Godzilla Resurgence (2016)

By Simone Corà | lunedì 2 gennaio 2017 | 00:01

Il re dei mostri è tornato. Inchiniamoci tutti.                                                                                                          

L'ultima recensione del 2016 riguardava un delizioso e fracassone zombie-movie giapponese, e con il primo pezzo del nuovo anno rimango volentieri nel Sol Levante con un kolossal sorprendente diretto da un autore conosciuto per ben altro.

Non credo servano presentazioni per Hideaki Anno, in un modo o nell’altro tutti si sono scontrato con almeno una delle sue opere e, anche se per meriti non del tutto intenzionali, è stato uno dei pochi, assieme a Miyazaki, Takahata e Hosoda, a dare un’impronta internazionale alle sue opere. Nadia - Il mistero della pietra azzurra è l’anime simbolo dei pomeriggi di Italia 1 della mia infanzia, Le situazioni di Lui e Lei è il primo vero approccio della generazione Mtv alla storia sentimentale sui banchi di scuola, ed Evangelion, be’, tutti hanno visto Evangelion.
Il reboot di Godzilla lo vede tornare al cinema in un film con attori in carne e ossa dopo un paio di lavori sperimentali nei primi anni 2000 e una cosa strana su Cutie Honey, e un lungo periodo di boh, passato a ricostruire in quattro film e con la massima lentezza possibile la sua amata-odiata opera emblematica, alcuni doppiaggi e varie lamentele al mondo dell’animazione. 
Shinji Higuchi è invece una bestia un po’ più strana. Proviene anche lui dall’animazione e continua a farne parte, è da sempre collaboratore di Anno ma ha un’esperienza cinematografica meno personale e più al servizio dei produttori (Lorelei, Sinking of Japan, i due Attack on Titan). È una coppia ben rodata ma sembra quasi che all’autore riconosciuto come tale, che cura anche la sceneggiatura, sia stato legato un bravo mestierante solo per tenerlo a freno e per fare in modo che il prodotto finale rispetti l’esigenza produttiva.
Il pericolo di una consueta schifezza made in Japan, fabbricata con il semplice scopo di accontentare il fandom locale, è però magicamente scampato, e bastano pochi secondi per accorgersene, perché Godzilla Resurgence è una mezza bomba atomica.

Costruito con un approccio politico/scientifico molto rigoroso, con un occhio puntato chiaramente a Fukushima e alle peggioro conseguenze previste, Godzilla Resurgence è una cosa molto strana, per essere un film di mostri dove i mostri spaccano tutto, perché il buon, vecchio Zilla è relegato solo in alcune breve parentesi, seppur di potenza devastante, che vanno a intervallare un’incessante, giusta e logicamente credibile discussione su come intervenire e far fronte alla creatura.
Per capire, affrontare e sconfiggere una simile calamità serve una strategia, e per mettere insieme una strategia servono dei professionisti: non avremo pertanto eroi o paladini coraggiosi, bensì una serie di figure governative, militari e scientifiche che si interrogano per comprendere la natura della bestia e salvare la popolazione. Naturalmente non si arriva mai a un piano troppo complesso con cui descrivere la situazione, Godzilla è un reattore nucleare inesauribile e autoalimentante, e per distruggerlo serve l’astuzia, quindi la coppia Anno-Higuchi ipotizza una serie di scene dove più che altro vengono messi a confronto interventismo militare e ricerca scientifica, sprazzi di genio matematico e compromessi politici.
Tutto è congegnato con una certa comodità cinematografica che non scava mai troppo a fondo, e a convalidare questo c’è una risoluzione finale abbastanza improbabile da un punto di vista organizzativo, ma il gioco funziona davvero bene grazie a personaggi semplici e solidi e a un ritmo, sostenuto, preciso, perfetto: non ci sono spazi, non c’è alcuna pausa, è una marcia inarrestabile di parole, supposizioni e teorie sempre puntuali, che tengono in piedi la storia.


Al resto pensa il lucertolone, che avrà meno spazio rispetto al passato ma non ci sono mezzi termini nell’espressione catastrofica che mette in atto. È una bestia cieca e ignorante che distrugge tutto solo perché ci si trova in mezzo, e metterla fuori gioco non è questione di odio bensì di semplice necessità. Non si vuole ucciderla per il solo gusto della supremazia, né dalla scienza traspare un interesse così diretto da scavalcare ogni senso comune: a rischio è l'intera popolazione nipponica, e, di nuovo, con l'inevitabile riferimento al disastro nucleare, serve un glorioso team up tra enti e stati 
Gli effetti sono graziosissimi nel loro mix di pupazzi e CG (si può usare "graziosi" in un film di mostri? Sì), c’è sangue in abbondanza e nelle battaglie l’effetto retrò a suon di raggi laser e aerei abbattuti è gestito così bene da far scendere una lacrimuccia. Ci sono tecnologia e tradizione, e anche se viene risparmiato il costumone da lucertola nucleare è evidente una ricerca effettistica che oltrepassa la pochezza imbarazzante dei mezzi con ingegno e fantasia. Insomma, c'è ancora il cuore, prima della computer grafica.

Per quanto mi riguarda non esistono paragoni con il recente Godzilla di Gareth Edwards, una panzana inguardabile dove risaltavano patetici personaggi e ingenue retoriche militaristiche (e purtroppo poco importava che i mostri fossero fenomenali): il nuovo, vero Godzilla è quello che avrebbe sempre dovuto essere, con un equilibrio miracoloso che certo cinema americano non potrà mai essere in grado di coordinare.  

Colossale e imperdibile, anche se verrà inevitabilmente snobbato per la sua lentezza narrativa e per la poca esplosività della creatura.

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