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Recensione: The Burrowers

By Simone Corà | martedì 3 luglio 2012 | 08:00


2009, USA, colore, 100 minuti 
Regia: J.T. Petty 
Sceneggiatura: J.T. Petty 

Terra poco esplorata ma molto suggestiva, il selvaggio west cinematografico non ha mai avuto grosse minacce soprannaturali da affrontare, o almeno non è mai riuscito a imporsi come il weird weist fumettistico ha saputo fare negli anni. Qualche buona pellicola (L’insaziabile), qualche progetto interessante ma non convincente (Dead Birds), addirittura un megablockbuster (Wild Wild West), ma poco altro, ed è un vero peccato, considerando anche la pochezza recente di chi ha tentato di mescolare i generi (Jonah Hex, Cowboys vs Aliens, guarda caso brutte conversioni di comics assai più lodevoli). The Burrowers non è di certo un prodotto da incorniciare, né darà nuovo smalto al sottogenere, ma è un’opera pregevole che sa ben calibrare i due elementi di cui è composta con una seriosa eleganza che va indubbiamente elogiata.

A scriverlo e dirigerlo J.T. Petty, nome cinematograficamente poco conosciuto ma sceneggiatore in passato dei primi due Splinter Cell, che dubito esista singola persona al mondo non abbia almeno provato: la sua è una narrazione lenta e sofferta, accompagnata da una visione sporca e tristemente sognante, come se la fatica e il sudore speso in quegli anni non potessero mai essere adeguatamente ricompensati con un sorriso, un momento felice. Dopo un incipit piuttosto svelto, un classico prologo di genere con creature misteriose nell’ombra che assalgono un’innocente famiglia in una serie di inquadrature e suoni furbi, The Burrowers inizia il suo vero viaggio seguendo una manciata di cowboy e di soldati in cerca di una tribù pellerossa, probabile, a loro dire, responsabile del rapimento della famiglia di cui sopra. Non serve di certo dire quanto si sbaglino, no?

Non tutto gira per il verso giusto, certe lentezze appaiono storpiate, esagerate, quasi fuori fuoco (il lancio della bottiglia contro l’albero, sequenza inutile e infinita), ma c’è un interessante lavoro sui personaggi, che ben identificano la visione di Petty: sono crudi, sospettosi, rabbiosi, egoisti, aspetti dipinti progressivamente attraverso una giusta dispensa di tocchi, indizi e trappole psicologiche. Tale gestione permette una buona ingessatura dialogica, con scatti furiosi e minacce verbali che esplodono in continuazione, regalando una certa credibilità nervosa alla situazione. D’altronde, i nostri eroi vagano al buio, rimbalzando da un luogo e da una diceria all’altra, cercando qualcosa che non sanno nemmeno cosa sia, dispersi tra certe credenze folkloristiche indiane, bugie razziali e semplice superbia caratteriale.

E questo orrore che vanno inseguendo non è affatto male, ben tratteggiato in creature con un aspetto e un modus operandi piuttosto personale, al quale si aggiunge un accenno mitologico scarso ma perfettamente incastrato nella geografia locale. Il body count è elevato e insolito, ai protagonisti (uno statuario Clancy Brown, uno strano e nervoso William Mapother e un Doug Hutchinson nella parte dello stronzetto arrogante che pare essergli ormai cucita addosso) se ne aggiungono altri in momenti inusuali, ed è difficile tifare per qualcuno perché la distruzione comportamentale impedisce di avere figure stabili o anche solo lontanamente carismatiche. C’è quindi tanto buio, solo quello, terreno ideale dove i Burrowers millenari amano cacciare le loro prede.   

9 commenti:

  1. Risposte
    1. Sì, sì, è una cosa un po' strana, molto atmosferica, molto lenta, con una buona idea horror, poi, eh, è tutto fuorché perfetta, a tratti troppo lenta, a tratti fuori fuoco, ma molto interessante, questo sì. :)

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  2. vero il weird western (definizione che, ti avverto, ti rubo alla prima occasione) non sempre, per non dire quasi mai, ha funzionato... ma mi affascina ogni volta, perciò grazie per la dritta ;)

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    1. Anche a me affascina un sacco, e il bello è che non sono poi un così grande amante del western, ma quest'incrocio di genere l'ho sempre trovato di grande curiosità. :)

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  3. Clancy è un grande, "statuario" cm l'hai definito è un epiteto appropriatissimo!

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    1. Sì, Clancy è davvero immenso, qui in fondo ha una piccola parte rispetto al resto del cast, un po' è sprecato ed è un peccato. :)

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  4. si, si voglio vederlo. Già mi brillano gli occhi.
    Secondo me il film che si avvicina di più a questo genere weird west (anche se non si tratta di un western) è Tremors, film che amo a dismisura.

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    1. E chi non ama Tremors? Un vero gioiellino, uno di quei film che non ti stanchi mai di rivedere :D

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  5. A me invece sono piaciute tantissimo le scene a vostro dire lente. Mi ha no appassionato, reso tutto molto più reale e anche originale. Non un capolavoro (i mostri sono improponibili e questo è un vero peccato) però mi è davvero piaciuto

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