USA, colore, 139 minuti
Regia: Adam McKay
Sceneggiatura: Seth Rogen, Adam McKay
Il pericolo di trasporre un’opera di Garth
Ennis affidandola a due comici è abbastanza palese, il timore che ne esca una
semplice commedia hollywoodiana priva non solo dell’umorismo caustico del
fumettista irlandese ma anche di tutto ciò che incorpora il suo stile, e si
parla ovviamente di scorrettezze umoristiche, ultraviolenza gratuita e un senso
elefantiaco del grottesco che difficilmente pare essere adatto al cinema, è
piuttosto alto. Fortuna vuole che sia Seth Rogen a prendersi carico di una
sceneggiatura meravigliosamente straripante di cattiverie e volgarità – e se
non serve dire quanto adori l’attore/sceneggiatore e il suo umorismo così sensibile
ai genitali maschili e ai liquidi corporei, è bene sottolineare quanto il suo
sproloquiare, quanto il suo dilungarsi trivialmente sul nulla, quanto il suo
mettere in fila articolate bassezze e complicate offese di ogni tipo sia
pura perfezione per una delle storie più brutalmente taglienti mai scritte
da Garth Ennis.
Di tutte le storie supereroistiche,
seriose, paradossali o semplicemente ridicolizzanti, The Boys è probabilmente
l’unico prodotto che mi abbia in qualche modo svegliato dal sonno generale –
che gli uomini in calzamaglia vengano presi per il verso giusto o per il culo,
da queste parti si fa gran fatica ad accettare prodotti in fondo incolori o di
dubbio gusto umoristico, su tutti quel Kick-Ass che non aveva reale capacità di
tenere in piedi l’importante colonna parodistica a causa di un impedimento
narrativo che distruggeva ogni buon proposito. Ma i Boys di Ennis non solo
fanno il verso caricaturale alle note figure superoistiche, com’è da sempre
tradizione dell’autore lo ingigantiscono, lo esasperano ai massimi livelli
concessi dal cattivo gusto e dalla violenza – Ennis non ha di certo paura nel
rendere l’emblematico stallone di ferro, eroe illustre e ammirato da chiunque,
uno spaccone stupratore e misogino senza per forza alterarne il carisma di
facciata come sarebbe invece facile fare, non ha alcun timore nel rendere i
supereroi bastardi criminali talmente superbi e ossessionati dal loro potere da
non aver alcune tipo di limite, e basterebbe soltanto il prologo per rendersi
conto della traboccante spietatezza comica che impregna il fumetto.
Prologo che brilla forse anche
maggiormente in pellicola e che da solo varrebbe la visione, in questi dieci
minuti troviamo un po’ tutto il cinema di Seth Rogen nei suoi botta e risposta
senza fine che impattano in una conclusione incredibile nel tragico arrivo di
A-Train, che investe e fa letteralmente esplodere la fidanzata di Hughie, il
buon protagonista della storia, un perfetto, impacciato, impaurito e
sconclusionato Simon Pegg – attore tanto nel film quanto nel fumetto grazie al
prestito del suo simpatico faccione ai disegni di Darick Robertson. Ad
affiancarlo un granitico Ron Perlman nei panni del mastodontico e inflessibile
Butcher, a capo di questi ragazzi, uno squadrone speciale della CIA incaricato
di osservare, controllare, intervenire e all’occorrenza uccidere i supereroi
ogni qualvolta si fanno, come dire, prendere la mano. È questo lo spunto di
partenza per una trama che segue grossolanamente le linee guide del fumetto per
poi naturalmente staccarsene e offrire una propria conclusione – ma se le basi
paiono semplici, come lineare è in fondo l’intreccio, a colpire e a dare
spessore sono la moltitudine di personaggi e la complessa intelaiatura di
relazioni, si parla di decine di supereroi cattivissimi e deliranti tutti
splendidamente e follemente caratterizzati e tenuti a bada dalla penna di
Rogen, aiutato nei dialoghi straripanti dallo stesso McKay.
E non c’è da temere nemmeno sull’impatto
visivo, Adam McKay non lesina in quanto a uso emoglobinico e a tour di
volgarità sproporzionate, ne impone infatti un eccesso grottesco e fantasioso
che trasforma lo splatter in un’arma grafica efficacissima e adatta allo stile
corrosivo della storia, dove braccia strappate, pugni che forano casse
toraciche, ossa che bucano i muscoli, teste brutalmente mozzate e quant’altro
innaffiano abbondantemente lo schermo, così come masturbazioni acrobatiche,
fellatio impossibili e disgustosi amplessi canini sono giusto gli antipasti più
innocui delle terremotanti scomodità inscenate.
Film eccessivo e umorismo non per tutti i
palati, siamo dalle parti di certo pulp smisurato, divertito e grezzissimo, e
non bastano di certo i nomi nei credits o la solita carrellata di facce
conosciute del palcoscenico comico yankee (da Will Ferrell allo squadrone capitanato da Judd
Apatow ci sono tutti, Seth Rogen) per farne un prodotto realmente mainstream per il quale
potrebbe essere scambiato.
Sarebbe bello esistesse. E la golosità è
tutta dovuta a mr. Giobblin e al suo Impossible Movie Project. Maledetto.
Che figo.
RispondiEliminaSarebbe.
Magari.
E invece.
Eh già...
Elimina