UK, 84 minuti
Regia: Christian James
Sceneggiatura: Dan Palmer
Pur ignorando cosa realmente cerchi un
regista/sceneggiatore infilandosi in un sottogenere horror così affollato da
non aver spazio nemmeno per alzare i gomiti e difendersi, è interessante
comunque fare giuste distinzioni quando sono gli spunti e le trovate,
nonostante una struttura di base talmente trita da non aver forse nemmeno più
senso affrontare, a farla da padrone, annullando tutto il resto se si considera
soprattutto la natura economica e generalmente priva di mezzi di un film come Stalled.
Microscopica produzione inglese, bisogna
fare i conti con uno one man show tutt’altro che impeccabile di Dan Palmer,
anche sceneggiatore, molto più bravo a scrivere che a recitare, e una
fotografia da telefilm anni Ottanta, eppure c’è molta freschezza sotto la massa
di morti, per certi versi si può vedere Stalled come una sublimazione
(okay, termine gigante, passatemelo) di A Cadaver Christmas, perché se
nel piccolo low budget di Joe Zerull a dominare erano le personalità dei tre
protagonisti coinvolti in una classica zombie-story, nel film di Christian
James non c’è solo una buona scrittura a differenziarlo dai tanti colleghi
bensì una serie di idee che sfruttano paradossalmente le poche risorse a
disposizione per tirare fuori passaggi a tratti davvero brillanti, a partire
dalla situazione iniziale.
Interamente ambientato all’interno di una
toilette di un'azienda in piena festa natalizia, Stalled vede un tecnico trovare rifugio dall’improvvisa
epidemia in una delle tre cabine e da lì inventarsi una stupidaggine dietro l’altra
per cercare di sfangarla, con risultati mediamente miseri e umanamente
mortificanti: riempire ottanta minuti scarsi in una simile circostanza tanto da
farci addirittura un film sembra cosa impossibile, eppure Palmer da una parte crea
una serie di simpatiche idiozie che divertono e funzionano, e James dall’altra
dirige con il giusto alternarsi di frammenti veloci e riprese fisse che
permettono di non far mai pesare la scelta di una sola location. Esempi come la
lunghissima sequenza dello specchio, oppure la contemplazione del primo zombie
ucciso, o ancora la parte musical, sono momenti sulla carta assurdi eppure riuscitissimi,
e a una lunga serie di gag sanguinolente (l’uso delle dita mozzate, i sogni eroici
del protagonista) il duo aggiunge una manciata di idee davvero notevoli, come l’uso
del disegno in corrispondenza dei dialoghi della ragazza intrappolata o lunghi botta
e risposta che spezzano all’inverosimile l’azione e ammiccano a personaggi ed
eventi che non si vedono mai (il passato della ragazza, il misterioso Jeff).
Ci sarebbe inoltre anche un qualche
tentativo, molto malriuscito, di dare slancio al personaggio femminile, e pur
essendo tutto abbastanza sgangherato e non sempre a fuoco si apprezza la buona
volontà, a tratti davvero tenera (il disegno sull’ascensore), perché è di
queste cose che ha bisogno il cinema del terrore, idee che sappiano reinventare,
migliorare, approfondire, dare sostanza: il discorso è sempre il solito, non è
una storia a essere importante, è il saperla raccontare, e nell’horror odierno
sono sempre in pochi a porsi quest’obiettivo prima di tutto.
E con questo, buone feste, gente!
Buone Feste anche a te Simone, e come al solito grazie della segnalazione :)
RispondiElimina:-)
EliminaBellissima l'ultima frase che non avrei saputo dirla meglio.
RispondiEliminaVado a recuperare sta perlina inglese ;)
Rimane sempre fondamentale, ma non a tutti interessa purtroppo ...
EliminaRecupera recupera, e poi dimmi!