Creato da: Frank Darabont
Network: AMC
Tanto attesa, invocata a gran voce sin dai primi bisbigli sulla sua lavorazione, la serie-evento voluta da Frank Darabont non è propriamente il perfetto headshot che il famelico pubblico zombesco esigeva. Grandi aspettative, potente battage pubblicitario, un fumetto originario che, attualmente, è quanto di meglio l’universo putrefatto dei morti viventi abbia mai partorito, ma queste sei puntate si sciupano troppo presto in favore di certe standardizzazioni che in fondo si potevano evitare. The Walking Dead sembra più che altro rincorrere le lentezze psicologiche raggiunte dal fumetto di Robert Kirkman, ma con un cast di personaggi in buona parte differente dall’opera originale e non altrettanto brillante, così come la piega propria che prendono gli eventi trattati, vengono a mancare le basi sfruttate da Kirkman, per quanto mediocri nei primi due numeri, per creare strabilianti caratterizzazioni e reazioni all’apocalisse talmente credibili da forare la pagina.
Il team di Darabont lavora discretamente su dialoghi e atmosfere, ma è soltanto nel primo episodio, scritto e diretto dal regista di The Mist, che si respira realmente l’orrore, il disagio, lo spaesamento di un’invasione di zombi. I restanti cinque scivolano via senza infamia né lode, giocando comodamente sui cliché che, soprattutto nella puntata conclusiva, arrivano addirittura a infastidire. Invece di arginare la vicenda principale attorno al conflitto tra Rick e Shane con un gustoso contorno di teste spappolate ed esplosioni di viscere, Darabont butta infatti nel calderone forse troppi personaggi e situazioni che, giustamente vista la seconda serie già annunciata, rimangono senza risposta, ma difetta nella costruzione di una meta vincente, cosa che il centro ricerche sulle malattie infettive, con tanto di computer parlante e diavolerie tecnologiche un po’ troppo residenteviliane, sicuramente non è. E ci si dimentica addirittura degli zombi, troppo in disparte per giustificare una componente dialogico-psicologica tanto predominante ma, al contrario del fumetto, tutt’altro che eccellente.
Gran peccato, quindi, in più di un’occasione si respirano dolore e fatica, disperazione e incertezza, e nell’eccessivamente numeroso cast si salvano una manciata di figure che, per quanto derivative, riescono a convincere (Dale e Daryl). In definitiva ci si accontenta dell’onestà della serie, perché The Walking Dead è pur sempre una visione gradevolissima, ma dai nomi coinvolti, e con simili basi di partenza, la creatura di Frank Darabont doveva sfoggiare carte assai migliori.
Network: AMC
Tanto attesa, invocata a gran voce sin dai primi bisbigli sulla sua lavorazione, la serie-evento voluta da Frank Darabont non è propriamente il perfetto headshot che il famelico pubblico zombesco esigeva. Grandi aspettative, potente battage pubblicitario, un fumetto originario che, attualmente, è quanto di meglio l’universo putrefatto dei morti viventi abbia mai partorito, ma queste sei puntate si sciupano troppo presto in favore di certe standardizzazioni che in fondo si potevano evitare. The Walking Dead sembra più che altro rincorrere le lentezze psicologiche raggiunte dal fumetto di Robert Kirkman, ma con un cast di personaggi in buona parte differente dall’opera originale e non altrettanto brillante, così come la piega propria che prendono gli eventi trattati, vengono a mancare le basi sfruttate da Kirkman, per quanto mediocri nei primi due numeri, per creare strabilianti caratterizzazioni e reazioni all’apocalisse talmente credibili da forare la pagina.
Il team di Darabont lavora discretamente su dialoghi e atmosfere, ma è soltanto nel primo episodio, scritto e diretto dal regista di The Mist, che si respira realmente l’orrore, il disagio, lo spaesamento di un’invasione di zombi. I restanti cinque scivolano via senza infamia né lode, giocando comodamente sui cliché che, soprattutto nella puntata conclusiva, arrivano addirittura a infastidire. Invece di arginare la vicenda principale attorno al conflitto tra Rick e Shane con un gustoso contorno di teste spappolate ed esplosioni di viscere, Darabont butta infatti nel calderone forse troppi personaggi e situazioni che, giustamente vista la seconda serie già annunciata, rimangono senza risposta, ma difetta nella costruzione di una meta vincente, cosa che il centro ricerche sulle malattie infettive, con tanto di computer parlante e diavolerie tecnologiche un po’ troppo residenteviliane, sicuramente non è. E ci si dimentica addirittura degli zombi, troppo in disparte per giustificare una componente dialogico-psicologica tanto predominante ma, al contrario del fumetto, tutt’altro che eccellente.
