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Recensione: Cielo di sabbia, di Joe R. Lansdale

By Simone Corà | martedì 6 settembre 2011 | 08:00

Einaudi, 2011
236 pagine, 17,00 € (e-book 9,90 €)

La disinvoltura con cui Lansdale passa da un genere all’altro risulterebbe sicuramente meno vigorosa, meno d’impatto, se non fosse sempre possibile riconoscere i suoi inconfondibili trademark, i temi a lui carissimi legati al razzismo, alla mentalità chiusa di un certo americanismo, alla rivalsa dei caratteri più deboli e in particolare della figura femminile, nei suoi romanzi sempre forte e significativa. Stilisticamente immancabile, come in ogni occasione, nel risaltare per dinamismo, agilità, leggerezza nel periodare secco e incisivo e nelle metafore colorite, così come felicemente prolisso nei dialoghi, lunghissimi botta e risposta dotati spesso di una simpatica verve ironica, si ha così la certezza di andare sempre sul sicuro, in un modo o nell’altro, con lo scrittore texano – in fondo anche nei suoi episodi meno riusciti come Echi mortali o La notte del drive-in 3 è sempre possibile trovare qualche frammento, qualche scheggio di tanta freschezza narrativa, così come in quei lavori dove si avverte un certo mestiere, quel suo preferire la divertita superficie (gli ultimi due Hap & Leonard, Sotto un cielo cremisi e Devil Red) rispetto a una più drammatica profondità (Tramonto e polvere, La sottile linea scura).

Cielo di sabbia si trova su una sorta di via di mezzo: romanzo sommariamente di formazione, identificabile grossomodo nel genere avventuroso a dispetto del giallo-horror delle sue due simili precedenti escursioni narrative (In fondo alla palude e la già citata La sottile linea scura), non ha di certo l’intensità sofferta di una storia ambientata negli Stati Uniti più poveri degli anni ’30 né, tuttavia, quell’eccessiva immediatezza tale da bollarlo come ennesimo lavoro transitorio o poco più nell’attesa di un nuovo, vero capolavoro. Nel raccontare le tragicomiche disavventure del giovane Jack che, alla morte dei genitori, fugge in cerca di lavoro e fortuna con l’amica Jane e il fratellino di lei, Tony, incontrando però una sfiga, o quasi, dietro l’altra (criminali, sfruttatori, killer traditori), si percepisce più una rievocazione nostalgica di atmosfere e mondi lontanissimi (la povertà, le tempeste di sabbia, un certo “onore” criminale, un razzismo molto “twainiano”, persino il circo), da qui probabilmente anche una struttura che incanala una breve avventura più o meno autoconclusiva dietro l’altra, allacciate dalla ferrea volontà dei protagonisti nel ritrovare un ladro rinsavito del proprio crimine.

Le singole vicende non sono particolarmente innovative se si conoscono i lavori passati di Lansdale, ma offrono comunque spaccati sinceri, ora più divertenti ora più tristi, e sono sempre di piacevole lettura per mezzo di quell’agilità dialogica che in fondo obbliga a voltare pagina dopo pagina senza mai stancarsi. Dalla ruspante superiorità intellettiva di Jane all’orgogliosa giovinezza di Jack fino all’irresistibile ingenuità di Tony, ci si trova in compagnia di personaggi semplici e realistici a cui ci si affeziona presto. La semplicità è infatti un aspetto fondamentale del romanzo, che gli permette di essere genuino, naturale, vero, e anche quando ci si avvia alla più classica delle conclusioni non si ha voglia di uno sbuffo per la comoda risoluzione, bensì di un sorriso per ricordare un’avventura di quelle che si intraprendono solo in gioventù e alle quali si guarda spesso con una malinconica lacrimuccia.

4 commenti:

  1. Concordo in pieno, Simone.
    Quella malinconia "dolce" che lo avvolge rende il romanzo a suo modo speciale, e mostra ancora una volta quanto Lansdale, più che di scrittura "alta", sia interessato a raccontare storie il più semplici possibile.

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  2. Infatti, soprattutto quando è alle prese con storie così attaccate alle sue radici e colme di giovinezza, chiamiamola così. E' proprio in queste che riesce a mostrare il suo vero stile, tanto semplice e tanto profondo, anche se in fondo non racconta niente di nuovo. :)

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  3. sì dai
    tutto sommanto anche a me non è dispiaciuto, godibile, ecco
    comunque
    ti sei dimenticato di sparare a zero sugli scandalosi 17euri di copertina (di fronte alla brevità del libro)
    per non parlare degli ancora più scandalosi 9.90euri della versione digit

    brrr rabbrividisco, altro che sabbia!

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  4. Eh, ormai mi sono stancato di parlare male dei prezzi assurdi, tanto è così, punto, mica si può fare niente. Il discorso e-book è ancora peggio, lì i prezzi sono ancora più allucinanti e disonesti. Ma tanto, a cosa serve arrabbiarsi? Sarà sempre peggio.

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