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Nh10 (2015)

By Simone Corà | lunedì 28 novembre 2016 | 08:30

Nientepopodimeno che il Martyrs indiano                                                                                                                  

L’ennesima sorpresa di quest’ultimo periodo arriva ancora una volta da un paese che non ha un grande curriculum horror, e che gioca a carte scoperte con un modo di fare cinema parecchio lontano dalla tradizione per cui è conosciuto.
Dall’India ci si aspettano fronzoli colorati, ironia grossolana e vari intermezzi danzerecci, oltre a una durata spropositata che spesso va ben oltre la mia soglia di veglia, elementi che anche durante le incursioni in territori fantascientifici o horror permangono con un’insistenza per noi non sempre comprensibile. Ma in questo caso abbiamo a che fare con un cinema di genere appositamente creato con uno sguardo occidentale, che allo stesso tempo nulla toglie al potentissimo sottostrato culturale e personale della pellicola.
Non ho mai realmente provato ad accostarmi a Bollywood, qualche film squinternato qua e là (uno l’ho anche recensito, ad altri sono sopravvissuto con grande impegno) non basta per farsi un’idea completa e sincera, di certo i minutaggi chilometrici per cui il cinema indiano è ben noto sono sempre stati un ostacolo abbastanza insormontabile. Pazienza, con questi avversari mi arrendo volentieri, riesco a mettere il cuore in pace e a saziare la curiosità senza troppa disperazione.

Nh10 in realtà è uscito l’anno scorso, ma è una piacevole coincidenza incrociarlo proprio adesso che sono fresco di Under the Shadow e Train to Busan, per non parlare ancora una volta di Baskin, esempi di solido horror proveniente da ambientazioni che mai si sono contraddistinte in questo campo. Ma Nh10 non si differenzia solo per questa sua imprevista compattezza, bensì per una concezione narrativa e visiva devastante, che farebbe molto parlare di sé se il film disponesse di una qualche distribuzione internazionale con cui uscire dai consueti circoli.
Nh10 è una storia di vendetta, una rasoiata tesa e ferocissima, che calpesta, ingoia e vomita barbaramente molte concezioni maschiliste purtroppo ancora permesse. Navdeep Singh frulla le incongruenze delle caste sociali, tira in ballo la corruzione in polizia e in politica, e non nega una sola scena che risalti l’assurdità della violenza sulle donne con una regia rapida, manesca, violentissima.
Schiaffi, pugni e calci non sono mai stati così diretti e fastidiosi dai tempi di Martyrs, sono perseveranti, continui, senza pause, e sono inseriti in una trama che purtroppo non possiede elementi fantastici con cui giustificare tanto odio. La furia con cui la banda insegue e cattura Pinky e il suo ragazzo non credo possa avere rivali in quanto ad aggressività e disprezzo, e non è facile resistere a una mortificazione così spinta, anche perché Singh rilancia sempre con maggior aggressività, persino nei momenti dove ci si auspica un istante di tregua (la sequenza del tunnel è uno dei momenti più sconvolgenti che abbia mai visto).


Al di là di questo aspetto imponente, Nh10 è un revenge movie abbastanza tradizionale, che parte da una coppia che si ritrova nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non ci sono particolari caratterizzazioni, sono solo persone ricche e vagamente annoiate che all’improvviso sbattono contro una realtà allucinante che, dall’alto delle loro vite agiate, forse nemmeno conoscevano.
La fuga dal branco di uomini spietati, disposti anche a uccidere senza alcuna remora, è probabilmente la parte migliore del film: Singh fodera ogni ombra e ogni rifugio di questi bastardi pieni d’odio, rendendo la corsa disperata di Meera e Arjun quasi un gioco sadico, che non lascia loro alcuna possibilità di salvezza. Gli uomini sono ovunque, i due non riescono ad allontanarsi da un posto che subito tornano a essere braccati da amici o alleati del gruppetto iniziale, e non c’è un solo attimo di riposo dalla tensione che rende la prima metà del film un qualcosa di spiazzante, una scheggia di cinema selvaggio e crudele come pochi.
Nella seconda metà la rivalsa acquisisce concretezza e, pur rimanendo ancorato agli schemi del genere, nell’andatura spenta e senza spirito di Meera risiede tutto il succo del film. Lei non diventa una Milla Jovovich che imbraccia mitra e ammazza a colpi di arti marziali, rimane una ragazza piena di paura, goffa, così disperata da compiere azioni che sfiorano l’orribile, talmente scossa e svuotata che, nel momento di chiudere la vicenda, non ha alcun piacere e soddisfazione nel farlo.

