Australia, 109 minuti
Regia: Greg McLean
Sceneggiatura: Greg McLean, Aaron Sterns
Gli ci sono voluti quasi dieci anni e
svariati dietro front per dare un seguito a quel Wolf Creek che, nel
2005, cadeva al suolo e lasciava un solco come il cratere meteoritico che
omaggiava. Le cose che funzionavano in quel gioiellino erano tante, una media
di parecchio superiore a qualsiasi cugino cinematografico girassero nel periodo
post Alta tensione, e non era solo questione di buona scrittura, con
personaggi realistici che comunicavano con espressioni umane e non per frasi
fatti del tipico modello comportamentale teen: la desolazione allucinante di un
luogo arido, vasto e terribile, una violenza feroce e luciferina che usava il
gore non per richiamare il pubblico giovanile o comunque un certo tipo di
spettatore che annusava la moda, bensì per rendere ancora più spietata la
sofferenza dei protagonisti, e infine un grande bad guy, un John Jarratt
strepitoso che rendeva indigesto ma forte, pieno e credibile, il suo aussie
redneck, un mostro imprevedibile che agiva senza alcuna regola. Già con un film potente e
ustionante, Greg McLean lavorava di
dettagli per rifinire e rendere memorabile quello che sulla carta era, o poteva
diventare ed essere ricordato, un film come tanti, dove un gruppo di giovani
mediamente e culturalmente inutili diventano carne da macello di un sadico
strafottente con l’amore per gli occhi strappati e le ossa spezzate.
In tutti questi anni McLean non è che
abbia fatto molto, gli si dà atto di non aver scelto la strada più facile e
remunerativa puntando tutto su un sequel che di fatto poteva mettere in piedi
in pochi minuti, ma con il successivo e pur discreto Rogue, un
crocodile-movie, sembrava già assestarsi su coordinate più classiche, meno
personali in quanto ad atmosfera e ricerca visiva. Poi, togliendo la produzione
di due film grossomodo evitabili come il western Red Hill e il piccolo
sci-fi Crawlspace, sette anni di nulla, passati probabilmente a meditare
in cerca di qualche folgorazione zen sulla strada da prendere in futuro, che sì,
guarda caso è proprio quella del sequel a quel suo primo film che tanto era
piaciuto a tutti.
Ora, a me i sequel generalmente piacciono,
mi stuzzica l’idea di ritrovare personaggi, ambientazioni o particolari stili e
vedere come possano venire riproposti, la curiosità di incontrare piùcose
(piùmostri, piùsangue, piùmazzate) è di solito abbastanza testarda da
sottovalutare la razionalità qualitativa con cui i seguiti nascono e grossomodo
replicano il capitolo originale cercando di non alterarne troppo lo schema
perché i fan, perché la produzione, perché i soldi. Ed è così che, colpo di
scena, McLean è tanto intelligente da prendere tutto quello che aveva di buono Wolf
Creek e buttarlo via per farne un atto secondo che con il primo ha in
comune soltanto uno dei più grandi villain, adesso sì, che la storia del cinema
horror ricordi.
Dimenticate la brutalità psicologica,
dimenticate lo squallore fisico, ma lasciate anche perdere qualsiasi soluzione
innovativa o che cerchi di dire altro: le domande che si è posto McLean
prima di (ri)cominciare sono molto più semplici e indagano a monte, e solo
questo basterebbe per volere bene a quest’uomo che dell’horror pare aver
capito, se non tutto, parecchio. Serve ancora descrivere e presentare un branco
di deficienti per poi farli morire in modo brutto? Serve ancora costruire
personaggi, forzarne la serietà per dare il clima giusto alla storia, se poi a
chi guarda interessa altro? Serve ancora rappresentare il killer come
l’incarnazione del male puro, un’estensione demoniaca che sventra e decapita
per far sentire a disagio chi compra il biglietto per lo show? No. O meglio,
McLean ha già sfruttato questi elementi e chiaramente non gli interessa ripetersi,
perché in passato l’ha fatto bene e piuttosto che farlo male allora niente, si
cambia, fanculo a chi voleva il sequel a tutti i costi, questo è quello che ti
meriti. Alleluia. È una filosofia che mi fa apprezzare ancora di più l’uomo che
c’è dietro.
Wolf Creek 2
cambia totalmente registro, è un film divertente, di un’ultra-violenza
sfoggiata con taglio ironico e sfrontato, è per gran parte della sua durata un
road movie frenetico e tesissimo ed è, soprattutto, il film in cui Mick Taylor non
solo ruba la scena a tutti ma diventa effettivo protagonista, perché Wolf
Crek 2 non parla di quattro disgraziati che hanno la sfortuna di incontrare
Mick e tentano di fuggire, ma di Mick e del modo in cui uccide le sue vittime.
