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He never died (2015)

By Simone Corà | lunedì 28 dicembre 2015 | 00:01

Non fate incazzare Henry Rollins o sono pizze in faccia per tutti                                                

Bastano pochi secondi a Henry Rollins per plasmare un personaggio enorme già al primo sguardo: duro, solitario, di poche parole, scontroso, sempre un’involontaria battuta facile in bocca, come la masticasse per sputarla fuori alla prima occasione.
Jack non ha un passato e poco o nulla sappiamo del suo futuro, tutto ciò che è dato vedere è un presente silenzioso e tormentato, passato ad annullarsi dormendo mentre schiere di demoni gli urlano nel cervello. Almeno fino a quando tentano di ucciderlo, ma la sua reazione è contenuta, il tentativo di rimanere fermo nei propri schemi e nel proprio mondo è deciso.
È un personaggio in grado di accumulare e assorbire, ce ne vuole per farlo incazzare, ma chi lo ho preso di mira non demorde e le proverà tutte.
Il problema è che Jack ha letteralmente la scorza dura, le ferite su di lui non hanno effetto, non prova dolore, al massimo giusto un po’ di fastidio.

Che Jason Krawczyk venga dall’action a basso costo è evidente man mano che il film si sviluppa, questo ne comporta una serie di limiti narrativi e visivi che, forse, tra le mani di un autore con un pensiero più vicino all’horror, si potevano colmare con parecchio più mordente, ma ciò non toglie che per almeno la sua metà He never died sia uno splendido esempio di narrazione, secca, incisiva, chiara eppure ricca di dettagli e con una piena conoscenza della gestione delle informazioni.
Nulla viene svelato dei trascorsi di Jack e misteriose sono per gran parte del minutaggio le sue intenzioni, alla stessa maniera il piano dei suoi nemici rimane segreto fino all’inevitabile scontro finale: è una scelta che potrebbe irritare qualcuno perché in alcuni momenti il film pare sprovvisto di direzioni, le scene si suddividono tra commedia sofisticata e qualche spruzzo soprannaturale subito risucchiato dalla quotidianità stanca e ripetitiva di Jack.
In realtà è un ottimo incedere perché l’imbarazzo con cui Jack risponde ai normali input sociali (l’incontro con la figlia, l’amicizia con la cameriera) è sorprendentemente comico, e le sue risposte aride e striminzite sono spesso memorabili, mentre gli innesti horror spargono gradualmente quella curiosità circa la sua natura e le sue intenzioni.

Quello che non funziona è il reiterarsi di questo schema, quando si scopre infatti che tutto il film prosegue sugli stessi binari si inizia a boccheggiare e qualche taglio sul minutaggio finale avrebbe aiutato parecchio.
È anche vero che l’aspetto narrativo prosegue con una certa maestria, le poche parole con cui Jack chiude ogni discorso e la serietà crudele di cui si veste la vicenda rafforzano il progetto ogni qualvolta filtra una certa amarezza: il suo rapporto con la cameriera è sincero, commovente e sempre credibile, la sua sofferenza e il modo in cui cerca di reprimere il suo vero io verte sulla drammaticità senza comunque renderla troppo pesante, e in generale il suo personaggio, sul quale è effettivamente costruito il film, tiene insieme il tutto tra sguardi tristi (i vari momenti al diner), ironia superba (l’elenco dei lavori svolti negli anni) e rabbia improvvisa (le urla nella seconda parte).
Ma l’appiglio a cui dovrebbe aggrapparsi il film sembra essere continuamente sottratto da un autore che all’improvviso non sa più bene come muoversi: la storia principale si riduce a una macchietta innocua da procedurale televisivo o da DTV action, con gli elementi soprannaturali in gioco l’equilibrio viene così distrutto da motivazioni superflue o comunque poco incisive, e il film va a spegnersi in una final battle ahimé lunghissima ed estremamente noiosa.


In opere come queste svelare inoltre certi segreti può essere rischioso, Krawczyk si destreggia bene perché gestisce le rivelazioni attraverso dialoghi coerenti e sensati ma se tutto fosse rimasto fumoso e indecifrabile, la figura di Jack avrebbe guadagnato parecchi altri punti.
Inquadrare un personaggio in un contesto ben preciso ma che smagnetizza il mistero congegnato è una scelta tutto sommato anche comprensibile, il pubblico dev’essere sempre nelle mente di chi crea e realizzare un prodotto destinato a pochi è probabilmente avventatezza che non tutti hanno il coraggio di prendere, ma dispiace notare come un’altra impostazione avrebbe garantito atmosfere ben diverse, avrebbero premuto sul pedale dell’horror e il film avrebbe potuto distinguersi per eleganza e ambizioni.
E non è del tutto cosa piacevole lo squilibrio nella violenza, perché un’idea più raffinata, come l’esclusione delle sequenze più sanguinarie in favore di maggiori eleganza e attenzione nella direzione dei personaggi, non è perseguita fino in fondo o comunque traspare quella che sembra vera e propria mancanza di intenzioni nel vedere come momenti dal potenziale enorme (la sparatoria e le botte alla tavola calda) siano del tutto messi fuori campo per poi insistere con primi piani su strane gratuità come l’estrazione dal proiettile nel cranio.

Quindi He never died è un qualcosa per buona parte anomalo e intrigante ma che non riesce a resistere fino in fondo con le stesse qualità sfoggiate nella sua prima metà, tra l’andare coi piedi di piombo e magari certe oggettive mancanze in fase creativa Krawczyk non salva questa gradevolissima creatura da una mediocrità in fondo simile a tante altre, e alla fine, purtroppo, non rimane che la figura meravigliosa e imponente di un personaggio indimenticabile al quale è stato sì innalzato un film su misura, ma senza forse curarsi troppo di una vera storia di cui renderlo protagonista. 
Sarebbe in ogni caso un peccato lasciarselo scappare, l'essere combattuti e amareggiati per lo potenzialità inespresse è infatti sintomo di un prodotto comunque interessante e da consigliare.

4 commenti:

  1. L'ho visto due giorni fa. Adoro Henry Rollins e non potevo lasciarmelo sfuggire, ma confesso che per me è un'occasione sprecata... tantissime potenzialità ma regia piuttosto scarsa. Lo recensirò presto!

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    1. Sì, il difetto (grosso) di questo film è la regia, che in realtà non è piatta né brutta, semplicemente non si focalizza mai bene dove dovrebbe e scansa tutte le occasioni migliori. :)

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  2. Complimenti per la recensione. Non so chi tu sia Simone ma hai centrato in pieno il mio pensiero.. (ho appena visto il film) .che sia perché la penso come te? :)
    Imparziale, obbiettivo e intelligente.
    Bravo.

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    1. Grazie. :)
      Che poi però mi fai ripensare al film e a quanto potenziale sprecato... ;)

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