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Altered

By Simone Corà | venerdì 29 gennaio 2010 | 08:00

2006, USA, colore, 85 minuti
Regia: Eduardo Sànchez
Sceneggiatura: Jamie Nash

Per vendicarsi di una abduction avvenuta alcuni anni prima, tre amici inseguono un perfido alieno appena atterrato tra i boschi e lo catturano. Decisi a torturarlo fino alla morte, lo portano da Wyatt, anche lui rapito e sottoposto a terribili esperimenti, ma la rabbia dev’essere presto messa da parte: la creatura extraterrestre non può essere uccisa, o la razza di cui fa parte non impiegherebbe che pochi giorni per cancellare l’intero genere umano. Tuttavia, quando l’alieno si libera dalle catene, ucciderlo è il solo mezzo per potersi salvare…

Dev’essserci qualche meccanismo, qualche conoscenza segreta che permette a Eduardo Sànchez di realizzare buoni prodotti pur partendo da budget limitati, risibili o addirittura inesistenti. Tutti conoscono The Blair Witch Project, pellicola fondamentale per ogni horror maniac, e per quanto trovi incomprensibile il semi-anonimato in cui è finito Sànchez dopo il successo stellare di quel suo primo film, anche con Altered, seconda prova alla regia, abbiamo a che fare un’opera povera di mezzi ma orrorificamente riuscita.

Prendete gli elementi fondamentali di questo film.
Un pugno di personaggi.
Un alieno cattivissimo.
Un garage.

Poco, si potrebbe dire, addirittura pochissimo, eppure Sànchez sfrutta al massimo la minime risorse a disposizione e sforna 85 godibilissimi minuti, un horror fantascientifico teso, snello, diretto e con molte parentesi splatter che innaffiano di sangue e viscere, quando serve, il garage di Wyatt.
Non si può parlare di prodotto con idee brillanti e fantasiose innovazioni, ma di semplice onestà, una sincerità che viene trasmessa nonostante le moltissime, a loro modo anche intuibili, imperfezioni.

Difficile infatti lodare un montaggio brusco e incerto, che spezza fastidiosamente una regia schietta ma capace, così come è impossibile non sbuffare, qua e là, per il continuo ricorso allo stesso stratagemma narrativo per dare uno schema coerente alla pellicola. Ma se i comportamenti dei protagonisti, il loro incessante prendere posizioni e poi tornare inspiegabilmente sui propri passi, oppure decidere una soluzione plausibile e poi farne un’altra che pecca di logicità per connettere segmenti altrimenti incompatibili, fanno storcere il naso, è nell’azione, un’azione serrata e assidua, che si può, e si deve, apprezzare il film.

Duelli, risse, morsi, budella strappate, teste pressate, arpioni lanciati in pieno addome, trasformazioni umano-aliene… Altered trabocca di tutto ciò che serve per mantenere costantemente viva l’attenzione dell’appassionato medio, e non importa che Wyatt e compari sembrino immortali, perché il puro, ignorante piacere della visione soddisfa e ripaga dei mille e più difetti.

Citazione e applauso necessario per la – purtroppo velocissima – apparizione dell’astronave, che si muove nello spazio con un ingegnoso meccanismo a molla che sembra distruggere sorprendentemente ogni legge fisica. Meno sfavillante l’alieno, figura marziana più o meno classica, con una testa abnorme e zanne da dieci centimetri che ricordano non poco la mascotte extraterrestre dei Gamma Ray, ma la sua crudeltà è tale da rimanere bene impresso sin dall’inizio.

Vivace e avvincente, Altered nonostante le lacune ricorrenti, è un prodotto più che discreto, e la visione si può anche consigliare.

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