USA/Singapore,
84 minuti
Regia:
Christopher Hutton
Sceneggiatura:
Christopher Hutton
Christopher Hutton deve davvero amare i
suoi robot: nel 2011 dirige un filmaccio come Robotropolis, roba
poverissima di I.A. ribelle e boh non ricordo altro, forse della terribile CG e
mi sembra due attori o addirittura tre tra cui LANI TUPU, immondizia che
avrebbe potuto proporre all’Asylum o a Sy-fy e di cui invece è particolarmente
orgoglioso, arriva infatti a ripescarne i robot protagonisti portandoli in
questo Battle of the Damned, che di Robotropolis diventa in
maniera piuttosto anomala una sorta di sequel/spin off, pur rimanendo
saldamente uno zombie-movie. Fattore non trascurabile, invero piuttosto
incredibile, che mi porta però a scrivere, è che Battle of the Damned è
sorprendentemente un buon b-movie.
Siamo dalle parti di un 28 giorni dopo,
gli zombie corrono come disperati e si raggruppano in fiumane dal buon impatto
visivo, e nel dare la giusta atmosfera catastrofica funziona egregiamente la
riuscita ambientazione con una città in quarantena e abbandonata, grigia,
vuota, senza speranza. Al resto ci pensa Dolph Lundgren, il suo è il tipico
soldato tamarro, stuzzicadenti in bocca e battuta sempre pronta, fisicità pura
e nessuna paura, si muove nella città assediata per salvare la figlia di un
ricco industriale, e per lo più spara, spara davvero moltissimo. Cosa
interessante di Battle of the Damned, al di là della proverbiale
rozzezza e della comunque inevitabile mediocrità narrativa, è proprio una certa
potenza visiva che scaturisce dalle lunghe sparatorie, Lundgren e compagnia
bella mitragliano zombie in continuazione con un ritmo tutto sommato godibile,
una discreta varietà di situazioni e una regia rapida e decisa, molto
funzionale.
Il meglio tuttavia arriva proprio quando i
buoni, non contenti di avere già DOLPH LUNDGREN che spara con lo stecchino in
bocca, diventano ancora più forti grazie ai ROBOT, che giungono direttamente da
Robotropolis, giuro, e li aiutano nello sterminio dei morti viventi: le
sparatorie si fanno ancora più accese, non aumenta il sangue, invero pochino,
ma si accentua il lato ironico, fioccano battute e ammiccamenti (un applauso
sincero per la scena dell’automobile), e pur restando sempre nello standard
tipo del b-movie c’è spazio per qualche momento indovinato, di particolare
cattiveria (la sorte di Duke) o di stralunata inventiva (il modo in cui gli
zombie entrano nel rifugio). Non è che
ci sia molto altro da dire, Battle of the Damned funziona per quello che
è, puro, rozzo intrattenimento di serie b.
Dici benissimo: puro intrattenimento da serie b.
RispondiEliminaUna goduria.
Da vedere con birra ghiacciata
EliminaAnche due! ;)
EliminaPer i fan godibilissimo, con un Lundgren paterno
RispondiEliminaRozzo è (a volte) bello! Sono d'accordo con la tua recensione :)
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