Maledette zanzare uscirà lunedì, e se ancora avete dei dubbi se acquistarlo, rubarlo, ignorarlo o addirittura leggerlo, questo estratto potrebbe darvi tutte le risposte che cercate.
«Non ricominciare». Michela aspira una lunga boccata, intrappola il fumo serrando i denti e lo rilascia piano dalle narici. «Giove, guai a te se ricominci».
«Non è colpa mia!» ribatte quello. «È tutta colpa delle zanzare». Giove si sistema gli enormi occhiali rossi, che gli danno una mortificante aria da secchione. Senza, potrebbe essere scambiato per un ragazzo normale, ma in compenso non ci vedrebbe, e tra le due cose, è la vista a essergli molto più utile. «Maledette, maledette zanzare!»
«Lasciale stare, le zanzare».
«Non posso!»
«Sì che puoi, ti basta stare zitto. Non è difficile, se ci pensi». Michela fa un lungo tiro e osserva la sigaretta: c’è ancora un sacco di tabacco da risucchiare, ne è molto felice.
Giove si dimena sul masso su cui è seduto, come se la pietra fosse bollente ma lui non volesse alzarsi e rischiare di perdere il posto. «Ma come faccio? Le zanzare sono dappertutto!»
«Io non vedo zanzare», interviene timoroso Alessio. «Devo preoccuparmi?»
«No», lo rassicura Michela.
«Sì!» esclama invece Giove, scattando in piedi. Oscilla, instabile, la birra tracannata non dev’essere equamente distribuita tra stomaco e cervello, e ciò gli nega l’equilibrio. Si toglie la maglietta che pubblicizza uno sconosciuto sito web, www.testerotolanti.com, sfoggia un fisico ridicolo dove si possono contare tutte le ossa, poi la rimette.
«Io non capisco», commenta Alessio, buttando giù un goccio di birra.
«Non c’è niente da capire».
«Sicura?»
«Ovvio». Michela si accorge di non avere più una sigaretta tra le dita. Ispeziona le mani, ma non ci sono prove del furto. Balla un po’ tutto. «Ehi, avete mica visto la mia cicca?»
«L’hai appena fumata», l’avvisa Alessio.
«Non è vero, ce l’avevo qui, in mano».
«Sono state le zanzare!» interviene Giove, puntando un indice accusatorio. «Sono… infide!»
«Ma vaffanculo!» Michela si china e si mette alla ricerca della sigaretta. Se ci fossero meno fumo e meno alcol, questa sera, in una simile posizione potrebbe stuzzicare appetiti sessuali mai esplorati dai suoi due amici. Un paio di jeans striminziti tagliati all’altezza dell’inguine, una maglietta rossa che mette in mostra l’ombelico. I capezzoli spuntano come bottoncini, niente reggiseno per Michela, non ha tette da coprire. Ma Alessio e Giove sono amici da una vita, provarci con lei sarebbe disgustoso, un’eventualità non molto distante dall’incesto. Si rialza, ha due foglie secche appiccicate ai capelli corti, una spettinata zazzera fucsia. «Pazienza», dice, «me ne farò un’altra». Fruga nella tasca posteriore dei pantaloncini e pesca un pacchetto di Marlboro. Lo apre, e all’interno trova una sorpresa. «Chi ha girato questa canna?»
«Le zanzare!» tuona Giove.
«Sei stata tu, credo», mormora Alessio, non molto sicuro. Si strofina i capelli lunghi, quasi servisse a riattivare il cervello.
«Ah, davvero?» esclama lei. «Fantastico!»
«Zanzare, non dimenticatevi delle zanzare!» insiste Giove. Beve un sorso di birra, l’ultimo, poi poggia a terra il vuoto di vetro. «Zanzare, capite? È tutta colpa delle zanzare!»
