Regia: Paul Schrader
Sceneggiatura: William Fisher jr, Caleb Carr
Durante la seconda guerra mondiale, a causa di un tremendo fatto di sangue, padre Merrin perde la fede. Si ritrova così in Africa, vicino a una missione cattolica, al lavoro su alcuni scavi archeologici, che starebbero riportando alla luce una chiesa misteriosamente sepolta. E mentre l’edificio sacro riemerge lentamente, un susseguirsi di strani comportamenti e di morti si abbatte sul villaggio. Padre Merrin si scontra così per la prima volta con il demone Pazuzu, che lo perseguiterà negli anni a venire.
Dominion, come suggerisce il titolo, doveva essere il prequel de L’esorcista, ma richiamandone le atmosfere rarefatte, i silenzi e la sottile progressione orrorifica non avrebbe mai funzionato, secondo i produttori, nel nuovo millennio. Licenziati quindi i bravi Fisher jr., Cabb e Schrader, quando la pellicola era quasi pronta, la produzione chiamò l'esordiente Alexi Hawley alla sceneggiatura e il pessimo Renny Harlin in cabina di regia, che riscrissero e ridiressero il medesimo soggetto, partorendo il fiacco L’esorcista: La genesi, film più fracassone e meno suggestivo, ma moderno e quindi, ehi!, perfetto per il pubblico giovane. Critica e spettatori decretarono il giusto insuccesso della nuova pellicola, e solo allora la produzione consentì a Schrader e soci di completare Dominion, che uscì l'anno seguente, nel 2005.
Chiaramente lontanissimo dalle sublimi inquietudini dell’opera massima di William Friedkin, d’altronde nessuno attendeva meraviglie da questo prequel, Dominion si rivela a sorpresa un’onesta pellicola demoniaca, nonché, pur non subendo chissà quale concorrenza, il capitolo migliore della saga dopo il capostipite. Lento, molto dialogato, attento ai particolari, Domion costruisce senza fretta una storia ricca di fascino satanico, che vede nella chiesa sepolta e nei segreti ivi contenuti elementi di notevole magnetismo. Non ci troviamo al cospetto di un soggetto innovativo, ma non siamo nemmeno dalle parti di una classica storia di possessione – Dominion riflette invece sui molti personaggi, sulle loro interazioni, indaga sugli aspetti religiosi e sulla difficoltà di convivenza tra indigeni e soldati, soprattutto dopo le prime, enigmatiche morti, e lo fa con linee di dialogo ben scritte e coinvolgenti, comportamenti credibili e un crescendo disturbante decisamente riuscito.
L’esplosione horror si assesta su standard tipici di questo filone, nell’ultima parte della pellicola i duelli di preghiere e bestemmie vengono accompagnati da classici spunti onirici e gradevoli soluzioni soprannaturali. Tutto già visto, ma Schrader gioca bene le carte a disposizione, suggerendo un’atmosfera tetra, scomoda, anche fastidiosa, diluita con mestiere e saggezza, e a visione ultimata è giusto riconoscere i pregi di un film più che discreto, che di certo non meritava una simile sorte.
Sceneggiatura: William Fisher jr, Caleb Carr
Durante la seconda guerra mondiale, a causa di un tremendo fatto di sangue, padre Merrin perde la fede. Si ritrova così in Africa, vicino a una missione cattolica, al lavoro su alcuni scavi archeologici, che starebbero riportando alla luce una chiesa misteriosamente sepolta. E mentre l’edificio sacro riemerge lentamente, un susseguirsi di strani comportamenti e di morti si abbatte sul villaggio. Padre Merrin si scontra così per la prima volta con il demone Pazuzu, che lo perseguiterà negli anni a venire.
Dominion, come suggerisce il titolo, doveva essere il prequel de L’esorcista, ma richiamandone le atmosfere rarefatte, i silenzi e la sottile progressione orrorifica non avrebbe mai funzionato, secondo i produttori, nel nuovo millennio. Licenziati quindi i bravi Fisher jr., Cabb e Schrader, quando la pellicola era quasi pronta, la produzione chiamò l'esordiente Alexi Hawley alla sceneggiatura e il pessimo Renny Harlin in cabina di regia, che riscrissero e ridiressero il medesimo soggetto, partorendo il fiacco L’esorcista: La genesi, film più fracassone e meno suggestivo, ma moderno e quindi, ehi!, perfetto per il pubblico giovane. Critica e spettatori decretarono il giusto insuccesso della nuova pellicola, e solo allora la produzione consentì a Schrader e soci di completare Dominion, che uscì l'anno seguente, nel 2005.
Chiaramente lontanissimo dalle sublimi inquietudini dell’opera massima di William Friedkin, d’altronde nessuno attendeva meraviglie da questo prequel, Dominion si rivela a sorpresa un’onesta pellicola demoniaca, nonché, pur non subendo chissà quale concorrenza, il capitolo migliore della saga dopo il capostipite. Lento, molto dialogato, attento ai particolari, Domion costruisce senza fretta una storia ricca di fascino satanico, che vede nella chiesa sepolta e nei segreti ivi contenuti elementi di notevole magnetismo. Non ci troviamo al cospetto di un soggetto innovativo, ma non siamo nemmeno dalle parti di una classica storia di possessione – Dominion riflette invece sui molti personaggi, sulle loro interazioni, indaga sugli aspetti religiosi e sulla difficoltà di convivenza tra indigeni e soldati, soprattutto dopo le prime, enigmatiche morti, e lo fa con linee di dialogo ben scritte e coinvolgenti, comportamenti credibili e un crescendo disturbante decisamente riuscito.
L’esplosione horror si assesta su standard tipici di questo filone, nell’ultima parte della pellicola i duelli di preghiere e bestemmie vengono accompagnati da classici spunti onirici e gradevoli soluzioni soprannaturali. Tutto già visto, ma Schrader gioca bene le carte a disposizione, suggerendo un’atmosfera tetra, scomoda, anche fastidiosa, diluita con mestiere e saggezza, e a visione ultimata è giusto riconoscere i pregi di un film più che discreto, che di certo non meritava una simile sorte.
Se per te è il miglior Exorcist dopo il primo evidentemente non hai visto il terzo.
RispondiEliminaRimango cmq il primo a dire che Dominion è un bel film, Blatty lo ha addirittura definito un pezzo d'arte (fonte: wikipedia inglese)
Sì, visto ma, volendo fare una classifica, preferisco Dominion. A parer mio, più profondo, studiato, coinvolgente.
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