di Stephen King
Sperling & Kupfer, 2009
1038 pagine
23, 90 Euro
Chester’s Mill è una piccola cittadina del Maine, con poco meno di mille abitanti: un posto come tanti, si direbbe, almeno fino a quando, un giorno, una cupola invisibile lo imprigiona misteriosamente, come una città in miniatura in una campana di vetro. Esperimento del governo? Qualche diavoleria militare? Un’enigmatica volontà aliena? O cos’altro?
E mentre tutti indagano, formulano domande e ipotizzano risposte, e l’Esercito prova ogni metodo per sfondare la barriera incorporea, a Chester’s Mill la situazione presto peggiora.
Il secondo consigliere Jim Rennie, con uno spietato gioco ingannevole e un fine controllo delle menti, inizia a togliere di mezzo ogni nemico nella sua scalata politica, dando tutte le colpe a Dale Barbara, detto Barbie, ex ufficiale dell’Esercito e ora riscopertosi cuoco. E mentre l’intera cittadina sembra credere ai meschini ordini di Jim, una piccola fazione di sospettosi si allea con Dale per cercare di portare ordine nel paese.
The Dome è un vecchio progetto di Stephen King, un desiderio narrativo risalente a oltre trent’anni fa, abbandonato allora per la cospicua mole di lavoro informativo, studio e ricerca, e ripreso poi nel 2007 per terminare, l’anno successivo, con mille e passa pagine di complotti politici e, stranamente, poca, pochissima materia soprannaturale.
Quest’ultimo lavoro del Re, infatti, tolta la natura fantascientifica che giustifica la presenza della cupola, e che si risolve in poche pagine a inizio volume e a meno di un centinaio nella parte finale per spiegarne giustamente l’esistenza, è un complesso, intricatissimo lavoro psicologico attorno a decine e decine di personaggi, che congiurano, spiano, calunniano e imprigionano. Un mosaico cospiratorio, dunque, totalmente incentrato sulla perfidia politica di Jim “Big Jim” Rennie, che non trova alcun ostacolo nel suo desiderio di essere re della cupola, e non ha alcun timore di piegare, giocare e addirittura uccidere pur di raggiungere il suo scopo.
Straordinaria, a tratti immensa, è dunque la capacità gestionale di King di tenere a bada una marea di personaggi, così tanti che, anche dopo 800 pagine, c’è ancora il serio rischio di fare confusione per la mole impressionante di persone (circa un migliaio, e sembrano essere descritte tutte, dalla prima all’ultima) che vivono a Chester’s Mill.
E ancora migliore, e più affascinante, è la resa malvagia, spietata di Jim Rennie che, nel suo modo di confondere le genti e piegarle al suo volere, sprigiona nel lettore un odio, un odio talmente vivo e pulsante per le ingiustizie riservate a Barbie e ai suoi compari, che più di una volta si sente la necessità di chiudere il volume e scagliarlo lontano, per sfogare una frustrazione che solo nelle ultime pagine verrà finalmente placata.
È uno stratagemma furbo ma vincente, che viene innescato per mezzo di un’estremizzazione di ogni personalità che toglie sì verosimiglianza, ma ne guadagna tantissimo in intrattenimento e curiosità. Rennie e i suoi alleati sono quanto di più redneck King abbia mai scritto: nel loro essere follemente religiosi, repubblicani fino al midollo, razzisti, omofobi e per di più criminali, con mille attività illegali che ovviamente vedono solo come volere di Dio, è facile, sin dalle prime pagine, provare disprezzo nei loro confronti. Ma la mancanza di originalità, e questa esagerata semplicità schematica, funziona, funziona a meraviglia, e regge per tutte le mille pagine grazie a una coerenza psicologica che ogni personaggio, pur nella sua dichiarata pazzia, garantisce.
Se strutturalmente si rasenta la perfezione, non si può essere altrettanto entusiasti sotto il profilo stilistico, visto che, stavolta, la penna di King appare molto altalenante, e buoni momenti di sublime, splendida narrativa sono affiancati da altri di superficiale, povera e soprattutto sgangherata messa in scena (i primi quattro-cinque capitoli su tutti). Chiaro che la mole di pagine ha richiesto un lavoro gestionale maggiore del solito, e bilanciare ogni parte era impresa sovrumana, ma, spesso, vuoi per i continui cambi di punto di vista, vuoi per certe dubbiose parentesi, la lettura inciampa più di una volta.