«È tutta colpa della birra, altroché», ribatte Alessio. È coperto soltanto da un paio di boxer colorati, tenuti indosso per amore della decenza o forse della vergogna. Si avvicina a Michela per un tiro, poi porge una bottiglia al ragazzo occhialuto. «Ne vuoi ancora?»
Giove fa segno di no, pulendosi la bocca con il dorso di una mano. «Ne ho già bevuta abbastanza», biascica.
«Su, dài, non resistere», lo tenta speranzosa Michela. A differenza degli altri due, e nonostante il paesaggio circostante sia costernato di vetrosi cadaveri di alcolici, sembra l’unica persona ancora capace di ragione. Avere i vestiti indosso, per quanto stretti e minuscoli, è infatti una dimostrazione d’intelligenza quasi insperata. Gli offre la sua Moretti.
Giove afferra la bottiglia e la posa sul sasso. Michela guarda Alessio sconsolata, sa che la spiccata tendenza a sproloquiare di Giove rimarrebbe comunque inalterata, non importa che sia ubriaco o sobrio. Non ha speranze, dovrà sorbirsi il suo sermone quotidiano.
«Vedete, se il mondo va a rotoli, se la società ci soffoca, se viviamo in questo sistema che ci inganna un giorno sì e l’altro anche, è tutta colpa delle zanzare». Giove si toglie gli occhiali, si massaggia le tempie, si gratta la testa e si concede un breve sorso di birra, uno soltanto, per bagnare le labbra.
«Te lo insegnano a Scienze Politiche?»
«Certo che no, Michela! Tu fai Scienze Politiche, io Ingegneria Elettronica!» Si schiarisce la voce. «Tutto parte dal sangue. È l’essenza dell’uomo, capite? Senza il sangue non c’è vita, e non c’è pensiero, intelligenza».
«Penso che tu la stia prendendo un po’ troppo facilmente». Michela rilascia dei simpatici anelli di fumo.
«Zitta. Il sangue è vitale, su questo punto siamo d’accordo, no? Circolando in tutto il corpo ci permette di muoverci, di camminare, di saltare, di sbattere gli occhi, di scrivere, okay? E ci permette di pensare. Se il sangue non arriva al cervello cosa succede?»
Alessio e Michela mostrano un’espressione sconvolta di rara difficoltà. Ad Alessio, in particolar modo, viene molto bene senza fare sforzi, e non dev’essere molto dissimile da quella che sfoggia ogni singolo giorno da quando ha iniziato le scuole superiori, ovvero otto anni prima.
«Esatto! Risposta giusta. Diventiamo così: zombi. Chiaro, no?» Dietro le lenti gigantesche, si intravedono universi di cultura sconosciuta e forse pericolosa. «E ora seguitemi. Di cosa si cibano le zanzare? Per quale motivo ci rompono i beneamati coglioni con il loro zzz insopportabile? Per il sangue. Ce lo succhiano, capite?» Insensibile alle risate altrui, prosegue. «In estate stormi di zanzare si appropriano della nostra linfa vitale, con minuscoli prelievi, certo, ma se li sommiamo tutti, dal primo all’ultimo, scoprirete anche voi quanto sangue ci viene rubato, e con esso quanta intelligenza».
«Non è possibile che», tenta di dire Michela, ma si interrompe subito, scuotendo la testa. Lasciar parlare Giove è l’unica possibilità che hanno per far sì che, prima o poi, smetta.
«È tutta colpa delle zanzare! Ci rendono più stupidi ogni giorno che passa, e noi non ce ne accorgiamo. Continuiamo a vivere la nostra vita, senza renderci conto che riversiamo la nostra idiozia sulla società e sul mondo, contagiando tutti quanti. È terribile, ma è solo in questa maniera che loro possono sfoderare l’attacco decisivo».
Alessio beve una lunga sorsata di Moretti. «Stai dicendo che le zanzare vogliono conquistare la Terra?»