Rimangono i teen petulanti, un paio di crucchi in vacanza caratterizzati
comunque con un gusto e una dignità che mostrano subito di che pasta differente
sia il cinema di questo giovane regista australiano, e infatti McLean se ne
sbarazza in pochi minuti dando il là alla prima trasformazione della pellicola,
che per i successivi novanta minuti muta prendendo un po’ il meglio degli
slasher/torture/revenge, masticandolo e rigettandolo come un bolo eccessivo e
sopra le righe. Basterebbe il prologo per farsi un’idea, dieci minuti viscidi e
violenti dove l’ironia acida di Mick viene vomitata attraverso l’accento e il
tono di voce di un John Jarratt incredibile e nel ruolo della sua vita, e si conclude
con un headshot micidiale dove i primi piani fotografano quasi con divertimento
ciò che resta di una testa maciullata. Il resto è tutto in salita, con i più
classici cliché interruptus e rivoltati con stile (i primi omicidi di Mick,
delle belle rasoiate a sorpresa), che innescano la sostituzione di quello che
può essere definito l’antagonista (già, ricordatevi che il protagonista è Mick)
e un massacrante inseguimento nell’Australia più desertica e inospitale.
McLean tiene sempre alta l’attenzione, ancora
una volta lavora di dettagli e sono questi a fare la differenza nell’inscenare
un testa a testa arroventato, una parentesi d’ansia in una casa di vecchietti o
un sotterraneo labirintico per spingere sempre con una reprise atroce e
svariate secchiate di viscere. Anche quando il film si assesta su lidi più
convenzionali, come la lunghissima scena di tortura nel covo di Mick, McLean
non molla mai la presa, e per quanto si scada un po’ nel bignami del torture
porn tra dita segate, mutilazioni assortite e motivazioni poco convincenti, la
carica carismatica di bad ass totale come Mick tiene unita la scena e la
catapulta addosso a un bravo Ryan Corr che sa tenergli testa con il giusto
equilibrio di fifa nera, sottomissione e desiderio di vendetta. E quando sembra
che finalmente siano tutti pronti a calare il sipario, c’è ancora spazio per un
paio di scossoni viscerali, una bastardata in particolare ha buone probabilità
di essere ricordata ever and ever e mostra come McLean, coadiuvato alla
sceneggiatura dall’esordiente Aaron Sterns, sappia giocare con quel gusto e
quella brillantezza le sue carte, ben sapendo di non poter barare con la mano
che si ritrova come fanno tanti colleghi perché, si sa, prima o poi il bluff
verrà fuori, né tantomeno strafare, perché, semplicemente, non ne ha bisogno.
Visto da pochissimo, mi sono divertito da matti.
RispondiEliminaDiverso dal primo, ma una goduria ugualmente.
Ma infatti, cambia del tutto ritmi e registro, è molto divertente e funziona alla grande ugualmente. :)
EliminaA me crawlspace non è dispiaciuto, dai.
RispondiEliminaQuesto WC2 (minchia che acronimo del cavolo :)) è una bomba intercontinentale. Se già WC (e avanti...) aveva stravolti alcuni canoni, questo se li prende, se li mangia e sputa un serial killer che non ha una cippa da condividere con qualsiasi serial killer mai visto.
Meraviglia.
Bah, boh, bella l'idea che fosse fatto tutto di cunicoli ma alla fine a me ha stancato e mi sono annoiato parecchio.
EliminaSu WC2 (che pare tipo la sigla di un videogioco di corse), sì, lui davvero stellare, alla fine è il suo film e nient'altro, e anche se alla fine a me ste pellicole non fanno proprio impazzire (ti dirò, la lunga scena di tortura mi ha abbastanza annoiato, non ci posso fare niente, ste cose proprio nun me piacciono dell'horror moderno), il film è enorme e godibilissimo, un luna park :)
Bellissimo!
RispondiEliminaMah, io non direi bellissimo, ma è di certo un ottimo prodotto :)
EliminaDevo vederlo al più presto nonostante le differenze col primo capitolo che io ho adorato per quell'aria di disperata paura con cui coinvolge lo spettatore.
RispondiEliminaSì, be', è proprio altra cosa, molto differente, ma meglio così, meglio non ripetersi :)
EliminaIl primo capitolo mi ha terrorizzata assai, questo, di cui ho letto benissimo, vorrei vederlo presto.
RispondiEliminaDi certo questo non terrorizza né mette a disagio, ma rimane comunque un gran bel vedere :)
EliminaUna figata cosmica. Io sono sempre più legata al primo, ma questo è davvero un tocco da maestro. E ora speriamo di non dover aspettare altri dieci anni per vedere McLean dietro la macchina da presa.
RispondiEliminaBe', no, imdb lo dà al lavoro su una cosa che non dovrebbe uscire tra non molto, è pure soprannaturale e sono curioso di vederlo alle prese con horror vero e proprio :)
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