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Recensione: American Horror Story - stagione uno

By Simone Corà | venerdì 16 marzo 2012 | 08:00

2011/2012, USA, 12 puntate, 45 minuti cad.
Creato da: Nick Murphy e Brad Falchuck
Network: FX

Mi piacerebbe sapere cosa passa per la testa di Nick Murphy. Non ho visto Glee e non ci tengo, non ho visto i suoi film e non ci tengo, ma ho visto Nip/Tuck (in realtà devo ancora finirlo), e penso che Murphy abbia una notevole, notevole capacità dialogica nel calibrare con attenzione le parole e dar loro il giusto peso all’interno di discussioni e riflessioni, tanto da poter permettersi di giocare con assurdità ed esagerazioni sessuali/maniacali/morbose di ogni tipo che, probabilmente, in mano a qualsiasi altro autore sarebbero apparse risibili.

Una serie tv horror, che gioca con gli stereotipi delle case infestate gridandolo sin dal titolo, poteva essere allora qualcosa di ancora più inaspettato, un qualcosa dove gli eccessi e le follie che bilanciavano in maniera così imprevedibile Nip/Tuck, fuggendo intelligentemente dal baratro del ridicolo, potessero ripresentarsi per scimmiottare e destabilizzare una scena che, soprattutto al giorno d’oggi, ha sempre bisogno di un bello scossone. E invece il protagonista di American Horror Story è questo qui, e la recensione potrebbe già finire.

Che macho! Che tosto!

Di fronte alla bellezza si tende talvolta a perdonare difetti, a sorvolare sulle lacune, ad accettare le imperfezioni pur di poter assaporare ancora una volta tale bontà, ma con American Horror Story io ho cercato per, boh, sei-sette puntate di mandare giù tonnellate e tonnellate di cagate per poter dire “eh, ma le atmosfere”, “eh, ma la regia”, “eh, ma ci sono certe scene che…”. Murphy e Falchuck ottengono infatti l’esatto contrario di quanto raggiunto con Nip/Tuck, spingendo sempre più nell’abisso dell’idiozia questa puttanata ogni qualvolta tentano la strada dell’esasperazione colta, del grottesco virtuoso, del macabro alternativo, e con un atteggiamento di insopportabile altezzosità che mi ha reso davvero ostica la visione degli ultimi episodi.

In American Horror Story non c’è un solo personaggio credibile, che rispecchi un minimo di personalità umana nel far fronte non solo alle presenze ectoplasmatiche della casa, ma anche soltanto ai dilemmi familiari in gioco. Basterebbe infatti il solo Ben, uno psicologico incomprensibile e dal bassissimo quoziente intellettivo, un primo e chiarissimo esempio di quanto azzardata voglia essere la serie (ehi, il protagonista è uno psicologo idiota che non sa nemmeno parlare con sua moglie e per paziente ha soltanto fantasmi! E neanche se ne accorge!), ma quanto in realtà si dimostri triste prima di tutto per la ridicola interpretazione di Dylan McDermott, e poi per il ruolo del suo personaggio, sempre così incerto nella direzione da prendere. Il resto è una lista di personalità impalpabili e mal sfruttate, dalla moglie che non riesce a staccarsi del tutto dal marito che la tradisce alla figlioletta grunge e cagacazzi, dalla vicina di casa very evil senza un motivo preciso alla tizia dell’agenzia immobiliare che pare sul punto di ammazzare tutti…

Questo è un meme esilarante

Tutto gioca sul filo della farsa, sull’accentuazione di difetti e ombre, con lo scopo, anche pregevole, di mettere in mostra quello che di solito non si vede, soprattutto in televisione (a meno di non chiamarsi HBO), ma il risultato finale è spesso imbarazzante. Accanto a caratteri tanto bizzarri, troviamo infatti innumerevoli situazioni piuttosto difficili da interpretare, ma che viene naturale, data la pochezza dell’opera, a liquidare sbrigativamente: l’infermiera che sviene osservando l’ecografia di Vivien, Vivien che mangia un cervello, Ben che accetta tranquillamente l’impossibile scomparsa della figlia dell’auto, la casa che è tappa di un tour degli orrori, e mille, mille altri momenti di puro e sincero WTF!?, in cui il meccanismo tanto brillante in Nip/Tuck non funziona MAI, mai una singola volta.

