Il re dei mostri è tornato. Inchiniamoci
tutti.
L'ultima recensione del 2016 riguardava un delizioso e fracassone zombie-movie giapponese, e con il primo pezzo del nuovo anno rimango volentieri nel Sol Levante con un kolossal sorprendente diretto da un autore conosciuto per ben altro.
Non credo servano presentazioni per Hideaki Anno, in un modo o nell’altro tutti si sono scontrato con almeno una delle sue opere e, anche se per meriti non del tutto intenzionali, è stato uno dei pochi, assieme a Miyazaki, Takahata e Hosoda, a dare un’impronta internazionale alle sue opere. Nadia - Il mistero della pietra azzurra è l’anime simbolo dei pomeriggi di Italia 1 della mia infanzia, Le situazioni di Lui e Lei è il primo vero approccio della generazione Mtv alla storia sentimentale sui banchi di scuola, ed Evangelion, be’, tutti hanno visto Evangelion.
Non credo servano presentazioni per Hideaki Anno, in un modo o nell’altro tutti si sono scontrato con almeno una delle sue opere e, anche se per meriti non del tutto intenzionali, è stato uno dei pochi, assieme a Miyazaki, Takahata e Hosoda, a dare un’impronta internazionale alle sue opere. Nadia - Il mistero della pietra azzurra è l’anime simbolo dei pomeriggi di Italia 1 della mia infanzia, Le situazioni di Lui e Lei è il primo vero approccio della generazione Mtv alla storia sentimentale sui banchi di scuola, ed Evangelion, be’, tutti hanno visto Evangelion.
Il reboot di Godzilla
lo vede tornare al cinema in un film con attori in carne e ossa dopo un paio di
lavori sperimentali nei primi anni 2000 e una cosa strana su Cutie Honey, e un lungo periodo di boh,
passato a ricostruire in quattro film e con la massima lentezza possibile la
sua amata-odiata opera emblematica, alcuni doppiaggi e varie lamentele al mondo
dell’animazione.
Shinji Higuchi è invece una bestia un po’ più
strana. Proviene anche lui dall’animazione e continua a farne parte, è da
sempre collaboratore di Anno ma ha un’esperienza cinematografica meno personale
e più al servizio dei produttori (Lorelei,
Sinking of Japan, i due Attack on Titan). È una coppia ben rodata ma sembra
quasi che all’autore riconosciuto come tale, che cura anche la sceneggiatura, sia
stato legato un bravo mestierante solo per tenerlo a freno e per fare in modo
che il prodotto finale rispetti l’esigenza produttiva.
Il pericolo di una consueta schifezza made in
Japan, fabbricata con il semplice scopo di accontentare il fandom locale, è
però magicamente scampato, e bastano pochi secondi per accorgersene, perché Godzilla Resurgence è una mezza bomba
atomica.
Costruito con un approccio politico/scientifico
molto rigoroso, con un occhio puntato chiaramente a Fukushima e alle peggioro
conseguenze previste, Godzilla Resurgence
è una cosa molto strana, per essere un film di mostri dove i mostri spaccano
tutto, perché il buon, vecchio Zilla è relegato solo in alcune breve parentesi,
seppur di potenza devastante, che vanno a intervallare un’incessante, giusta e
logicamente credibile discussione su come intervenire e far fronte alla
creatura.
Per capire, affrontare e sconfiggere una simile
calamità serve una strategia, e per mettere insieme una strategia servono dei
professionisti: non avremo pertanto eroi o paladini coraggiosi, bensì una serie
di figure governative, militari e scientifiche che si interrogano per
comprendere la natura della bestia e salvare la popolazione. Naturalmente non
si arriva mai a un piano troppo complesso con cui descrivere la situazione,
Godzilla è un reattore nucleare inesauribile e autoalimentante, e per
distruggerlo serve l’astuzia, quindi la coppia Anno-Higuchi ipotizza una serie
di scene dove più che altro vengono messi a confronto interventismo militare e
ricerca scientifica, sprazzi di genio matematico e compromessi politici.
Tutto è congegnato con una certa comodità
cinematografica che non scava mai troppo a fondo, e a convalidare questo c’è
una risoluzione finale abbastanza improbabile da un punto di vista
organizzativo, ma il gioco funziona davvero bene grazie a personaggi semplici e
solidi e a un ritmo, sostenuto, preciso, perfetto: non ci sono spazi, non c’è
alcuna pausa, è una marcia inarrestabile di parole, supposizioni e teorie
sempre puntuali, che tengono in piedi la storia.
Al resto pensa il lucertolone, che avrà meno
spazio rispetto al passato ma non ci sono mezzi termini nell’espressione
catastrofica che mette in atto. È una bestia cieca e ignorante che distrugge
tutto solo perché ci si trova in mezzo, e metterla fuori gioco non è questione
di odio bensì di semplice necessità. Non si vuole ucciderla per il solo gusto della supremazia, né dalla scienza traspare un interesse così diretto da scavalcare ogni senso comune: a rischio è l'intera popolazione nipponica, e, di nuovo, con l'inevitabile riferimento al disastro nucleare, serve un glorioso team up tra enti e stati
Gli effetti sono graziosissimi nel loro mix di pupazzi e CG (si può usare "graziosi" in un film di mostri? Sì), c’è sangue in abbondanza e nelle battaglie l’effetto retrò a suon di raggi laser e aerei abbattuti è gestito così bene da far scendere una lacrimuccia. Ci sono tecnologia e tradizione, e anche se viene risparmiato il costumone da lucertola nucleare è evidente una ricerca effettistica che oltrepassa la pochezza imbarazzante dei mezzi con ingegno e fantasia. Insomma, c'è ancora il cuore, prima della computer grafica.
Gli effetti sono graziosissimi nel loro mix di pupazzi e CG (si può usare "graziosi" in un film di mostri? Sì), c’è sangue in abbondanza e nelle battaglie l’effetto retrò a suon di raggi laser e aerei abbattuti è gestito così bene da far scendere una lacrimuccia. Ci sono tecnologia e tradizione, e anche se viene risparmiato il costumone da lucertola nucleare è evidente una ricerca effettistica che oltrepassa la pochezza imbarazzante dei mezzi con ingegno e fantasia. Insomma, c'è ancora il cuore, prima della computer grafica.
Per quanto mi riguarda non esistono paragoni con
il recente Godzilla di Gareth
Edwards, una panzana inguardabile dove risaltavano patetici personaggi e ingenue retoriche militaristiche (e purtroppo poco importava che i mostri
fossero fenomenali): il nuovo, vero Godzilla è quello che avrebbe sempre dovuto
essere, con un equilibrio miracoloso che certo cinema americano non potrà mai
essere in grado di coordinare.
Colossale e imperdibile, anche se verrà inevitabilmente snobbato per la sua lentezza narrativa e per la poca esplosività della creatura.
Non ti nego che ho curiosità di vederlo
RispondiEliminaBen detto :)
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