Più freddo. Più sangue. Più zombie. Più
nazi.
Di tutti gli autori che hanno subito il fascino della tentazione a stelle e strisce, forse Tommy Wirkola è l’unico che ha realmente imparato qualcosa dall’esperienza d’oltreoceano, ha risposto prontamente sì alla chiamata dello zio Sam perché rifiutare, diciamocelo, sarebbe stato più stupido che sconveniente, pur scrivendola ha fatto a testa bassa la quotidiana cretinata che gli chiedevano i produttori yankee, ha fatto girare un po’ il nome associandolo a una discreta secchiata di frattaglie come trademark, e al ritorno in Norvegia si è portato a casa, oltre a qualche soldo e a una carriera bene o male assicurata per qualche anno, un buon bagaglio di tecnica di scrittura e di regia che male di certo non fanno.
Ma facciamo un po’ di storia. Dead Snow esce nel 2009 e si guadagna
presto lo status di film culto, non è stata la prima ma forse è stata una delle
opere più fresche nel mescolare occultismo nazi e zombie e, vuoi un po’ i suoi
natali norvegesi, vuoi l’eccesso splatter davvero notevole, non è servito molto
tempo per far spargere la voce. Il successo non è comunque sinonimo di qualità,
alla fine Dead Snow non è un bel
film, ma non è nemmeno un brutto film, è soltanto un film dove l’inesperienza
del suo creatore, un Wirkola allora trentenne, danneggia e al tempo stesso
rinnova un horroraccio che ha qualche qualità ma più che altro difetti che
pesano come massi.
La mancanza di equilibrio tra una prima e
una seconda parte era piuttosto palese, e tra un inizio che fa il verso a un
qualsiasi teen slasher con il solito minestrone di ragazzi dementi, alcol,
tette, cabin in the woods, e un prosieguo dove Wirkola innesta una marcia di
demenza ultragore che fa gridare Peter Jackson e Sam Raimi a ogni esplosione di
cervella, Dead Snow arranca senz’anima e in maniera abbastanza stanca,
privo di una direzione e di un taglio registico/narrativo adeguato, ma in fondo
pazienza, ci sono spunti gore niente male, c’è voglia di pescare dal passato e
riadattarlo ai tempi odierni, poi in fondo si crescerà, c’è sempre tempo per
migliorare.
E infatti.
Dal terribile Hansel e Gretel cacciatori di minchie Wirkola ha imparato solo una cosa: il ritmo. La sua
regia americana era il solito, inguardabile blockbusterone tiepido e insipido,
fatto per un pubblico giovane e di poche pretese, ma gestire la narrazione,
creare i personaggi, avere una direzione da seguire, per quanto semplice, sono
elementi senza i quali questo Dead Snow 2
non avrebbe mai potuto brillare per simpatia, cattiveria e numero di
sbudellamenti. L’equilibrio che ha trovato Wirkola fa sì che il suo nuovo film
non solo sia esattamente quello che promette di essere, ma possa addirittura
dare di più: più risate, più personaggi scemi, più smembramenti, più
scorrettezza, più zombie.
È una horror comedy che guarda ancora una
volta ai primordi degli sperimentalismi gore, citando neanche tanto velatamente
La casa 2 e i duelli brucecampbelliani tra Ash e la sua mano indemoniata
(qui il protagonista Herzog ha un braccio zombie che può resuscitare i morti),
e dispensa equamente spunti ironici, ma mai prettamente demenziali come nel
capitolo uno se non in una manciata di sequenze sceme (intestini usati come
cappio o giù di lì), e camionate di crani che scoppiano, mascelle strappate e coloriti
squartamenti. La comicità è esaltata da alcune trovate gestite con una mano
grottesca che pare sapere il fatto suo (il dottore zombie che “ripara” i soldati,
le gag dei poliziotti), mentre in altre situazioni è rinnovata da una cattiveria
tostissima, che magari qua e là pare forzata (qualche momento slapstick, con
gente in carrozzina che viene fortuitamente schiacciata da zombie volanti), ma
che spesso vince per la naturalezza del suo azzardo (il disabile zombie che
muore e rinasce decine di volte è personaggio simbolo) proprio perché tira in
ballo il cliché tipo della risata irrispettosa (gay, bambini e, appunto, disabili) senza
per forza pestare di grana grossa ma inventando situazioni sempre più
strampalate, un po' come faceva John Gulager nel suo capolavoro Feast II.
Che Wirkola abbia una visione d’insieme
più sensata lo si vede anche dai personaggi: mentre Herzog riprende la
simpatica, stanca robustezza della parte finale del film precedente, i tre
zombie killer americani che lo aiutano appaiono sì retard nel loro disegno così
netto, ma è anche vero che, tra ammiccamenti esagerati e battute dal ritmo perfetto,
fanno ridere in ogni sequenza. Che il film poi scada a tratti in ironia eccessivamente
scema è probabilmente cosa da accettare nel rodaggio generale, Wirkola avrebbe
bisogno di qualche freno con cui ritornare in carreggiata e certi limiti
appaiono anche evidenti, ma sono difetti da poco in un’opera che rimane vivace
ed efficace per tutta la sua durata.
Con un miglior lavoro fotografico, per
dare più profondità alle tante scene notturne ma anche per sottolineare il bel
contrasto nelle tantissime scene di giorno, forse il gioco avrebbe funzionato
alla perfezione, perché il cast ha le giuste facce tra lo sconvolto e la follia
per dare credibilità ai personaggi, da Martin Starr e il suo inaffondabile
Daniel a Stig Frode Henriksen (anche sceneggiatore) e al suo gay timido Glenn
Kenneth, con un Orjan Gamst che è volto e fisico completo per dare umoristico
carisma al leader del gruppo.
Inevitabile adesso un nuovo lavoro
hollywoodiano per Wirkola, Hansel e Gretel 2 è già stato annunciato e
okay, pazienza, ci sarà da aspettare la solita coglionata per poi dimenticarla
al volo quando arriverà il momento di un Dead Snow 3.
Mi sono divertito come un babbuino.
RispondiEliminaCi sono tante di quelle scene da "raccontare agli amici" che lo incornicia come nuovo cult.
I però avevo apprezzato moltissimo anche il primo, e pure hansel e gretel, secondo me, esce un pelo dalla visione hollywoodiana standard.
Unica cosa su cui non concordo: "...Wirkola avrebbe bisogno di qualche freno...". Mah, io di freni a questo qui non ne metterei, ché il rischio è che si appiattisca e perda la sua verve.
Mah, per freno intendevo più che altro alle varie cagate che appaiono qua e là, la comicità del film è cattiva e tiene bene nella sua "serietà", ma ci sono vari momenti in cui secondo me il film scade con un'ironia molto grezza, che se poteva funzionare nel primo in questo invece stona un po', perché tutto è più maturo e meglio inscenato.
EliminaDetto questo, mille altri Dead Snow, ma cazzo, neanche un mezzo Hansel e Gretel in più, per me la solita terribile americanata insopportabile. :)
Non l'ho visto ma, considerato quel che è stato per me il primo film, credo che non lo vedrò così tanto presto.
RispondiEliminaPerò guarda che è diverso, parecchio diverso. Anche a me il primo non è piaciuto eppure questo sequel è molto più maturo, ben fatto, equilibrato e con un senso comico molto brillante. :)
EliminaDevo ancora vedere il primo, porca miseria. Appena arriverà il freddo vero farò una maratona :P
RispondiElimina