Per il resto, la trama si dipana in una progressiva e irritante banalità (quale sia infatti lo scopo dei tanti spettri appare evidente anche se poco motivato), mentre l’epilogo è davvero sconcertante nella sua piattezza, e certe buone intuizioni, quelle a cui mi aggrappavo sperando in una qualche salvezza della serie, vengono lasciate annegare. La regia sempre ispirata e dinamica, l’atmosfera pazzoide e malata (ben visualizzata da una bellissima sigla fatta di rumori e distorsioni), il costante richiamo di aspetti raccapriccianti e scomodi, l’uso di una violenza parecchio tosta, e ancora i tanti prologhi che descrivevano le varie vicende che hanno portato i precedenti proprietari dalla casa a occuparla sotto forma di fantasmi…

Questo è un dialogo di American Horror Story.

American Horror Story resta una delle visioni più insulse alle quali mi sia mia sottoposto, e l’unica nota positiva poteva essere la probabile mancanza di una futura seconda stagione, data l’effettiva chiusura del cerchio a cui si giunge con questi interminabili dodici episodi, invece la serie, per mia grande gioia, è stata rinnovata. Evviva.

13 commenti:

  1. Sono stupefatto, Simone.
    Concordo in tutto e per tutto.
    Ma che è successo!?!? ;)

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  2. Sbaglio o ultimamente tra zombie, fantasmi e dinosauri non si salva proprio nessuno? Che brutto periodo per la TV XD

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  3. @ Mr Ford: ahahah, sarà merito di quel personaggione di Ben Harmon, un protagonista VERO come non lo si vedeva da tempo! XD

    @ Mr Giobblin: ci sono pur sempre i gladiatori machi e tutti sudati di Spartacus!

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  4. Ma va!? Non mi sarei aspettato una stroncatura così.
    Devo dire che a me è piaciuto parecchio proprio per questo modo così "assurdo" e ridicolo di de-stereopizzare gli stereotipi.
    Il finale di stagione per me è fenomenale.
    Non hai neanche parlato della sigla...

    Mmmm, stai diventando vecchio XDXD

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  5. Mh, non sono molto d'accordo. O meglio, sono d'accordo sul calo finale, di cui infatti ho scritto anch'io, ma non sulla parte restante. Anzi fino alla doppia puntata di Halloween, che sarebbe poi anche il climax della stagione, la serie è delirante e spassosa. Proprio gli stereotipi di cui parli sono il punto forte della serie, a mio avviso, che crea un calderone in cui mette all'interno di tutto. E nel farlo, cosa molto importante, mostra di essere cosciente del baraccone idiota che sta mettendo su. Del resto il titolo dovrebbe in questo senso essere già assolutamente esplicativo: "American Horror Story". E' la classica monnezza cosciente di sé, che non punta ad alcuno spessore ma solo a spegnere il cervello. A me fino al calo su cui, ripeto, sono d'accordo con te, è piaciuta. Non mi ha fatto certo impazzire, però...

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  6. @ Eddy: la sigla è bella, l'ho scritto, però, eh, è uguale a quella dei titoli di testa di Seven, quindi un plauso all'originalità, bravi bravi. Poi, sì, è assurdo e ridicolo, ma è inconcludente, è vuoto, non ha una direzione precisa dove parare, se non quel finale che boh, era l'unica cosa ipotizzabile dopo tipo il primo episodio...

    @ Elio: ma c'è modo e modo per spegnere il cervello, e anche se l'idiozia che hanno messo su è voluta e cosciente, non ho trovato capacità di giocare con gli stereotipi, che alla fine sono usati per quello che sono, stereotipi appunto, senza alcuna invenzione, senza alcuna idea con cui ribaltarli (in tutte le maniere possibili).

