Babylon A.D.

By Simone Corà | giovedì 25 giugno 2009 | 23:00

2008, USA/Francia/GB, colore, 90 minuti
Regia: Mathieu Kassovitz
Sceneggiatura: Mathieu Kassovitz, Eric Besnard, Joseph Simas

In un futuro non troppo lontano, dove la Terra è sconvolta dal riscaldamento globale e dalle guerre civili, al mercenario Turop viene affidato un compito delicato: far superare il confine russo a una misteriosa ragazza e portarla in America.

Si aspettavano grandi cose dalla trasposizione cinematografica del capolavoro letterario di Maurice Dantec. E pur prevedendo facili sodomizzazioni hollywoodiane, una trama di tale caratura, sommata a un regista che doveva riscattarsi dal tiepido Gothika, per tornare ai fasti de L’Odio e de I Fiumi di Porpora, senza contare la presenza di una figura tremendamente carismatica come Vin Diesel, prometteva ingegno visionario e intrattenimento intelligente.

Ma Kassovitz, costretto a piegarsi ben oltre i canonici 90 gradi, non ha potuto far altro che imbastire una pellicola piatta, priva del minimo sussulto, che avanza per falle psicologiche e narrative.

Tolta una prima mezzora interessante (scenari stereotipati ma convincenti, così come i personaggi e le storie personali che li fanno incontrare/scontrare), ricca di quell’azione tamarra che anche Vin Diesel, tra i tanti, ha contribuito a rendere tale nella storia del cinema (sparatorie, battutine, sguardi di ghiaccio, sorrisi beffardi), Babylon A.D. precipita presto in un pozzo di banalità innominabili.

Il rapporto aguzzino/carceriere che muta progressivamente in amore, la scoperta della Verità che fa nascere ideali a chi di ideali non ne ha mai avuti, la ribellione agli spietati datori di lavoro, la lotta per salvare l’amata: queste e molte altre le perle di creatività che uccidono la sorpresa secondo dopo secondo. E se non c’è sorpresa non c’è curiosità: ogni svolta, ogni gesto, ogni, ehm, colpo di scena è largamente prevedibile, e tutto accade secondo schemi cinematograficamente prefissati eoni orsono, schemi che dovrebbero essere vietati o quanto meno perseguitati con archi e frecce.

Come se ciò non fosse abbastanza, i tre moschettieri Kassovitz-Besnard-Simas incollano sulla bocca dei protagonisti dialoghi immondi, superficiali e inconcludenti, che trovano terreno fertile in una vicenda poco coerente, improbabile e raffazzonata.

Babylon A.D., per quante possano essere state le crudeltà in fase montaggio finale, e per quanto migliore possa essere (?) la versione con il cut del regista, è un film povero, poverissimo, una di quelle pellicole in cui è davvero difficile salvare qualcosa. Forse solo la bellezza di Mélanie Thierry e l’espressione impenetrabile di Vin Diesel.

Inguardabile.

7 commenti:

  1. Non hai usato la parola "magniloquenza", l'ho cercata e ricercata, ma niente.
    Beh, però hai sparato là un "eoni" d'antiquariato che vale la pena di copiare e incollare per qualche futuro post.

    Grazie! ;)

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  2. Meglio o peggio delle cronache di riddick?

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  3. @ Cyb: Eoni è una parola fiqissima. Lo diceva anche Lovecraft!

    @ Shaman: a me le Cronache sono piaciute. Rozze, stupide e tamarre, ma ben fatte. Babylon A.D. è semplicemente orribile. E' peggio, in generale.

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  4. Non sono d'accrodo...:D

    Crescizz

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  5. Vero: una cagata pazzesca.

    PS: anche a me le cronache sono piaciute.

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  6. Mi sa che devo rivedermi le cronache. Al cinema a suo tempo le avevo trovate pessime ma magari è di quelle cose che rivaluti col tempo.

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  7. Forse.
    Più che altro è plausibile la delusione considerando le Cronache come sequel di Pitch Black, ma se si riesce a staccare le cose, ci si può anche godere la visione. :)

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