HK, 105 minuti
Regia: Juno Mak
Sceneggiatura: Lai-Yin Leung, Philip Yung
È un omaggio molto interessante quello con
cui esordisce alla regia Juno Mak, giovanissimo attore (classe 1984) con giusto
quattro film in curriculum: resuscitare simbolicamente la lunga saga di MrVampire, il cui primo capitolo è film culto e fondamentale incrocio di
generi, stili e talenti che da solo, o quasi, può rappresentare il cinema di
Hong Kong degli anni d’oro, con una pellicola che ne attinge valori, fantasia,
atmosfere e addirittura attori pur senza cadere nel tranello dello
psuedo-remake e, incredibilmente, senza tentare la strada della comicità, di
cui l’originale era intriso, per offrire un film solido, intricato, molto serio
ma mai furbo o approfittatore, bensì profondamente attento nel restituire al
capolavoro di Ricky Lau, e in generale alla vecchia industria cinematografica
dell’ex colonia (vedi i comeback inaspettati di Chin Siu Ho e di Anthony Chan),
ogni riverenza possibile.
C’è molta classe e una rara eleganza nello
sviluppo di Rigor Mortis, è una pellicola stranamente lenta e, pur nella
sua complessità, per nulla convulsa, il dialogato è giusto e non sovrabbonda e
particolare attenzione merita il mostrato, nelle lunghe e affascinanti sequenze
di magia nera dove niente viene fortunatamente spiegato dei laboriosi riti per
conservare i morti, tenerli sotto controllo e/o resuscitarli, lasciando agli
ora inquietanti ora splendidi movimenti di macchina di Mak una comprensione
sufficiente di quanto succede (bellissimo il momento in cui Mui parla con il
marito, spettacolari ma raffinate le ricostruzioni utili a capire certi
particolari). E non spaventi il tema vampiresco, i non morti cinesi provengono
dalla tradizione e sono totalmente diversi dall’immaginario occidentale, sono
veri e propri golem di carne e denti (di grande impatto infatti la
trasformazione finale del vampiro, con quelle zanne che sembrano crescere
casualmente), manipolati dalle arti di un prete taoista e che si muovono in
maniera scattosa e impossibile (i piedi che strisciano per terra, per esempio).
Inoltre, l’elemento vampiresco è ben più contorto di quanto si pensi, la
procedura per ottenere un succhiasangue è lunga e misteriosa e passa per
fantasmi tentacolari (splendide le due gemelle e la miriade di filamenti che le
attacca alla realtà), possessioni demoniache, vittime da sacrificare (magnifica
la scena del bambino in bagno) e strani procedimenti per combatterli (il
meccanismo circolare, i caratteri scritti col sangue), tutti componenti che
donano grande atmosfera e un background vastissimo a quella che, a conti fatti,
è una trama molto semplice e lineare, sconquassata però da notevoli finezze
registiche (i flashback arrivano nei momenti giusti, sono perfetti per spiegare
quanto basta aggiungendo o sottraendo informazioni; il ritmo è dilatato e anche
nei combattimenti si avverte una sorta di solenne eleganza) e una sceneggiatura
magari non esemplare ma comunque funzionale per un Juno Mak che si rivela
davvero abile dietro la macchina da presa.
I personaggi sono disegnati con la giusta
sensibilità, onorano Mr Vampire senza mai risultare posticci o
ingombranti, anzi, si presentano addirittura con certa commovente epicità che
esplode nel bellissimo, misterioso e inatteso controfinale. Rigor Mortis
è quindi un film stratificato e non semplice, ci sono arti marziali e grossi
demoni da prendere a mazzate ma non è tecnicamente action, è lugubre e per
alcuni versi può anche rimandare a certo orrore nipponico (certe inquadrature
sui bambini, la strana lentezza – non è un caso che produca Takashi Shimizu), è
molto violento e in una manciata di sequenze rivoltante (ossa spezzate che
escono dal corpo a go-go) ma sa essere delicato nella modernità con cui rende
omaggio al facoltoso passato.
ok, mi hai convinto, parto al recupero !!!
RispondiEliminaBravo :)
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