Gran peccato, quindi, in più di un’occasione si respirano dolore e fatica, disperazione e incertezza, e nell’eccessivamente numeroso cast si salvano una manciata di figure che, per quanto derivative, riescono a convincere (Dale e Daryl). In definitiva ci si accontenta dell’onestà della serie, perché The Walking Dead è pur sempre una visione gradevolissima, ma dai nomi coinvolti, e con simili basi di partenza, la creatura di Frank Darabont doveva sfoggiare carte assai migliori.
anche a me ha deluso molto, non capisco tutto l'entusiasmo che si è creato invece attorno a questa serie sugli zombie (ma gli zombie dopo la prima puntata dove sono??)
RispondiEliminasullo stesso genere, il britannico "dead set" mi è sembrato molto più interessate, horror e con un messaggio sociale d'attualità
A me e' piaciuto, ma che vi aspettavate? C'e una costante tensione, pero' non ho letto il fumetto magari era troppo cupo per funzionare in tv paro paro? Purtroppo pero' non amo le serie che non finiscono mai, per cui non so se seguiro' la prossima stagione.
RispondiEliminaSimone
"vengono a mancare le basi sfruttate da Kirkman, per quanto mediocri nei primi due numeri"
RispondiEliminaeretico.
...famelico pubblico zombesco...
RispondiEliminaBravo Corà, bravo.
A me è piaciuto molto. Anche coi cambiamenti di trama rispetto al fumetto che, pur grandioso, spesso è troppo lento.
RispondiEliminaSolo la trovata del bunker non l'ho gradita. Mi pare macchinosa e fuori contesto.
Comunque TWD è meglio del 90% dei film sugli zombie prodotti nell'ultimo decennio. Scusate se è poco.
Mi sembra che siate stati tutti delusi da TWD,forse le aspettative erano tanto alte.Io lo giudicherò quando l'avrò visto.Certo che le recensioni non mi fanno sperare troppo.
RispondiEliminaRispondendo un po' a tutti...
RispondiEliminaNon che questa prima serie non mi sia piaciuta, ripeto, la visione è molto piacevole, scorre bene, fila via, ma, personalmente, non mi ha lasciato granché, dentro. Più che altro perché mi è sembrato che il team di Darabont abbia fatto un compitino, nient'altro, quando aveva tutti i mezzi (anche Robert Kirkman stesso tra gli sceneggiatori!) per fare molto di più.
A parer mio era lecito attendersi TANTO, Darabont è un autore capace e ho trovato molto buoni i suoi film, e il fumetto è STUPENDO (Simone, se riesci recuperalo, perché ne vale davvero la pena). Stupendo perché, dopo i primi due numeri abbastanza convenzionali, gradevoli storie di zombi ma già lette e viste dappertutto, rallenta l'azione e offre un equilibrio perfetto tra aspetto horror e psicologico, e il cast di personaggi è qualcosa di così realistico da chiedersi come cazzo faccia Kirkman a scrivere dialoghi del genere.
Ecco. Resto comunque molto curioso per la seconda stagione. :)
Concordo... Tecnicamente è ben fatto: campi lunghi e panoramiche davvero ottime. Però la storia...
RispondiEliminaHai riassunto perfettamente tutto. :)
RispondiEliminaIo personalmente l'ho trovata parecchio noiosa. Troppo spazio viene lasciato a dei dialoghi che infondo non sono nemmeno troppo importanti (a cominciare dalla scena in cui i due poliziotti parlano in macchina) o che potrebbero essere riassunti due battute, mentre l'azione onestamente latita (o è banale).
RispondiEliminaOltre al fatto che, tranne in una scena, la presenza di zombie è veramente minima.
Per me la prima puntata è davvero molto buona, proprio dal punto di vista di dialoghi e sceneggiatura in generale. Il tanto parlare è ereditato dal fumetto, in quanto nell'opera originale la storia avanza lentamente per lasciare posto a un incredibile lavoro psicologico su tutti i personaggi, e credo che sia questo l'unica strada percorribile, oggigiorno, in una storia apocalittica di zombi. :)
RispondiEliminaPoi, però, sì, la mini-serie diventa presto noiosa, stupida e poco credibile, e la parte finale è davvero orribile.