Regia: Christopher Nolan
Sceneggiatura: Christopher Nolan
L’estrazione è la tecnica attraverso la quale è possibile introdursi nei sogni delle persone e rubare loro ogni tipo di informazione, concetto, idea. Cobb, il miglior estrattore sulla piazza, riceve però l’incarico opposto: compiere un innesto, ovvero inserire un’idea inedita nella mente di un uomo e fargli credere che sia stato lui stesso a generarla. L’obiettivo è un giovane rampollo in procinto di ereditare il patrimonio societario alla morte del padre, l’idea la distruzione di quest’impero finanziario.
Mai come nel caso di Inception una sinossi potrebbe rivelarsi tanto dannosa, dipinta com’è su una pallida traccia debitrice di tonnellate di materiale fantascientifico. Sogni, viaggi nei mondi creati dalla mente, spionaggio fantastico, di certo non le basi per farmi brillare gli occhi, dato che da queste parti il concetto del sogno non è mai stato molto amato, troppo facile e sbrigativo sfruttarlo per imbastire suggestioni visionarie, immaginari sconfinati e tavolozze ripiene di tiepide colorazioni, e pochissime sono state le eccezioni – penso al compianto Satoshi Kon e al meraviglioso Paprika.
Christopher Nolan invece fa suo uno spunto potentissimo (imbrogliare una mente facendole credere che quello che sta pensando è davvero frutto dei suoi ragionamenti) e distrugge ogni possibile pregiudizio con un capolavoro di visionarietà che ti incolla alla poltrona, ti schianta dal fragore delle ingegnosità visive, ti sbriciola la mandibola gettandoti in un bordello di immagini, forme, apparenze che sfruttano le potenzialità del cinema fantastico come, credo, mai prima d’ora.
Impossibile darsi un contegno critico, il genio di Nolan risiede nelle capacità straripanti di prendere una trama elementare e sconfinarla in un delirio perfettamente controllato di scatole cinesi, un meccanismo narrativo di estrema complessità ma che mai, mai, mai ingarbuglia la messinscena, mai confonde (se superate indenni i primi dieci minuti il meccanismo di Inception si svela in tutta la sua meraviglia), anzi, è capace di annichilire ogni genere di spettatore esaltandolo e lasciandolo andare a comportamenti di pazzo, incosciente isterismo cinematografico.
E ci riesce per mezzo di un montaggio stupefacente e di una componente action spiritata, spremuta ora da un inseguimento tra le strade della metropoli, ora da un’operazione stealth che farà bagnare chiunque abbia amato Metal Gear Solid, che porta a un livello supremo, come lo fecero i Wachowski Bros con Matrix, grazie alle superlative sequenze all’interno dell’edificio senza gravità e alle scazzottate prive di limiti fisici – cose mai viste prima d’ora, diciamocelo, lasciamoci andare.
E allora cerchiamo le imperfezioni, cacciamole fuori perché Inception deve pur avere dei difetti, ma più di una certa freddezza emotiva dimostrata da alcuni personaggi nella prima metà, tra l’altro spazzata via dalla sceneggiatura chirurgica e da dialoghi di ferro, e di una Ellen Page non particolarmente vispa nel tratteggiare la sua Ariadne, io non ne ho trovate. Se le avete scovate voi, ditemelo, ma se è così probabilmente avete visto un altro film.
Sceneggiatura: Christopher Nolan
L’estrazione è la tecnica attraverso la quale è possibile introdursi nei sogni delle persone e rubare loro ogni tipo di informazione, concetto, idea. Cobb, il miglior estrattore sulla piazza, riceve però l’incarico opposto: compiere un innesto, ovvero inserire un’idea inedita nella mente di un uomo e fargli credere che sia stato lui stesso a generarla. L’obiettivo è un giovane rampollo in procinto di ereditare il patrimonio societario alla morte del padre, l’idea la distruzione di quest’impero finanziario.
Mai come nel caso di Inception una sinossi potrebbe rivelarsi tanto dannosa, dipinta com’è su una pallida traccia debitrice di tonnellate di materiale fantascientifico. Sogni, viaggi nei mondi creati dalla mente, spionaggio fantastico, di certo non le basi per farmi brillare gli occhi, dato che da queste parti il concetto del sogno non è mai stato molto amato, troppo facile e sbrigativo sfruttarlo per imbastire suggestioni visionarie, immaginari sconfinati e tavolozze ripiene di tiepide colorazioni, e pochissime sono state le eccezioni – penso al compianto Satoshi Kon e al meraviglioso Paprika.