Non esemplare nemmeno la traduzione del sempre eccellente Tullio Dobner: tra ripetizioni e frasi sbilenche, si denota un lavoro probabilmente troppo accelerato a causa dell’uscita italiana anticipata.
Per fortuna, il tanto tremendo, angosciante infodump del Re si limita a meno di un centinaio di pagine, che vengono assorbite senza troppi scossoni di pazienza, grazie anche a un’inaspettata partenza in fiammante accelerazione e a un ritmo mantenuto costantemente alto, veloce, frenetico, frizzante.
Sul prezzo scioccante e sconvolgente ho già detto ed è inutile insistere, tanto la meschina bramosità della Sperling si ripeterà in occasione dell’edizione economica e del nuovo romanzo del Re a tempo debito.
Resta il fatto che The Dome è un ottimo lavoro, sicuramente non perfetto e decisamente banale, addirittura banalissimo sotto il profilo fantascientifico, ma sono pochi i romanzi che tengono incollati alla pagina solo per mezzo delle psicologie dei protagonisti e le loro interazioni.
Scaricatelo, rubatelo, fattevelo prestare, bibliotecatelo: stavolta il Re non deluderà nessuno.
Sperling & Kupfer, 2009
1038 pagine
23, 90 Euro
Chester’s Mill è una piccola cittadina del Maine, con poco meno di mille abitanti: un posto come tanti, si direbbe, almeno fino a quando, un giorno, una cupola invisibile lo imprigiona misteriosamente, come una città in miniatura in una campana di vetro. Esperimento del governo? Qualche diavoleria militare? Un’enigmatica volontà aliena? O cos’altro?
E mentre tutti indagano, formulano domande e ipotizzano risposte, e l’Esercito prova ogni metodo per sfondare la barriera incorporea, a Chester’s Mill la situazione presto peggiora.
Il secondo consigliere Jim Rennie, con uno spietato gioco ingannevole e un fine controllo delle menti, inizia a togliere di mezzo ogni nemico nella sua scalata politica, dando tutte le colpe a Dale Barbara, detto Barbie, ex ufficiale dell’Esercito e ora riscopertosi cuoco. E mentre l’intera cittadina sembra credere ai meschini ordini di Jim, una piccola fazione di sospettosi si allea con Dale per cercare di portare ordine nel paese.
The Dome è un vecchio progetto di Stephen King, un desiderio narrativo risalente a oltre trent’anni fa, abbandonato allora per la cospicua mole di lavoro informativo, studio e ricerca, e ripreso poi nel 2007 per terminare, l’anno successivo, con mille e passa pagine di complotti politici e, stranamente, poca, pochissima materia soprannaturale.
Quest’ultimo lavoro del Re, infatti, tolta la natura fantascientifica che giustifica la presenza della cupola, e che si risolve in poche pagine a inizio volume e a meno di un centinaio nella parte finale per spiegarne giustamente l’esistenza, è un complesso, intricatissimo lavoro psicologico attorno a decine e decine di personaggi, che congiurano, spiano, calunniano e imprigionano. Un mosaico cospiratorio, dunque, totalmente incentrato sulla perfidia politica di Jim “Big Jim” Rennie, che non trova alcun ostacolo nel suo desiderio di essere re della cupola, e non ha alcun timore di piegare, giocare e addirittura uccidere pur di raggiungere il suo scopo.
Straordinaria, a tratti immensa, è dunque la capacità gestionale di King di tenere a bada una marea di personaggi, così tanti che, anche dopo 800 pagine, c’è ancora il serio rischio di fare confusione per la mole impressionante di persone (circa un migliaio, e sembrano essere descritte tutte, dalla prima all’ultima) che vivono a Chester’s Mill.
E ancora migliore, e più affascinante, è la resa malvagia, spietata di Jim Rennie che, nel suo modo di confondere le genti e piegarle al suo volere, sprigiona nel lettore un odio, un odio talmente vivo e pulsante per le ingiustizie riservate a Barbie e ai suoi compari, che più di una volta si sente la necessità di chiudere il volume e scagliarlo lontano, per sfogare una frustrazione che solo nelle ultime pagine verrà finalmente placata.
