Regia: Seth Rogen, Evan Goldberg
Sceneggiatura: Seth Rogen, Evan Goldberg
La nuova commedia americana è tutta qui, e
si potrebbe definire l’esordio registico di Seth Rogen ed Evan Goldberg un po’
come la summa della comicità scurrile ma in fondo sensibile e amara che il guru
Judd Apatow sta predicando, almeno in questi binari ormai ben delineati, da una
buona quindicina d’anni – e non è tanto per un discorso che riguardi
oggettivamente la farsa in sé, l’ironia sboccata, l’uso insistito e variopinto della
volgarità che nasconde ma lascia intravedere quell’amarognolo, quella triste
dolcezza di chi non vuole crescere e si ritrova a fare i conti con i proprio
(in)successi, ma proprio per il fattore metacinematografico sfruttato da Rogen
e Goldberg, sicuramente i maggiori e i migliori della crew nonostante una certa
ripetitività negli anni, per dare senso e struttura a una pellicola che, tra le
altre cose, si rivela anche essere la miglior horror comedy dai tempi di Shaun
of the Dead.
Il gruppo è presente al completo, tanti
anche solo per brevi o brevissimi camei (Michael Cera, Christophe Mintz-Plasse,
Paul Rudd, Jason Siegel, Aziz Ansari), e anche se la loro taratura pseudo
realistica sia ovviamente enfatizzata o, in fondo chi può dirlo, inventata pressappoco
da zero per creare sostanza nella pellicola, e a tratti magari sfruttata
superficialmente (Craig Robinson è intrappolato in un bonaccione con poco
piglio e poco spazio), c’è una potenza comica in più di un’occasione
letteralmente devastante, quasi Rogen e Goldberg avessero spremuto il meglio
della loro carriera, preso tutti gli stereotipi possibili dei loro personaggi strafatti,
perdenti e isterici e riassemblati per caratterizzare dei loro se stessi che
non fuoriescono dal classico ma trascinano l’intero film con una verbosità
elettrizzante e una cattiveria che lascia il segno.
Non credo sia difficile immaginare Seth
Rogen che fuma e videogioca tutto il giorno, con quello sguardo ebete e quella
risata che lo contraddistingue, così come viene naturale trovare un certo
realismo che dà valore aggiunto alla natura meta del film nel rapporto di
amicizia tra lo sceneggiatore/attore e Jay Baruchel, sempre presente nei suoi
film – un po’ meno facile è credere a un Jonah Hill così calmo, cordiale e
buono, così come a un James Franco megalomane oltre ogni immaginazione, ma
tutto gira meravigliosamente nei continui battibecchi tra personaggi/attori,
che si interrogano con la giusta supponenza/stupidità sul loro valore
artistico, sul loro curriculum, sugli stipendi milionari e sul loro ruolo ora
che il mondo sta finendo e vengono giudicati, non così tanto simbolicamente
poi, dal dio-pubblico.
La marcia di Facciamola finita è
quindi sì la stessa che si può trovare nei terremotanti Suxbad o Strafumati,
quella comicità statica, ostinata e logorroica che ho sempre adorato e ammirato
nei lavori firmati Rogen/Goldberg, e di scene epocali il film ne è felicemente
zeppo (il Milky Way da dare a Jonah Hill, il respiro rumoroso di Seth Rogen
nell’armadio e, su tutto, il litigio tra James Franco e Danny McBride sulle
seghe, esempio lampante di come si possa far spanciare pur con una volgarità
esasperata), ma il tutto è impreziosito da una cornice (che in realtà ha un
peso ben più consistente rispetto alla marginalità che si potrebbe immaginare)
horror apocalittica gestita con uno sguardo molto attento e che da sola, pur
nella sua classicità biblica, si mangia buona parte dei concorrenti/rivali
seri. Perché se le varie, riuscitissime sequenze splatter erano tutto sommato
prevedibili – in fondo l’ironia nera e certa volgarità non poteva non sfociare
in sangue e vomito a fiumi – l’uso eccellente degli fx e della computer grafica
per la creazione di una manciata di splendide creature demoniache è
sorprendente, soprattutto considerando l’impatto che hanno nella loro entrata
in scena, compresi un paio di balzi sulla poltrona che in un film con Seth
Rogen era piuttosto difficile aspettarsi.
Film spassoso, robusto e anche
imprevedibile, mi verrebbe pure da aggiungere un intelligente per come tratta
certa materia ma forse qui si esagera un po’ – come già detto abbiamo l’accoppiata
Rogen/Goldberg al suo meglio, bene anche dietro la camera da presa con una
regia veloce e giusta per il taglio della pellicola. Ecco, raggiunto il vertice
ora sarebbe bello vederli alle prese con una maturazione che non significa
cambiamento o per forza, chessò, film drammatici che mammamia, ma qualcosa di diverso,
come in fondo hanno fatto qui, per dare nuova linfa a un genere che rischia,
come già a tratti fa, di replicare se stesso all’infinito.
Allora non sono l'unico ad averlo visto (ed apprezzato)! :D In Italia se ne parla poco. Sottoscrivo in pieno quanto detto nella tua recensione: uno dei migliori film horror/comici dopo Shaun. Stanno pure pensando ad una specie di sequel, visti gli incassi. Che altro si inventeranno? :D
RispondiEliminaGià, strano sia stato poco pubblicizzato, ma in fondo tutti gli attori, per quanto famosi, non è che abbiano poi molto riscontro in Italia, quindi meglio accontentarsi. Ché poi lo riguarderò sicuramente in lingua originale quando uscirà il dvd :)
EliminaSottoscrivo in toto.
RispondiEliminaGran bel film e ottima recensione.
Tencs! :)
EliminaUrca... me n'ero dimenticato. Gran bella rece. Recupero.
RispondiEliminaBravo
Eliminase james franco muore morendo lo guardo
RispondiEliminaAhahah, non fare l'occhialuto su! ;)
EliminaNon è la prima volta che ne sento (o leggo) parlare bene: devo proprio riuscire a vederlo.
RispondiEliminaIl Moro
Penso sia difficile parlarne male, se comunque si cerca un certo tipo di comicità che confina e parodizza intelligentemente l'horror :)
EliminaMi incuriosiva molto, dopo questa recensione non posso che recuperare. Grazie!
RispondiElimina:)
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