Christopher Nolan invece fa suo uno spunto potentissimo (imbrogliare una mente facendole credere che quello che sta pensando è davvero frutto dei suoi ragionamenti) e distrugge ogni possibile pregiudizio con un capolavoro di visionarietà che ti incolla alla poltrona, ti schianta dal fragore delle ingegnosità visive, ti sbriciola la mandibola gettandoti in un bordello di immagini, forme, apparenze che sfruttano le potenzialità del cinema fantastico come, credo, mai prima d’ora.
Impossibile darsi un contegno critico, il genio di Nolan risiede nelle capacità straripanti di prendere una trama elementare e sconfinarla in un delirio perfettamente controllato di scatole cinesi, un meccanismo narrativo di estrema complessità ma che mai, mai, mai ingarbuglia la messinscena, mai confonde (se superate indenni i primi dieci minuti il meccanismo di Inception si svela in tutta la sua meraviglia), anzi, è capace di annichilire ogni genere di spettatore esaltandolo e lasciandolo andare a comportamenti di pazzo, incosciente isterismo cinematografico.
E ci riesce per mezzo di un montaggio stupefacente e di una componente action spiritata, spremuta ora da un inseguimento tra le strade della metropoli, ora da un’operazione stealth che farà bagnare chiunque abbia amato Metal Gear Solid, che porta a un livello supremo, come lo fecero i Wachowski Bros con Matrix, grazie alle superlative sequenze all’interno dell’edificio senza gravità e alle scazzottate prive di limiti fisici – cose mai viste prima d’ora, diciamocelo, lasciamoci andare.
E allora cerchiamo le imperfezioni, cacciamole fuori perché Inception deve pur avere dei difetti, ma più di una certa freddezza emotiva dimostrata da alcuni personaggi nella prima metà, tra l’altro spazzata via dalla sceneggiatura chirurgica e da dialoghi di ferro, e di una Ellen Page non particolarmente vispa nel tratteggiare la sua Ariadne, io non ne ho trovate. Se le avete scovate voi, ditemelo, ma se è così probabilmente avete visto un altro film.
bellissimo, un film che è un vero piacere per chiunque apprezzi il vero cinema e la capacità di narrare in una maniera originale
RispondiEliminaNolan ha portato il concetto di intrattenimento cinematografico a un livello superiore.
RispondiEliminaMemento, The Dark Knight, The Prestige... pochissimi registi/sceneggiatori sono in grado di mantenere uno standard qualitativo così alto nel corso della loro carriera.
Domani sera andrò a vedere Inception, le mie aspettative sono altissime, e sono pressoché certo che non saranno deluse.
A parte il nuovo blog azzurrino, che testimonia la tua mascolinità e il contrasto con quello rosato di Starredcold, parliamo del film.
RispondiEliminaConcordo :)
Una pellicola che mi ha riportato, da tanto tanto tempo, a quando uscivo dal cinema soddisfatto, senza pensare agli euri sborsati o alle ore buttate.
Anzi, con la mente piena di immagini e idee, di ipotesi e storie.
Se riesco lo andrò a rivedere, per cogliere quei dettagli che, leggendo in giro, so di essermi perso.
Concordo completamente con la tua recensione. Se vogliamo proprio trovare delle virgole in più o in meno, allora direi che le performance di Marion Cotillard non sono il massimo: leggermente legnosa in alcune inquadrature, occhio bovinoide che si poteva a mio avviso evitare. Ma altre "pecche", proprio non sono riuscito a trovarne (come dico anche nella mia rece).
RispondiEliminaOh, finalmente. :)
RispondiEliminaFantastico. Qualcuno si è lamentato che i sogni di Inception non sono sogni, ma non han capito.
Nolan definisce le regole del gioco in modo assiomatico -- sono assiomi, non si questionano, shut up and calculate.
Da lì il regista deriva un film-teorema di una rara consistenza logica, in una concitata estasi estetico-formale analoga a quella di Memento o The Prestige.
Con in più *tante* esplosioni.
E' un grande film, lo si capisce dal fatto che uscendo dalla sala hai tante domande a cui non sei riuscito a dare una risposta e senti per questo l'esigenza di rivederlo.
RispondiEliminaIo ho visto tutto di Nolon, fin dal tempo di Following girato con settantamila euro(o giù di lì), e al momento credo sia il più grande regista visionario al mondo.
Maybe
Devo rivederlo al più presto, ne sento già il bisogno.
RispondiEliminaCapolavoro assoluto.
RispondiEliminaMeravigliato dalla capacità di gestire una sceneggiatura complessa, di masticarla e risputarla in forma godibilissima e gustosa. Un piacere creativo infuso con un ritmo perfetto, calibrato al millimetro.
RispondiEliminaIl vero chimico è Nolan.
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Per me questo film è geneale... mi ha piaciuto abbastanza
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