Home » , » Pulse

Pulse

By Simone Corà | venerdì 25 luglio 2008 | 17:24

2006, USA, colore, 89 minuti
Regia: Jim Sonzero
Sceneggiatura: Wes Craven, Vince Gilligan, Ray Wright
Interpreti: Kristen Bell, Steve Talley, Ian Somerhalder, Christina Milian, Corryn Cummins, Rick Gonzalez, Joseph Gatt

Mattie, sconvolta dal suicidio del fidanzato, inizia a indagare sui loschi traffici informatici in cui lui era invischiato fino al collo. Nel mentre, l’intera popolazione mondiale è sconvolta da un’epidemia di decesssi intenzionali, tanto inspiegabili quanto misteriose. Aiutata dai suoi amici, Mattie scoprirà l’esistenza di un virus portatore di morte, e tentare di fermarlo diventerà il suo unico scopo e la sua unica vendetta.

Cosa mi abbia spinto a sopportare una seconda visione di una pellicola che, a suo tempo addirittura sofferta in sala, mi aveva provocato prurito in zone del corpo che è meglio non grattarsi in pubblico, è una domanda che è destinata a rimanere senza alcuna risposta. D’altro canto, la rabbia provata due annetti fa per l’imperdonabile vilipendio ai danni dell’imprescindibile Kairo di Kyoshi Kurosawa, è scesa a un livello tollerabile, che mi ha per lo meno permesso di valutare il film di Sonzero senza usare parolacce e offese personali e molte altre cose poco signorili.

Il motivo per cui Pulse precipita nel cestone delle mutande e calze sporche è dovuto più che altro alla superficialità imbarazzante con cui Sonzero & Co. hanno amputato l’apocalittico contorno scenografico di Kairo e la sua profonda analisi della società giapponese (che, va da sé, nella trasposizione d’oltreoceano perde ogni stimolo critico). Certo, l’originale nipponico era lontano dall’essere un capolavoro, soprattutto per dei labirintici buchi di sceneggiatura nei quali avrebbe potuto perdersi l’intero cast di Pulse (e magari fosse successo). Tuttavia, l’atmosfera sprigionata dai silenzi e dall’insopportabile avanzare della morte, l’ha reso un capisaldo della cinematografia dell’incubo al quale gli incompetenti Wes Craven (stavolta sceneggiatore mascalzone) e compagnia bella non potrebbero nemmeno inginocchiarsi.

Sonzero & Gli Amici Del Bar, infatti, giocando con pupattoli adolescenziali e tradizionali salti dalla poltrona, scelgono di non evidenziare il potentissimo crescendo angosciante della vicenda, lasciando in disparte non solo la visione catastrofica del mondo in rovina (non basta l’identico aereo in fiamme per emettere pure spore di terrore), ma anche la sensazione di impotenza e triste inevitabilità che permeava ogni singolo secondo dell’originale.
La stessa nuova veste dei fantasmi mostra quanto poco mordente sia stato dato a un elemento che in Kairo era evanescente, onirico e per certi versi sensuale. In Pulse, invece, l’inquietudine soprannaturale è votata alla semplice dicotomia grugno orripilante=facile spavento, a un po’ di CG bruttina spruzzata timidamente e a una fotografia in salsa orientale incostante.

Da bocciare totalmente quindi la scelta di riprendere pari pari certe immagini, che ora, nella versione dello Zio Sam, prive come sono del giusto contesto atmosferico e narrativo, risultano inutili, insignificanti e semplicemente brutte. Sonzero non ha tecnica né capacità per replicare intermezzi dolorosi e graffianti nati per asfissianti piano sequenza: nelle sue mani tutto diventa moscio e svogliato.

Un po’ come la prova di Ian “Boone” Somerhalder, spaesato e orribilmente fuori luogo, naufrago qui ancora peggio che in Lost.
Gli altri spaventapasseri sono tratteggiati come personaggi privi del minimo spessore; scelta che avrebbe potuto essere anche vincente se il film non avesse tentato di far forza su sentimenti e approfondimenti psicologici, ma – e urliamolo alle orecchie sorde del traballante Wes Craven – rasenta l’imbarazzo in più di un’occasione grazie a dialoghi spicci e situazioni mal gestite.
Diventa quindi indiscutibilmente ovvio che il resto del cast, tolto un simpatico Rick Gonzalez e una discreta e avvenente Kristen Bell, avanza pari passo verso il baratro a cui è destinata l’infantile pellicola stessa.

Inutile continuare ad aggiungere sterco al mucchio già abbastanza puzzolente. Pulse poteva essere una versione leggera e lineare di Kairo, ma leggerezza e linearità si sono invece rivelate caratteristiche che, per risarcire lo spettatore dal danno subito, dovrebbero costare denti e ginocchia a Sonzero, Craven e a tutta la combriccola.

0 commenti:

Posta un commento