Nh10 rimane un ottimo film sebbene non siano poche le comodità che adotta Singh: le coincidenze a cui aggrapparsi per alimentare senza sosta il ritmo sono fin troppo evidenti, Meera è costantemente di corsa ed è puntualmente inseguita da qualcuno o alle prese con un inseguimento, quasi i cattivi si dessero la staffetta. In realtà la successione degli eventi è ben strutturata da poter camuffare il trucchetto, ma nella parte conclusiva, per quanto drammatica, diventa un po’ difficile crederci davvero fino in fondo.
Anche il cast non offre grandi interpretazioni, eppure anche qui, nonostante Anushka Sharma, anche produttrice, non riesca davvero a brillare, rimane semplice e credibile fino alla fine, e non serviva molto altro. 

Film irruento e stomachevole, lascia uno strato di sporco addosso che non è facile togliere.

6 commenti:

  1. Grazie, non lo conoscevo. Domani recupero. Solo due cose... La prima, escluderei la korea dalla lista dei paesi che non si sono mai contraddistinti nel genere ;)
    Se non li hai visti, nel genere "horror da posti insoliti", prova Macabre, Rabies (kalavet), The forbidden door (pintu terlarang), ritual, e dall'india no smoking, pizza, e phobia.

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  2. Ciao!
    Non escludo la Corea, dico soltanto che per me non ha grande reputazione horror - pur amando il loro cinema, gli horror decenti si possono contare sulle dita di una mano. :)

    Il cinema indiano non so come prenderlo, ma dopo questo Nh10 sono molto fiducioso e proverò quelli che mi consigli. Gli altri visti tutti e apprezzati parecchio.

    Se non lo conosci, cerca The Squad, colombiano di un 4-5 anni fa, molto piacevole. :)

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  3. Aspetto di sapere che ne pensi allora.
    The squad non lo conoscevo, recupero subito grazie :). E ricambio con Sennentuntschi. Se ne hai ancora fammi sapere! L

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    1. Visto! Potremmo andare avanti una vita a scambiare titoli :)

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  4. A me più che Martyrs ha ricordato le atmosfere di un thriller italiano anni 70 ambientato in Sicilia(in un mix tra un revenge, un giallo e un poliziottesco) con in mezzo la storia di una cieca vendetta d'onore e le classiche regole deltutti sono parenti o facenti parte della rete del male con protagonista che subisce fino al burnout psicologico (negli ultimi 15 minuti lei agisce, si muove e ha lo sguardo di un automa). Sembra anche una versione più morbida e ottimista di Eden Lake senza lo stesso spessore psicologico dei protagonisti. Con qualche accorgimento in più avrebbe potuto essere un filmone...invece tranne la protagonista femminile sono tutti tratteggiati come delle caricature (compreso il partner maschile che fa sempre la cosa più stupida nella maniera più stupida).

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    1. Quello che dici è tutto giusto, è un film che inquadra una porzione molto precisa dell'India ma che può rappresentare molta regionalità internazionale. Il paragone con Martirs non è tanto, per me, a livello tematico, bensì per la potenza ustionante della violenza, che raramente ho visto così devastante e senza mezze misure.

      Poi, sì, non è una storia di grandi personaggi, è vero, l'ho anche scritto, ma credo siano tutti funzionali, compresa la stupidità del compagno di lei, che vorrebbe definire certa superficialità/arroganza di un ceto più che benestante. :)

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