Home » , » La Morte Ci Sfida

La Morte Ci Sfida

By Simone Corà | martedì 22 luglio 2008 | 20:26

di Joe R. Lansdale
Fanucci Editore
213 pagine
9,9 €

Jebediah Mercer, un reverendo armato di una calibro .36, dedito al whisky e persecutore dei peccatori, arriva alla nuova tappa del suo sermone itinerante: Mud Creek. Ma presenze infernali e storie sepolte dall’odio e dall’orrore riaffiorano a poco a poco, e toccherà a lui rimettere a posto la situazione a suon di revolverate e personali inni al Signore.

Che Einaudi e soprattutto Fanucci si stiano infliggendo morsi alla giugulare pur di accaparrarsi le apparentemente infinite opere di Lansdale, ormai è storia di tutti di giorni. Siamo arrivati a un punto tale che sembra non passare mese senza che venga pubblicato qualcosa (inediti, riedizioni, ristampe, ripescaggi) dello scrittore texano. Facendo quattro conti, da dodici mesi a questa parte sono stati dati alle stampe Il Valzer dell’Orrore, La Ragazza dal Cuore d’Acciaio, Il Carro Magico, La Notte del Drive-In 3 e il presente La Morte Ci Sfida, senza contare la ristampa del fuori catalogo Mucho Mojo, il raccconto Deadman’s Road presente in M – Rivista del Mistero, e chissà che altro mi sono dimenticato di segnalare.
Troppo, si potrebbe dire. Anche per uno come il sottoscritto, che non perde certo tempo a tenersi al passo (all’appello manca solo Il Carro Magico, a causa di un rapporto pagine/prezzo davvero eccessivo).
Troppo, certo, perché ben conosciamo la parabola discendente in cui è incappato Lansdale di recente, e un tale numero di uscite, anche se non tutte in ordine cronologico, fa sorgere ben più di un dubbio sui suoi standard di lavoro.
Ma di fronte a La Morte Ci Sfida, il problema potrebbe estendersi a qualcosa in cui lo scrittore texano c’entra relativamente: la traduzione, che di quest’ultimi tempi tende a essere fin troppo facilona e superficiale. Echi Perduti, al di là dell’effettiva pochezza, aveva sofferto della stessa malattia, così come In Fondo Alla Palude poco prima, oppure il volume che abbiamo qui in esame.
Lungi da me lanciare critiche senza possedere controprove dello scritto originale per provare certe affermazioni, ma viene difficile non trarre simili conclusioni quando La Morte Ci Sfida presenta momenti di disgustosa confusione lessicale e strutturale. Certo, l’anno di nascita è il 1986, e ventidue anni sul groppone possono sentirsi tutti, eppure il sospetto rimane.
Ma smettiamola di cianciare.

La Morte Ci Sfida è veloce. Danantamente veloce. Di una velocità tale che quasi non ci si accorge di leggere. Coadiuvati da parole con caratteri enormi e da un’impaginazione assassina in cui sono più grandi gli spazi bianchi che la parte inchiostrata, a divorare duecento pagine potrebbe bastare un’oretta. Ma questo è un pregio fino a un certo punto.

La velocità, infatti, porta con sé un bel temporale di difetti. Prima di tutto non si riesce MAI a provare un minimo di simpatia per alcun personaggio. Jebediah è divertente e spaccone, David è un rompiballe e Abby è bellissima, ma le descrizioni scorrono come auto sull’autostrada, e una certa freddezza che permea l’intera storia impedisce di affezionarsi loro.
La stessa trama, per quanto risulti affascinante nella sua ambientazione zombi-western, stenta a decollare a causa di una rozzezza di contenuti (non quel tipo di rozzezza tanto cara a Lansdale e a me medesimo, bensì spigolosità narrative e un bel po’ di ruggine), che rendono oltremodo confusa e irritante la prima parte, e saltuariamente farriginosa la seconda.

E allora qui trovo benzina per alimentare il mio fuoco rivolto alla probabile traduzione effettuata a tempo di record pur di rispettare un ritmo di 5437850987 pubblicazioni lansdaleiane al mese. Perché, spesso e volentieri, seguire i contorti ragionamenti che spiegano la genesi del male a Mud Creek porta a slogature di occhi e lussazioni di retine. Più di una volta ci si imbatte in interi paragrafi di niente assoluto, in cui ci sono parole che sembrano battute a caso. Nessun problema a contenere la collera, okay, ma molte altre imperfezioni (una certa superficialità di fondo, ripetizioni e compagnia bella) non mi fanno di certo provare amore incondizionato per il signor Maurizio Nati.
D’altra parte, come si diceva qualche riga sopra, l’86 è davvero molto lontano, e perdonare allo scrittore texano molte ingenuità mi sembra d’obbligo. In fondo qui si possono intravedere pregi e prelibatezze che sboccieranno pienamente soltanto in futuro, come critica razziale, umorismo, schiettezza e volgarità. Ma i dubbi permangono, e l’insoddisfazione pure.
Piano.
Rileggo tutto e pare che La Morte Ci Sfida sia immondizia. No, assolutamente. E sarebbe ingiusto anche solo pensarlo. La sfilza di lamentele deriva dalla passione che chi scrive prova per Lansdale e dal triste sfruttamento commerciale che malefiche case editrici stanno perpetrando ai suoi danni. Solo questo. Perché a voler essere obiettivi, il libruncolo in questione è tutt’altro che un brutto romanzo. È divertente, è horror, c’è ritmo e si viene schizzati di sangue e cervella dalla prima all’ultima pagina.

Ma per chi ha anche solo assaporato l’umorismo dissacrante di un qualsiasi Hap & Leonard, la fantasia delirante dei primi due Drive-In, o il noir fresco e originale de Il Lato Oscuro dell’Anima e soprattutto dello splendido Tramonto e Polvere, addentrarsi nelle strade polverose di La Morte Ci Sfida non porterà che lacrime e paranoie.

0 commenti:

Posta un commento