    E' quindi, boh, una voglia di grottesco e provocatorio però spenta, senza mordente, senza personaggi (salverei solo il riccone ispanico che voleva comprare la casa, pensa te), gestita con poca tecnica e nessuna scaltrezza narrativa.

    Il grottesco e il ribaltamento degli stereotipi sono ben altra cosa. :)

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  7. No no, assolutamente d'accordo che ribaltare gli stereotipi e inventare sulla base degli stessi sia un'altra cosa. Ma qui non si ribalta niente, quando parlo di calderone/baraccone intendo proprio l'essere cosciente della serie di prenderli e sbatterli lì sullo schermo in continuazione, senza particolari velleità. A gestirli un ritmo frenetico e incalzante che, come scrivevo, nella doppia puntata di Halloween diventa un mezzo delirio. E' proprio lì lo spirito del tutto cazzeggione della serie. Che non vi siano però tempi narrativi efficaci non sono d'accordo, benché calino verso la fine. E neanche sui personaggi sarei proprio d'accordo ;) Già solo la cameriera e quella interpretata dalla Lange valgono la serie. Tate è anche un bel personaggio, interpretato obiettivamente bene.

    Vabbè, smertto di rompere il coglioni ;)

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  8. Ma figurati, magari avessi sempre commenti del genere a tutte le minchiate che scrivo! :)

    Però non so, non riesco proprio a essere d'accordo con te, e l'unica cosa che posso realmente salvare è la regia, così dinamica e fresca. Per il resto mi sono soltanto annoiato, a parte gli sguardi sbalorditi di fronte a certi eventi/comportamenti volutamente idioti che su di me non hanno avuto proprio alcun effetto.

    Credo si dovesse esagerare ben di più, che si dovesse andare oltre, con violenza, sesso, umorismo nero, che si dovesse urlare nelle stronzate, perché a parer mio il risultato finale è imbarazzante sia che si cerchi di guardare seriamente la serie (che, vabbè, è una cosa un po' impossibile XD), sia che si sia predisposti alla sequenza di boiate inscenate. :)

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  9. nip/tuck è un capolavoro supremo della tv recente.
    però anche american horror story non è niente male, e il trash qui presente è del tutto volontario, quindi assolutamente godibile.
    mi sa che hai preso tutto troppo sul serio...

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  10. Eh, no, magari, almeno potrei dire di non averlo capito. XD

    Il trash, l'idiozia, il ridicolo... chiaro che sono volontari, ma non hanno spessore per come sono inseriti nel progetto generale, li ho trovati piatti e incolore per come sono gestiti, non si arriva insomma a raggiungere quell'equilibrio tra fuori di testa e genialità che c'è invece in Nip/Tuck (per quanto quello sia ovviamente più serio).

    Di godibile c'è gran poco, di divertente ancora meno (in fondo che farsa è se non si ride MAI?), non ho trovato una capacità, con gli eventi e personaggi creati, di coinvolgermi: solo una gran noia e una generale rottura di palle per tante occasioni sprecate, l'idea generale in primis.

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  11. Corà, io te l'avevo detto mesi fa, ma non importa. Hai rubato l'immagine di McDermott che mangia la banana dalla mia recensiona, ma non importa.
    Però quel naso, Corà, quel naso è imperdonabile.

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  12. Io invece ritengo questa una serie riuscita perchè eccessiva, idiota, esasperata. L'ho trovata un trovata geniale quella di protare all'estremo della fiction ogni componente, soprattutto la recitazione.

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  13. @ Cyb: ma dovevo controllare personalmente. E chissà a chi l'hai rubata tu, quell'immagine!

    @ Frank: io non ho trovato nulla di eccessivo o esasperato, idiota sì, ma con poca forza, poco mordente, molto moscio in una trama che si sbriciola subito.

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