È uno stratagemma furbo ma vincente, che viene innescato per mezzo di un’estremizzazione di ogni personalità che toglie sì verosimiglianza, ma ne guadagna tantissimo in intrattenimento e curiosità. Rennie e i suoi alleati sono quanto di più redneck King abbia mai scritto: nel loro essere follemente religiosi, repubblicani fino al midollo, razzisti, omofobi e per di più criminali, con mille attività illegali che ovviamente vedono solo come volere di Dio, è facile, sin dalle prime pagine, provare disprezzo nei loro confronti. Ma la mancanza di originalità, e questa esagerata semplicità schematica, funziona, funziona a meraviglia, e regge per tutte le mille pagine grazie a una coerenza psicologica che ogni personaggio, pur nella sua dichiarata pazzia, garantisce.
Se strutturalmente si rasenta la perfezione, non si può essere altrettanto entusiasti sotto il profilo stilistico, visto che, stavolta, la penna di King appare molto altalenante, e buoni momenti di sublime, splendida narrativa sono affiancati da altri di superficiale, povera e soprattutto sgangherata messa in scena (i primi quattro-cinque capitoli su tutti). Chiaro che la mole di pagine ha richiesto un lavoro gestionale maggiore del solito, e bilanciare ogni parte era impresa sovrumana, ma, spesso, vuoi per i continui cambi di punto di vista, vuoi per certe dubbiose parentesi, la lettura inciampa più di una volta.
Non esemplare nemmeno la traduzione del sempre eccellente Tullio Dobner: tra ripetizioni e frasi sbilenche, si denota un lavoro probabilmente troppo accelerato a causa dell’uscita italiana anticipata.
Per fortuna, il tanto tremendo, angosciante infodump del Re si limita a meno di un centinaio di pagine, che vengono assorbite senza troppi scossoni di pazienza, grazie anche a un’inaspettata partenza in fiammante accelerazione e a un ritmo mantenuto costantemente alto, veloce, frenetico, frizzante.
Sul prezzo scioccante e sconvolgente ho già detto ed è inutile insistere, tanto la meschina bramosità della Sperling si ripeterà in occasione dell’edizione economica e del nuovo romanzo del Re a tempo debito.
Resta il fatto che The Dome è un ottimo lavoro, sicuramente non perfetto e decisamente banale, addirittura banalissimo sotto il profilo fantascientifico, ma sono pochi i romanzi che tengono incollati alla pagina solo per mezzo delle psicologie dei protagonisti e le loro interazioni.
Scaricatelo, rubatelo, fattevelo prestare, bibliotecatelo: stavolta il Re non deluderà nessuno.
Bene bene, vedo che ultimamente siamo in sintonia.
RispondiEliminaIo da tempo non riuscivo più (fisicamente) a leggere King. Con tutto quell'infodump mi veniva da chiudere dopo 50 pagine.
The Dome invece me lo sono divorato.
Ottimo lavoro.
PS: tu guardavi Jericho? Non hai notato diverse somiglianze, specialmente nella prima parte?
Sì, guarda, storia semplicissima, ma allungata a dismisura senza mai annoiare. Sembra quasi incredibile che sia un suo romanzo.
RispondiEliminaJericho sì, l'ho visto e amato tantissimo, e, mah, ti dirò, io non ci ho trovato grosse similitudini, più che altro perché in the Dome i cattivi sono davvero cattivi, mentre su Jericho cattivi veri e propri non ce n'erano, ma quelli che c'erano diventavano così per via della situazione.
io sono più o meno a pagina 150. Non è successo praticamente una fava ma - porca zozza - quanto è scritto bene!
RispondiEliminaPer quanto riguarda l'analogia con Jericho, vi dirò, è venuta in mente pure a me che della serie ho visto solo le prime tre puntate...
Comunque gran libro, per ora. Davvero.
Un sacco di voglia di leggerlo, ma cazzarola, 1038 pagine!!
RispondiEliminaCioè, tu come hai fatto?
Hai usato un leggio, magari in legno d'ulivo, oppure avevi un servitore nano che lo sorreggeva?
Son problemi!
Cybsix: io le leggevo in poltrona, appoggiandolo... sugli zebedei!
RispondiEliminaAlla fine mi sono dovuto rivolgere a un andrologo :)
Meno male che almeno il contenuto del libro non mi è stato sul caz...
Ehm :-P
Ah ah ah!!
RispondiEliminaMenomale che non ho gli zebedei allora!
Io lo appoggiavo sulla scrivania e mi son fatto crescere la gobba piegando la testa in giù. Son soddisfazioni.
RispondiElimina@ mistervecchio: ma che libro stai leggendo? La cupola cala a pagina 2 e da quel momento muoiono mille persone una dietro l'altra! Voi milanesi cappelloni proprio non vi capisco, eh :-P
Un giorno, quando diventerò grande, lo leggerò!
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