«Non è colpa mia!» ribatte quello. «È tutta colpa delle zanzare». Giove si sistema gli enormi occhiali rossi, che gli danno una mortificante aria da secchione. Senza, potrebbe essere scambiato per un ragazzo normale, ma in compenso non ci vedrebbe, e tra le due cose, è la vista a essergli molto più utile. «Maledette, maledette zanzare!»
«Lasciale stare, le zanzare».
«Non posso!»
«Sì che puoi, ti basta stare zitto. Non è difficile, se ci pensi». Michela fa un lungo tiro e osserva la sigaretta: c’è ancora un sacco di tabacco da risucchiare, ne è molto felice.
Giove si dimena sul masso su cui è seduto, come se la pietra fosse bollente ma lui non volesse alzarsi e rischiare di perdere il posto. «Ma come faccio? Le zanzare sono dappertutto!»
«Io non vedo zanzare», interviene timoroso Alessio. «Devo preoccuparmi?»
«No», lo rassicura Michela.
«Sì!» esclama invece Giove, scattando in piedi. Oscilla, instabile, la birra tracannata non dev’essere equamente distribuita tra stomaco e cervello, e ciò gli nega l’equilibrio. Si toglie la maglietta che pubblicizza uno sconosciuto sito web, www.testerotolanti.com, sfoggia un fisico ridicolo dove si possono contare tutte le ossa, poi la rimette.
«Io non capisco», commenta Alessio, buttando giù un goccio di birra.
«Non c’è niente da capire».
«Sicura?»
«Ovvio». Michela si accorge di non avere più una sigaretta tra le dita. Ispeziona le mani, ma non ci sono prove del furto. Balla un po’ tutto. «Ehi, avete mica visto la mia cicca?»
«L’hai appena fumata», l’avvisa Alessio.
«Non è vero, ce l’avevo qui, in mano».
«Sono state le zanzare!» interviene Giove, puntando un indice accusatorio. «Sono… infide!»
«Ma vaffanculo!» Michela si china e si mette alla ricerca della sigaretta. Se ci fossero meno fumo e meno alcol, questa sera, in una simile posizione potrebbe stuzzicare appetiti sessuali mai esplorati dai suoi due amici. Un paio di jeans striminziti tagliati all’altezza dell’inguine, una maglietta rossa che mette in mostra l’ombelico. I capezzoli spuntano come bottoncini, niente reggiseno per Michela, non ha tette da coprire. Ma Alessio e Giove sono amici da una vita, provarci con lei sarebbe disgustoso, un’eventualità non molto distante dall’incesto. Si rialza, ha due foglie secche appiccicate ai capelli corti, una spettinata zazzera fucsia. «Pazienza», dice, «me ne farò un’altra». Fruga nella tasca posteriore dei pantaloncini e pesca un pacchetto di Marlboro. Lo apre, e all’interno trova una sorpresa. «Chi ha girato questa canna?»
«Le zanzare!» tuona Giove.
«Sei stata tu, credo», mormora Alessio, non molto sicuro. Si strofina i capelli lunghi, quasi servisse a riattivare il cervello.
«Ah, davvero?» esclama lei. «Fantastico!»
«Zanzare, non dimenticatevi delle zanzare!» insiste Giove. Beve un sorso di birra, l’ultimo, poi poggia a terra il vuoto di vetro. «Zanzare, capite? È tutta colpa delle zanzare!»
«È tutta colpa della birra, altroché», ribatte Alessio. È coperto soltanto da un paio di boxer colorati, tenuti indosso per amore della decenza o forse della vergogna. Si avvicina a Michela per un tiro, poi porge una bottiglia al ragazzo occhialuto. «Ne vuoi ancora?»
Giove fa segno di no, pulendosi la bocca con il dorso di una mano. «Ne ho già bevuta abbastanza», biascica.
