato della bella Isabel,
un giorno la rapisce, la mette in catene nel seminterrato di casa sua e la
costringe a sposarlo in una cerimonia improvvisata. Ogni volta che Isabel si
comporta male con il suo nuovo marito, Jorge la sottopone a torture bestiali.
Ci sono due personaggi e sfoggiano entrambi quel
tipo di caratterizzazione che mette subito le cose in chiaro: ambiguo e
terrificante lui, con quello sguardo tra l’ebete e il febbricitante che congela
in un secondo, affascinante ma simpatica ed estremamente alla mano lei, una
ragazza semplice che stringe il cuore vedere in una simile situazione.
Non è molto, ma abbiamo comunque tutte le
informazioni sufficienti per concretizzare questa storia e renderne
comprensibili la devastazione visiva e la crudeltà infernale. È quindi un poco
prezioso, che sancisce una bella divisione dalla mera pornoviolenza,
legittimando e sottolineando i veri intenti del film: fare male.
Ci sono almeno tre sequenze di ultracattiveria, e di queste solo una appare un tantino esagerata e sensibile più al
virtuosismo gore di certe invenzioni alla Saw
(ma per fortuna senza strani macchinari e trappole complicatissime). Tra
gargarismi con il disinfettante e ossa disarticolate si soffre già abbastanza,
anche se chiaramente il culmine del dolore è concentrato nella lunghissima
scena delle dita. Provare per credere.
Si potrebbe imputare agli autori di non creare
un legame abbastanza solido tra la personalità dell’aguzzino e la natura delle
torture, viene infatti a mancare un filo conduttore che definisca passioni
malsane e scopi vendicativi: sembra invece che a Jorge piaccia semplicemente
variare il menù, trasformandosi all’improvviso in una bestia di una precisione
siderale, un androide cortocircuitato che risponde solo a comandi sconvolgenti,
sbandando tra cose di mad surgery ad altre di follia squinternata e schizoide.
È chiaro che il suo funzionamento è strettamente
punitivo: se la ragazza parla le lava la bocca, se reagisce le spacca le dita,
e via così, ma può sembrare che vengano sfavorite le sue devianze per la mera
ricerca dello shock. Per fortuna lei è una davvero tosta, non perde mai la
propria direzione nonostante sia in svantaggio sin dai primi istanti, resiste e
reagisce ogni qualvolta ne ha la possibilità, non demorde e controbatte pur
sapendo che ciò che la accadrà dopo sarà ancora peggio.
È un’eroina coi controcazzi, un personaggio non straordinario
nell’ordinarietà di partenza ma di sicuro una delle migliori survivor girl viste
negli ultimi tempi.
96 minuti sono di sicuro troppi per quello che
succede, con 15 minuti di meno Cohen avrebbe reso tutto molto più rapido e
incisivo, ma nel complesso i momenti di stanca sono utili a diluire le fucilate
repentine che strappano budella e capelli.
Difficile lamentarsi quando il prodotto è già
limitato di suo, è un po’ come infierire su qualcuno che non può difendersi, ma
se siete in cerca di un po’ di estremo Midian consiglia di lasciare perdere le
pretese sociali di Lex Ortega e di visitare questo lato del Messico.
Questo film mi incuriosisce da un po', ma non trovo subs eng da nessuna parte :-(
RispondiEliminaBlissard
Si trova in streaming già subbato. :)
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