«Su, dài, non resistere», lo tenta speranzosa Michela. A differenza degli altri due, e nonostante il paesaggio circostante sia costernato di vetrosi cadaveri di alcolici, sembra l’unica persona ancora capace di ragione. Avere i vestiti indosso, per quanto stretti e minuscoli, è infatti una dimostrazione d’intelligenza quasi insperata. Gli offre la sua Moretti.
Giove afferra la bottiglia e la posa sul sasso. Michela guarda Alessio sconsolata, sa che la spiccata tendenza a sproloquiare di Giove rimarrebbe comunque inalterata, non importa che sia ubriaco o sobrio. Non ha speranze, dovrà sorbirsi il suo sermone quotidiano.
«Vedete, se il mondo va a rotoli, se la società ci soffoca, se viviamo in questo sistema che ci inganna un giorno sì e l’altro anche, è tutta colpa delle zanzare». Giove si toglie gli occhiali, si massaggia le tempie, si gratta la testa e si concede un breve sorso di birra, uno soltanto, per bagnare le labbra.
«Te lo insegnano a Scienze Politiche?»
«Certo che no, Michela! Tu fai Scienze Politiche, io Ingegneria Elettronica!» Si schiarisce la voce. «Tutto parte dal sangue. È l’essenza dell’uomo, capite? Senza il sangue non c’è vita, e non c’è pensiero, intelligenza».
«Penso che tu la stia prendendo un po’ troppo facilmente». Michela rilascia dei simpatici anelli di fumo.
«Zitta. Il sangue è vitale, su questo punto siamo d’accordo, no? Circolando in tutto il corpo ci permette di muoverci, di camminare, di saltare, di sbattere gli occhi, di scrivere, okay? E ci permette di pensare. Se il sangue non arriva al cervello cosa succede?»
Alessio e Michela mostrano un’espressione sconvolta di rara difficoltà. Ad Alessio, in particolar modo, viene molto bene senza fare sforzi, e non dev’essere molto dissimile da quella che sfoggia ogni singolo giorno da quando ha iniziato le scuole superiori, ovvero otto anni prima.
«Esatto! Risposta giusta. Diventiamo così: zombi. Chiaro, no?» Dietro le lenti gigantesche, si intravedono universi di cultura sconosciuta e forse pericolosa. «E ora seguitemi. Di cosa si cibano le zanzare? Per quale motivo ci rompono i beneamati coglioni con il loro zzz insopportabile? Per il sangue. Ce lo succhiano, capite?» Insensibile alle risate altrui, prosegue. «In estate stormi di zanzare si appropriano della nostra linfa vitale, con minuscoli prelievi, certo, ma se li sommiamo tutti, dal primo all’ultimo, scoprirete anche voi quanto sangue ci viene rubato, e con esso quanta intelligenza».
«Non è possibile che», tenta di dire Michela, ma si interrompe subito, scuotendo la testa. Lasciar parlare Giove è l’unica possibilità che hanno per far sì che, prima o poi, smetta.
«È tutta colpa delle zanzare! Ci rendono più stupidi ogni giorno che passa, e noi non ce ne accorgiamo. Continuiamo a vivere la nostra vita, senza renderci conto che riversiamo la nostra idiozia sulla società e sul mondo, contagiando tutti quanti. È terribile, ma è solo in questa maniera che loro possono sfoderare l’attacco decisivo».
Alessio beve una lunga sorsata di Moretti. «Stai dicendo che le zanzare vogliono conquistare la Terra?»
Approposito del tuo romanzo... c'è posta per te ;-)
RispondiEliminaI like it!
RispondiEliminaZzzzZzzzzZZzzzZzzz... ZzzzZZZzzzzzzz...zZz.....ZZZZZZZZzzzzzzzZ...
RispondiEliminaNon potevi fare un sunto dell'estratto, cazzo?!
RispondiElimina@ Munzic: concordo!
RispondiElimina@ Cyb: troppo facile. Leggi, su!
estratto, è quando lo leggi in poco tempo, potevi mettere le venti pagine finali, già che c'eri,così ci facevi tutti più felici :)))
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